Manca sempre meno alla palla a due del match contro Piacenza, sfida con la quale domenica pomeriggio Urania Milano darà ufficialmente il là al terzo campionato in A2 della sua storia.

Dopo i match di Supercoppa e le amichevoli prestagionali è dunque arrivato anche per i Wildcats il momento di iniziare a fare veramente sul serio e cominciare una regular season che finalmente tornerà a essere colorata dalla presenza del pubblico.

Quello dei tifosi è uno degli argomenti che ha toccato anche coach Davide Villa nell’intervista concessa ai nostri microfoni a poco più di 24 ore dall’incontro con la Bakery, una chiacchierata in cui il capoallenatore di Urania ha fatto il punto sulla condizione dei suoi uomini, sulle favorite per la vittoria nel girone e sull’impatto che si aspetta abbiano quest’anno i tanti giovani presenti a roster.

Coach, innanzitutto partiamo dall’attualità e dalle gare che hanno visto protagonista Urania in questo inizio di stagione: che indicazioni hai avuto e qual è lo stato di forma della squadra?

Sicuramente, come è giusto che sia in questo momento della stagione, siamo un cantiere aperto. A livello di forma, nelle ultime due settimane, alcuni giocatori hanno avuto qualche problemino e li abbiamo dovuti gestire, ma tutto sommato si tratta di cose normali. Certo, quando avvengono in questo periodo magari incidono un po’ di più rispetto ad altri frangenti dell’anno perché è il momento in cui si mettono le basi. La squadra comunque di recente è cresciuta, forse non ha raggiunto il livello che speravamo avesse in questo periodo ma non siamo neanche così lontani. Sarà la prima di campionato a dirci realmente dove siamo e come intervenire. Ad ogni modo, il gruppo sta lavorando molto bene in palestra e con questo, come con quelli passati, cercheremo sempre di mantenere la nostra filosofia, ovvero proporre un gioco divertente, di squadra e letture, dove tutti possono essere pericolosi.

Urania è sempre riuscita a migliorare i risultati della stagione precedente. L’anno scorso sono arrivati i playoff, un traguardo molto prestigioso, ma l’obiettivo minimo era la salvezza: nel 2021/22 sarà ancora questo il traguardo primario?

Assolutamente si, più degli altri anni probabilmente. Questo perché siamo più giovani, abbiamo deciso di avere un senior in meno e quindi, al momento, non abbiamo le basi per ambire a nient’altro. L’obiettivo minimo, perciò, resta confermare la categoria. Poi è chiaro però che avendo uno zoccolo costituito da Montano, Piunti, Thomas e Bossi possiamo avere l’ambizione di migliorare questo traguardo nel corso della stagione. Molto dipenderà da quanto, giornata dopo giornata, la squadra salirà di colpi e, soprattutto, da quanto e come i giovani, alla pari di Walley, cresceranno durante l’anno: dalla loro voglia di migliorarsi individualmente dipenderà la crescita di tutto il team. In ogni caso, arriviamo da due anni buoni/molto buoni e fare ancora meglio, a prescindere da tutto, sarà difficile.

Incrociando le dita, quest’anno il Covid-19 dovrebbe essere un fattore meno rilevante, quantomeno non dovrebbe causare i rinvii e gli spostamenti della scorsa stagione che sicuramente hanno inciso sui risultati a fine anno. Nel 2021/22 con un andamento più regolare chi ti aspetti faccia corsa di testa nel girone verde?

Credo che Udine e Cantù siano le squadre favorite, quelle che proveranno a giocarsi il primo posto nel girone. Il mio amico Carrea poi ha allestito una squadra intelligente e non lo dico perché è arrivata in finale di Supercoppa. Lui è un ottimo allenatore e, assieme alla sua società, ha costruito un bel roster con italiani importanti e americani tosti. Sono profondi, giovani ed esperti allo stesso tempo. Treviglio, quindi, può essere un’outsider molto credibile. Pistoia è da valutare con l’americano, mentre Torino bisogna vederla al completo, teoricamente sulla carta potrebbe stare con Udine e Cantù.

