Sono diviso in due differenti stati d’animo: entusiasmo e perplessità. Ovvio entusiasmo per Sassari, piazza meravigliosa per il basket, e per il suo allenatore Meo Sacchetti che con questa Coppa Italia dà aria nuova a questo movimento che continua a galleggiare a stento in acque poco limpide. La perplessità è che questo evento nuovo viene usato per mimetizzare un altro fatto: l’elezione avvenuta durante le Final 8 di Coppa Italia per il prossimo mandato di Presidenza della Lega Basket di Ferdinando Minucci.

Non si tratta di tifo contrario, di simpatie o antipatie ma di valutazione delle informazioni esistenti: il nome è stato più volte associato alle indagini sull’affaire Monte Paschi e questo dovrebbe già far pensare o, per lo meno, avanzare perplessità sul candidare (ed eleggere) qualcuno. Soprattutto perché chi è anche solo sospettato di essere coinvolto, per correttezza nei confronti del movimento, dovrebbe fare un passo indietro. Facciamo un’ipotesi: se l’inchiesta si dovesse concludere con una condanna,  la Lega si troverebbe con un Presidente dall’immagine controproducente, l’antitesi di quello che dovrebbe comunicare all’esterno. Già, secondo me, un Presidente di Lega dovrebbe essere super partes, un personaggio importante all’interno del movimento, ma sganciato da collocazioni geografiche e così non è. Dovrebbe comunicare sicurezza e chiarezza nel proprio background e così non sembra essere.

Altra perplessità è che manager, direttori e presidenti di 14 squadre su 16 siano stati concordi nell’eleggere un nemico storico. Un dirigente di cui hanno detto negli anni peste e corna e del quale hanno condannato esiti e metodi. Io sono incapace di comprendere certe circonvoluzioni diplomatiche nel quale un “no” diventa un forse e un “può darsi” diventa si, mi dispiace. Per quello che non sono diventato né ricco, né potente e nemmeno importante… Cose strane, preoccupanti…

Il movimento basket ha bisogno di chiarezza e tutto ciò non aiuta. Sulla Final 8 evito proprio di parlare del prodotto televisivo: uno sforzo in più la Rai poteva farlo anche in tempi di spending review. Poche telecamere, poche idee, poca preparazione e promozione dell’evento, la sensazione di una brutta copia sempre presente. Meno male che a risollevare il tutto ci ha pensato Meo Sacchetti e Sassari, così abbiamo tirato un respiro profondo di aria buona prima di rituffarci nella solita atmosfera stantìa.