In una mattina che nasce appena dopo un’altra umiliante, nei modi, sconfitta dei Lakers vs i Kings, ci occuperemo dell’altra franchigia storica in difficoltà: Boston.

I problemi dei Lakers sono autoinflitti, derivano dalle scelte in tema di roster, fatte principalmente per accontentare LeBron. Ora si ritrovano con una serie di Stelle finte, o inutili o estinte da anni e con un quintetto che, escluso Malik Monk, stanotte ha messo insieme 3/32 da 3.

I Celtics, invece, pur con un record lievemente peggiore, potrebbero (condizionale OBBLIGATORIO) essere meno impaludati di quel che sembri. Assurdamente, in questo momento, una enorme parte di critiche cade sul nuovo coach, Ime Udoka. Accade sempre quando la gente, in questo caso la parte posh dei fans di BOS, che è la più numerosa, viene messa di fronte alla verità. “This team lacks in mental toughness”, prima dichiarazione di Udoka. Seconda: “Part of my job is to break some habits”. Questa squadra manca di durezza mentale, parte del mio lavoro è ribaltare, rompere certe abitudini. Roba tosta da dire specie se il tuo diretto superiore, il CBO della franchigia, è il precedente allenatore, colui che in gran parte ha contribuito a mettere in piedi le abitudini da rompere. Però è la verità: dall’ingaggio di Kyrie in poi, Stevens e i Celtics sono diventati tanto carini, tanto questo e quello, ma sono sempre arrivati corti al momento decisivo, anche quando erano favoriti: solo perché hanno ceduto davanti a gente più tosta, cattiva, disposta a tutto.

Ci sono poi problemi di gioco. Una parte di essi è illuminata dalla statistica che è diventata il mio feticcio per quest’anno, una di quelle che ti fanno scuotere la testa quando sai che viene computata, ma poi ti diventa necessaria: le miglia percorse e a quale velocità. I Celtics sono sempre negli ultimi 10: 22’ per miglia percorse, 29’ per velocità. Come trasferire sul campo questi dati apparentemente stupidi da contare, come dare loro una realtà? Osservando i primi 7 possessi offensivi di BOS nella W casalinga di Gen 11 vs i Pacers, vedrete che i ragazzi hanno davvero infranto la riga delle triple, sia come circolazione che come posizionamento e tocchi di palla, solo 3 volte, e sempre con Jaylen Brown. Vedrete anche che tendenzialmente, pur perimetrale, il gioco di Udoka è pass-first: si cerca di trovare flusso, movimento, uomini che tagliano, ma, e qui arriva la necessità di spezzare le abitudini, il comportamento degli uomini in campo risente di 2 anni di Irving + 2 di Tatum a pompare la palla per terra. Il posto 29 in velocità richiama poi altre due caratteristiche: BOS è 28’ per punti in transizione (15) e ultima in % delle conclusioni in transizione (54%). Poco contropiede e poco produttivo, principalmente perché le transizioni finiscono spesso con tiri da 3 (poca strada percorsa). Inoltre il roster è pieno di giocatori cresciuti nei 4 anni Irving-Tatum: ecco perché la squadra pare migliore, meno legata, quando sono in campo i totalmente nuovi come Schroeder o Richardson. A metà stagione i Celtics lottano per la post-season: è una pezza di appoggio minima per il lavoro di Udoka, ma è un primo risultato per un lavoro difficilissimo, che ha più a che fare con le psicologie dei singoli che col campo.