Aprirete il campionato contro una squadra competitiva, la Bakery Piacenza, guidata da un giocatore che ha scritto la storia recente di Urania: dato che lo conosci bene, come si ferma Nik Raivio?

Non dobbiamo pensare a fermare lui ma a fare più punti di Piacenza, squadra che ha una coppia di americani importante e navigata e un playmaker di categoria. Sicuramente, nel complesso, la Bakery ha più esperienza di noi. Nik Raivio sappiamo che in un modo o nell’altro 15 punti li farà, quindi non dobbiamo diventare matti per non fargliene segnare 20 ma evitare che lui ne infili 15 e Bonacini 20. In sostanza, dovremo controllare bene chi non vogliamo mettere in partita ed evitare che a fare la differenza siano i vari Chinellato, Lucarelli e lo stesso Bonacini. Per il resto, lo stesso problema che abbiamo noi con Raivio lo avrà Piacenza con Aaron Thomas.

Agganciandoci al discorso sull’ex numero 30 di Urania, raccontaci come avete deciso di costruire la squadra durante l’estate e come è avvenuta la scelta dei due americani?

Sapevamo di dover fare i conti con un budget inferiore a quello di altre squadre e questo non lo dico tanto per piangermi addosso ma, al contrario, per sottolineare il lavoro di chi comunque, dalla presidenza al marketing, si impegna ogni anno per metterci a disposizione una cifra per lavorare in maniera competitiva. Non è una cosa scontata. Detto ciò, questa stagione innanzitutto abbiamo dovuto fare un sacrificio per mantenere quei giocatori che, con noi e grazie a noi, l’anno scorso sono migliorati. Di conseguenza, abbiamo poi dovuto inventarci qualcosa di diverso e, insieme, abbiamo deciso di ringiovanire la squadra e avere un senior in meno. Abbiamo quindi rinunciato a un giocatore come Raspino (che nel nostro roster non aveva fatto male e aveva un senso) per allungare le rotazioni con un giovane in più. Ci siamo dunque accordati con l’Olimpia Milano per Abega e Gravaghi, due under molto interessanti che ci saranno utili, e abbiamo preso uno come Cipolla che seguivamo da tempo e ha un po’ di esperienza in più a livello senior.

Al loro fianco abbiamo inserito Aaron Thomas perché volevamo uno che in quella posizione facesse la differenza e fosse in grado di prendersi la squadra sulle spalle. È un giocatore spiccatamente offensivo e accentratore che nei momenti chiave saprà trascinarci per mano. Walley invece è arrivato perché, non potendo trattenere Langston che aveva mercato, abbiamo dovuto pescare un giocatore diverso dall’anno prima e abbiamo pensato di virare sul “4”. In Supercoppa e in precampionato è stato in difficoltà ma su di lui continuiamo a investire tempo e fiducia perché vogliamo vedere il potenziale che abbiamo intravisto quest’estate.

Se Thomas conosce già il palcoscenico dell’A2, questo per Walley è un’assoluta novità: credi che il suo percorso di adattamento, anche alla luce delle sue prime uscite stagionali, possa seguire le orme di quello fatto da Lynch due anni fa, ovvero un crescendo di gara in gara?

Speriamo possa essere così. Lynch ha incontrato diverse difficoltà all’inizio ma aveva il vantaggio di avere ben chiaro in testa da dove partire. La sua spiccata dote difensiva, infatti, l’ha messo nelle condizioni di capire che doveva cominciare a migliorare da ciò in cui eccelleva. Walley è diverso in questo senso perché non ha una specializzazione ma può fare bene tutto. Con questo tipo di giocatore il rischio è quello di voler fare bene tutto e subito e ciò, chiaramente, è impossibile. Nel suo caso, quindi, bisogna frammentare i vari aspetti e aspettare che la crescita sia più omogenea. Non so quanto ci vorrà ma qui in Urania siamo abituati a lavorare tanto sull’essere umano quanto sul giocatore e pertanto, se abbiamo visto qualcosa in lui, proveremo con tutte le nostre forze a farlo emergere. Sarebbe troppo facile e limitativo cambiare, bisogna solo aver pazienza.

