La cosa che più colpisce delle ultime vicende NBA è la mole impressionante di infortuni che colpiscono alcune squadre.

Tutte le franchigie devono fare i conti con gli infortuni, ma alcune di esse paiono davvero essere ricettacolo di sfortuna e, probabilmente, di qualche cosa che non funziona a livello di preparazione, o, forse più probabile, di recupero. La percentuale di giocatori che sono colpiti da infortunio per poi ricascarci è infatti notevole. 3 sono i lazzaretti più bersagliati: Chicago, Memphis, New Orleans. 2 giocavano stanotte.

TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. NO PELICANS 113 – CHARLOTTE HORNETS 122
Primo lazzaretto subito esposto alle nostre pupille, i Pelicans hanno fuori per la stagione il Prof. Evans (che già era stato fuori all’inizio), Eric Gordon (anche lui multiple assenze prima di quella che gli ha chiuso l’anno), Ajinca per una non certo frequente frattura allo sterno (roba più da Twickenham), Quincy Pondexter che non ha visto altro che sale d’attesa; fuori per guai minori, relativi a questa sola partita, Cole e Babbit. La presenza contemporanea in quintetto di Holiday (38-4-6) e Davis (40-13-5) ha fruttato ai Pelicans 60pti at the half; peccato che la difesa abbia miagolato, tanto da incassarne 71. Solo un altro Pellicano è andato in doppia cifra, la pg di terza fila Toney Douglas, uno che ha talento ma non un carattere dolce (come tanti usciti da quella autentica gabbia di talento e di pazzi che è Florida State U.), tanto da venire spesso chiacchierato come prossimo all’approdo europeo (in squadre di primo livello Eurolega, ovvio): se arrivasse, disdicete gli abbonamenti tv, perchè vi diciamo subito chi vince le Final4. Charlotte è ormai il teatro delle piacevoli repliche dello spettacolo chiamato Kemba, recentemente gratificato da un sito USA della Top10 dei giocatori più belli da vedere della NBA. I 35-7-7 di Cardiac-K hanno illuminato i 7 in doppia cifra degli Hornets, compreso Frank Kaminsky a 10+5.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. HOUSTON ROCKETS 118 – PHILADELPHIA 76ERS 104
Dolcemente James Taylor cantava “when you’re down and troubled…..and need a helping hand…..you’ve got a…” …friend? No, un match contro i Sixers, e una W. Grazie ai samaritani che ormai dal 2012 popolano la Philly cestistica, i Rockets riagganciano il 50% di record, e si trovano ora abbastanza saldamente al posto 8 del seeding occidentale, perché i Jazz, come vedremo, continuano a perdere. Non che sia stata semplicissima la conquista del WFC, ma almeno abbiamo contato ben 6 Razzi in doppia cifra, compreso l’ex di turno KJ McDaniels (quello con una delle mamme al seguito più rumorose del mondo, 12+3), con DH a 21+18 e LaBarba 29-9-8 senza triple, nel senso che ha sparato a salve: 0/8 oltre l’arco. Ish 21-2-5 e Noel 17-9-4 con 2 rec e 2 stoppate, per i Sixers.

