Dura sconfitta dei Bulls, con annesso sciopero di Jimmy Butler (ricordate le polemiche dicembrine vs il suo allenatore troppo morbido?).

Ecco le gare di stanotte, quelle iniziate entro le 2:00 della notte italiana.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. NO PELICANS 93 – PHILADELPHIA 76ERS 107
Gara in qualche modo significativa, perchè la W permette ai Sixers di raggiungere la doppia cifra nella colonna dei successi stagionali: ora sono 10-68, e chissà che arrivino anche a 11 nelle prossime, rimanenti, 4 partite. Di fronte a loro si ergevano i resti dei Pelicans, che annoverano 9 giocatori degli originali 15 del roster in lista infortunati, con problemi di una certa rilevanza. Si va dal ginocchio di Monociglio operato in artroscopia Giovedì scorso, all’osso orbitale fratturato di Holyday, dai legamenti del ginocchio del Prof. Evans all’ernia di Ryan Anderson, per esempio. Quindi per Nola, stanotte, la rotazione era ridotta a 8 uomini, e segnaliamo i 19 di Cunningham con 3/5 da 3, il 12-6-9 con 3 recuperi (ma 4/12 al tiro) di Tim Frazier, e anche lo score di 8+8 di Jordan Hamilton. Guardia di oltre 2 metri, da Texas U., è al suo quarto anno nella NBA; pur nelle poche gare giocate coi Pelicans, è interessante notare che, come minimo, sappia far valere la propria stazza; parliamo infatti di un frammento di stagione da 11-6-3, e 6 rimbalzi non sono pochi per una guardia. I Sixers invece hanno trovato il loro eroe in Carl Landry, il veterano uscito dal pino per 22+9 con 9/10 al tiro. Il pubblico del Wells Fargo Center, scanzonato ma con affetto, ha intonato per lui il coro “MVP! MVP!”. E’ significativo che 3 stagioni di tanking estremo e sciagurato abbiano portato i Sixers a riesumare Elton Brand per il quintetto e a trovare come migliori giocatori un transfuga da Nola (Ish Smith) e un veterano ususrato da mille infortuni (Landry); ora addirittura paiono intenzionati a mettere in trade Okafor, che, secondo loro, si è rivelato troppo scarso passatore dal post basso e rimbalzista rivedibile. Tre anni di tanking per ottenere un buon giocatore non ancora ottimo (Noel), uno che non ha mai giocato (Embiid non si sa se giocherà mai più) e una Seconda Scelta già rinnegata. Complimenti.

AIR CANADA CENTER, TORONTO. CHARLOTTE HORNETS 90 – TORONTO RAPTORS 96
Cogliamo l’occasione del punteggio finale di questa gara per segnalare che gli Hornets sono 23-1 quando segnano 100+. Il problema enorme dei Calabroni è la % di tiro, e quest’anno sono andati benissimo rispetto alla stagione precedente. Faranno infatti i PO, e sono una delle 4 squadre (Boston-Atlanta-Miami le altre) che stanno lottando per il vantaggio del fattore campo nel primo turno della post-season nella Eastern Conference. Stanotte, a Toronto, hanno tirato col 36%, e solo uno dei giocatori ha tirato almeno al 50% (Zeller 4/6). Difficile vincere, eppure non hanno mai mollato, perdendo 6 palloni soltanto e venendo battuti salla prestazione del duo DeRozan-Lowry (26 e 21), oltre che da un paio di triple e un carpiato di Patrick Patterson. DeRozan sta diventando abile quasi quanto James Harden nel procurarsi viaggi in lunetta: 12 anche stanotte, 11 a segno.

AA ARENA, MIAMI. DETROIT PISTONS 90 – MIAMI HEAT 107
Torna D-Wade dopo un paio di assenze causa schiena. Minutaggio controllato (25) e movenze caute, ma non gli impediscono di mettere a referto 16 con 5/10. Gli Heat tirano al 52% globale, comrpeso un 63% da 3, il che indica gran notte di mira, ma anche difesa so-and-so dei Pistons. Tra chi battaglia per il vantaggio del fattore e chi per entrare finalmente ai PO, i più affamati son sembrati quelli più ricchi, stanotte. Hassan Whiteside (14+12 con 4 stoppate), al di là delle cifre assai simili, ha stravinto il duello contro Bimbone (12+13), e non è detto che non sia in cantiere il sorpasso per diventare il miglior centro puro della NBA. L’altro Heat in evidenza è stato Goran Dragic (22-5-8) che è interprete di un finale di stagione in crescendo, lasciando buone sensazioni su ciò che potrà offrire nei PO. Detroit come non fosse entrata in campo, distratta e senza difesa. Oltre a Bimbone, che non è stato certo il peggiore, salviamo Tobias Harris (21-7-2 con 8/10 in 29 minuti).

PHILIPS ARENA, ATLANTA. PHOENIX SUNS 90 – ATLANTA HAWKS 103
Gli Hawks sono entrati in campo al minuto 25, perché hanno lasciato che le loro controfigure illudessero i Suns, andati all’intervallo lungo sopra di 12. Solo 34 pti, però, per Phoenix nel secondo tempo, e W alla fine tranquilla epr Atlanta, in cui Paul Millsap (13-17-8) ha sfiorato la tripla-doppia. Un terzo del fatturato dei Suns (34) proviene da Devin Booker.

FEDEX FORUM, MEMPHIS. CHICAGO BULLS 92 – MEMPHIS GRIZZLIES 108
Memphis era arrivata a questa gara con 6 L filate, che la hanno messa a rischio di vedersi sottratto da Portland un 5’ posto di Conference che pareva tranquillo e garantito. Ha interrotto la striscia negativa contro i Bulls, che in teoria dovevano essere affamati di vittorie per cercare di accedere ai PO, ma in pratica non sono mai esistiti. Quale che sarà la posizione dei Grizzlies, tuttavia, appare difficile immaginare una loro lunga corsa nei PO, dal momento che pare certo Mike Conley non verrà riattivato in questa stagione, per non procurargli danni ulteriori al piede/tendine d’Achille. La mossa di Grizzlies implica anche che faranno tutto il necessario per trattenere in Tennessee il giocatore, che a fine stagione sarà Restricted Free Agent. La gara ha visto Zach Randolph sugli scudi (27+10), ben assistito da Matt Barnes (16+7) e ci sono stati positivi segnali, di nuovo, dal rookie Jarrell Martin (7 con 3/3), quello che non sa chi sia Derrick Coleman. Nei Bulls fuori ancora Gibson e di nuovo D-Rose, partita scarsissima per Butler (5pti, ma fanno impressione i soli 8 tiri). Non bastano i 17+10 di Pau (con 4 stoppate) e i 20+8 (con 6/9 da 3) di Mirotic.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. CLEVELAND CAVS 109 – MILWAUKEE BUCKS 80
I Cavs non han lasciato scampo alcuno ai Bucks, che, invero, avevano ben poca voglia, stanotte. Salviamo lo Pterodattilo sul limite della tripla-doppia (22-14-8), e segnaliamo che il quintetto di Cleveland ha tirato 14/23 da 3 (JR Smith 7/11).