Senza urlarlo troppo ai quattro venti, la crescita e l’impatto di Piunti nella seconda parte di stagione sono stati davvero notevoli: credi che questa possa essere la stagione della definitiva consacrazione in A2? Può starci la definizione di terzo USA per quello che ha fatto e che fa tutt’ora in campo?

Si, ma può valere anche per uno come Montano. Ci sono dei momenti in generale che, su singola partita, abbiamo degli italiani che possono travestirsi da americani. È evidente che Piunti, anima del reparto lunghi e di gran parte di questa squadra, in questi anni ha acquisito un peso sempre più importante in questo roster. La fascia di capitano che gli abbiamo dato quest’anno ne è una testimonianza. Non gli si può chiedere sempre di avere un impatto stravolgente ma vogliamo e speriamo che possa avere un’influenza sulla gara.

Gravaghi, Abega, Cavallero, Valsecchi, Pesenato, Cipolla: loro saranno il settimo senior di Urania quest’anno ma c’è qualcuno di loro in particolare da cui ti aspetti un contributo maggiore?

Cipolla per una questione d’anagrafica, di caratteristiche e d’esperienza è quello che può far meglio da subito. In Supercoppa è partito quasi sempre in quintetto e con Biella, ad esempio, ha pure finito la partita in campo. Lo conosco bene perché l’ho allenato quando era Under 17, so cosa può dare e intravedo in lui un grande potenziale. Ha intelligenza e stazza per coprire tre ruoli, deve solo ritrovare un po’ della spavalderia che aveva da giovane. Non gli chiediamo ovviamente 20 punti a partita ma può diventare un giocatore importante per Urania già da quest’anno.

In generale però penso che tutti possano crescere molto. Gravaghi ha peccato di continuità ma ha fatto pezzi di partita molto positivi sia in Supercoppa che a Forlì, Abega ha grande potenziale, Pesenato sta crescendo in maniera esponenziale e ha anche un ruolo complicato. Sono tutti giocatori che speriamo crescano perché dal loro sviluppo dipenderà quello della squadra nel suo complesso. La scelta del senior in meno deriva proprio dalla volontà di puntare su di loro.

Dopo quasi 20 mesi, tornerà il pubblico all’Allianz Cloud: sensazioni?

Speriamo ce ne sia tanto. Sono curioso di vedere la risposta del tifo milanese dopo tutto questo tempo di lontananza. Abbiamo lasciato l’Allianz con quasi 3500 persone, domani non sarà possibile ritrovarne altrettante ma sarebbe bello vederne sugli spalti un migliaio e appoggiarci a loro. Noi abbiamo la voglia e la necessità di ritrovare i nostri tifosi e condividere qualcosa con loro.

Vorresti, come molte istituzioni del settore, la riapertura immediata al 100% dei palazzetti per gli sport al chiuso?

Non è il mio mestiere e non spetta a me decidere. L’unica cosa che posso fare è un’osservazione personale: a Milano ci sono fiere e mercatini al chiuso con una calca e un disprezzo delle regole sul distanziamento davvero imbarazzanti. Non so quale sia il numero giusto e il modo di affrontare ora questa situazione, ciò che so è che in alcuni posti vengono applicate due misure differenti. E questo è un problema. Se non si vogliono le resse, allora le limitazioni devono essere applicate dappertutto. Altrimenti, se si permettono gli assembramenti in occasione di alcuni eventi, è ridicolo che un palazzetto dello sport debba avere una capienza del 35% o del 50%. In questo caso sono per il 100%. La questione non è quanti spettatori possono entrare ad assistere alla gara ma perché in alcuni luoghi al chiuso possono entrare tutti e in altri no.

Un messaggio ai ritrovati tifosi di Urania…

Si è parlato tanto di voglia di tornare alla normalità. È evidente che questa riapertura non rappresenta ancora la normalità ma è un passo avanti verso di essa. Spero quindi che più gente possibile torni a vivere dal vivo un qualcosa che ama e che si possa godere il momento. Io l’ho fatto ed è stata una gioia, perciò invito tutti a venire all’Allianz e mi auguro di vedere tanta gente sugli spalti domani.