TD GARDEN, BOSTON. MEMPHIS GRIZZLIES 96 – BOSTON CELTICS 116
Lazzaretto secondo estratto: i Memphis Grizzlies, reduci dal sacco di Cleveland con soli 8 active players, arrivano a Boston con 9 giocatori, tra i quali però non figura come active Zach Randolph. Fuori anche Gasol (stagione finita) e Conley (fino a metà marzo bloccato da problemi al piede sinistro), questa coi Celtics è stata la prima partita in 7 anni in cui nei Grizzlies non era presente almeno uno di questi 3 giocatori. Assenti anche Andersen (che non è più Birdman: dal suo approdo a Memphis è diventato Grizzilla), Wright e Adams, la situazione peggiora nel corso della gara, quando a metà terzo quarto si infortuna, da solo, Marione Chalmers: tendine d’Achille il primo responso, stagione finita. Siccome numeri e risultati non sono tutto, secondo me è interessante guardare all’attuale roster dei Grizzlies per notare la quantità onirica di facce sporche che lo popolano. Subito ribattezzati, infatti, Goon-Squad, laddove goon è una parola dai vasti significati, che vanno da gorilla a scemotto, passando però anche per killer a pagamento e provocatore. L’ultimo è abbastanza adattabile alle foto segnaletiche di Tony Allen, Randolph, Grizzilla, Chalmers (uno dei più sottovalutati nelle classifiche del gioco sporco NBA), Matt Barnes, Lance il Pazzo e PJ Hairston. Nel roster di chi stasera poteva giocare erano presenti anche JaMychal Green (17+13) e Jarrell Martin (16+6). Il primo sarà ricordato dai più attenti di voi: è un secondo anno che avevamo segnalato fin dalla Summer League 2014, in orbita-Spurs, ma solo per brevi sorsate di NBA, prima di venir firmato dai Grizzlies questa estate; inizialmente un elicotterone, ha sviluppato un buon tiro dalla media e tira i liberi col 76% (cosa che nella nottata di Howard e Bimbone va sottolineata). Il secondo è un rookie da LSU che, stimolato e complimentato per i recenti progressi da uno dei suoi coach “bravo Jarrell, se continui così puoi diventare un giocatore Derrick Coleman-like”, ha risposto “Derrick Coleman who?..”,…però fonti certe ci rassicurano sul fatto che Jarrell ha sentito parlare di Babbo Natale e JFK. La partita stanotte sembrava una gara di Playoffs Eurolega: non solo per il punteggio (al minuto 30, 67-64 Celtics), soprattutto per quel particolare ritmo-non ritmo che distingue il basket europeo da quello NBA. Molto dipendeva dalla nottata non eccelsa delle due formazioni (38% con 19 perse Memphis, un 47 figlio dell’inutile ultimo periodo e 13 perse i Celtics), molto anche dal game-plan di Joerger, dettato dal fatto che i Celtics soffrono i ritmi lenti e anche dall’avere in panchina più coaches che giocatori. L’infortunio a Chalmers ha spezzato l’equilibrio: nella restante metà del terzo quarto i Grizzlies segnavano solo 3 punti (12 totali contro i 16 del solo IT4: 22-3-5), con una serie di 5 scelleratezze filate di Lance il Pazzo, e la storia si chiudeva. Come da regolamento i Grizzlies chiederanno alla NBA una exception per poter ingaggiare qualche giocatore per occupare almeno le sedie a bordo campo, ma anche le tavole (soprattutto nello spot di pg) e molto probabilmente la otterrano.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. MIAMI HEAT 108 – MILWAUKEE BUCKS 113
In chiave PO i Bucks del Grande Grosso Pterodattilo Greco (24-7-6) danno una bella mano ai Celtics sconfiggendo gli Heat che erano in striscia vincente da 5 gare. Quando Miami viene sfidata sul piano del ritmo, difficilmente ne esce vincitrice soprattutto ora che Bosh è di nuovo fuori per i problemi già avuti (e sempre nello stesso periodo dell’anno, all’incirca) con l’eccessiva densità e coagulazione del proprio sangue. Ad accompagnare Antetokounmpo ci ha pensato Middleton (22-7-8), mentre Miami è stata soprattuto HW (23+13) e Deng (20+11); non bene le guardie: 10/23 e 8 perse per Wade+Dragic. Curiosità: nemmeno una stoppata per i Bucks.

AA CENTER, DALLAS. DETROIT PISTONS 102 – DALLAS MAVS 96
Aumenta il volume delle prestazioni di Dirkone (25+10) e Parsons (25+14), diminuiscono le W dei Mavs: sad but true, sono 4 le L in fila. I Pistons hanno portato l’urto, ovviamente, sottocanestro, dove il solo Zaza (10+13) non basta a contenere Bimbone Drummond, che se ne va dal palazzo con 25+17, e la solita orrenda scheda ai liberi: 5/14, con un air ball imbarazzante, corto di almeno un metro. “gets the lay-up, misses the free-throw” è diventato il mantra delle telecronache di Detroit, commentando il fatto che Drummond si guandagna moltissimi “and” ma non mette praticamente mai lo “1”. In una sequenza di stanotte, alle braccia di Drummond si appendono Zaza, Parsons e Felton e qualche scimmia amazzonica, senza che al centro dei Pistons sia impedito di segnare, ovviamente sbaglierà poi l’aggiuntivo. In una gara dal punteggio stretto, il gioco che ha fatto la differenza è stata una tripla, fortunata..anzi: miracolata, di Reggie Jackson (2/3 da 3 in un contesto da 4/13 totale per lui). Premiata la solidità del quintetto di MoTown (89pti su 102, 40r su 51), mentre altro dato di preoccupazione dei Mavs è lo slump di Wes Matthews, che nelle ultime 5 gare è 6/27 da 3.

CADLESTICK RESORT ARENA, PHOENIX. NY KNICKS 128 – PHOENIX SUNS 97
Ideale contesto per una W in trasferta è una visita ai Phoenix Suns. Ne approfitta NY, che con Rambis in panchina non va certo meglio di quando c’era D-Fish, ma, evidentemente, il vecchio Clark Kent ha molti meno problemi di Fisher a cospargersi di adesivo per non distaccarsi dai…consigli…di Phil Jackson. In coincidenza dei problemi di doping della sua ex compagna, Maria Sharapova, e dell’infortunio di Arron Afflalo, ricompare in quintetto Sasha Vucevic. L’ex Udine impiomba 6 triple nel canestro dei Suns per il suo massimo da tempi immemorabili (23-5-1). Melo 23+7. Per i Suns, il ragazzino Booker a 32 con 14/28.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKC. LA CLIPPERS 108 – OKC THUNDER 120
Rivincita della gara della scorsa settimana, in cui OKC, ancora scioccata da quanto capitato alla Oracle Arena vs gli Warriors, buttò a mare più di 20pti di vantaggio. Stavolta, in casa, OKC non molla la concentrazione, e per esser chiaro RW infila un primo tempo da 17-4-12, che diventerà 25-11-20. In una delle serate più tristi di un vecchio inimitabile guerriero (PP fa 0, con 0/4 in 18 minuti), il miglior Clipper è Jeff Green, altra venatura di bianco verde nelle vene di Clippertown (23 con 10/13). Paul e Redick faticano al tiro (5/15 e 6/13 rispettivamente), ma il segnale è che a loro due capita spesso contro avversari particolarmente atletici. Roberson, che in difesa è uno da rispettare sempre, contribuisce a completare la gara di RW aggiungendo alla D anche la O: 13 con 6/7. KD a 30-12-7 (ma 6 perse). Questa gara mette due partite e mezzo (e gli scontri diretti favorevoli) tra OKC e Clippertown, e stanti i problemi di infortuni di Memphis e la distanza considerevole dei Blazers, i posti 3-4-5-6 della PO Picture ad Ovest sembrano decisi. Potrebbero verificarsi, se continuasse la serie negativa di Dallas, degli scambi di posizione tra Mavs e Rockets in 7’ e 8’.

SLEEPTRAIN ARCO ARENA, SACRAMENTO. CLEVELAND CAVS 120 – SACRAMENTO KINGS 111
Tre in doppia-doppia per questa netta W di Cleveland sui ragazzi di Karl. LBJ 25+11, TTT18+15, Love 17+10, ma il vero artista è stato Kyrie (30-1-4), capace di gesti di bellezza commovente in penetrazione. I Kings sono la solita accozzaglia di talento mal espresso e peggio gestito, e, non solo per i nervi sempre abbastanza mossi di DMC (29+11), è evidente l’elettricità negativa che si sprigiona da loro quando giocano. Resterà Karl? Non credo. Beli a riposo per problemi alla schiena.

ORACLE ARENA, OAKLAND. UTAH JAZZ 94 – GS WARRIORS 115
Ora le L per i Jazz sono 8 nelle ultime 10, e l’ottavo posto per i PO è lontano 3 gare piene: nella sostanza del quotidiano è un distacco che potrebbe anche tradursi in 6 giornate di gioco; su 18 gare che restano sia ai Jazz che ai Rockets che li precedono, è un divario abbastanza pesante, parametrato all’attuale rendimento di Utah. Stanotte Steph ha giocato maluccio, tirando 4/12, ma ha comunque messo un canestro da dietro la metà campo, e fornito 10ass. Per Utah secondo noi degno di citazione solo il 9+15 di Gobert.