Un po’ di conti prima di passare alle aprtite di stanotte.

Rivoluzione nel rapporto tra la Eastern e la Western Conference? Ad est sono 12 le squadre con almeno il 50% di W, ad Ovest sono 9. Ad Est la 13′ ha il 41.7% (5-7), mentre ad Ovest lo stesso record appartiene alla 10′. Nella Eastern Conference sono 2 le squadre tragiche: Nets (2-11) e Sixers (0-13); lo stesso vale nella Western: Lakers (2-9) e Pelicans (2-11). Ad Ovest, però, si trovano anche altre 3 franchigie con record compreso tra 30 e 40%, che nell’Est non compaiono. Parrebbe dunque che la rivoluzione si sia compiuta, ma non è del tutto vero. L’Ovest paga la cattiva sorpresa di Houston, in crisi tecnica e di spogliatoio, la messe di infortuni dei NO Pelicans, e i processi di ricostruzione in cui, a stadi diversi, sono impegnate Minnesota (ancora winless in casa..), Sacramento e Portland. Le squadre della costa Est si trovano nella situazione opposta: le sorprese sono solo positive (Detroit, Charlotte, New York, Orlando), e i processi di ricostruzione sono più avviati (Boston, Indiana). Solo Milwaukee, abbastnaza vessata da infortuni, è forse sorpresa negativa ad Est. In ogni caso siamo solo ad un sesto circa della regular season, ci sarà tempo per sistemare i verdetti, ma ci sembrava il momento giusto per farvi notare che il sorpasso ancora non è avvenuto, ma la Eastern non è più così Cenerentola, considerando che dall’inizio della stagione le partite Est vs Ovest dicono 33-31 a favore della costa orientale.

TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. PHILADELPHIA 76ERS 88 – CHARLOTTE HORNETS 113
Devo davvero dirvelo? L’allitterazione D+V colorisce la non-notizia: Sixers han perso. I movimenti del management di Philadelphia hanno portato a demolire la bella formazione che avrebbe meritato di passare il turno vs i Celtics nei PO 2012, e a costruire, con la politica del tanking (perdo per ottenere scelte migliori al Draft), l’attuale deserto tecnico, in cui giocatori giovani e di talento (forse un po’ sopravalutati) non sanno più cosa significhi giocare per vincere. Stanotte panchina iniziale punitiva per Noel, che infatti risponde con la migliore gara dell’anno (16+9). Hornets in totale scioltezza, con il vecchio BigAl che mette a referto 20+9.

TD GARDEN, BOSTON. BROOKLYN NETS 95 – BOSTON CELTICS 120
Vittoria con brividi provenienti dall’infermeria per i Celtics, che perderanno Smart per un infortunio al ginocchio. Dovrebbe trattarsi di un best case scenario, col giocatore destinato a perdere al massimo un paio di gare, ma lo spavento è stato notevole. Sul campo invece nulla di diverso da quanto ci si poteva attendere. JJ (panchinato per disgusto, in 18 minuti colleziona -19 di plus/minus) subisce di tutto ad inizio gara da Crowder (19-5-2 con 3 rec per il leader NBA degli steals), e nel secondo quarto da 43 pti i Celtics scavano un fosso che toccherà anche le 30 leghe da sponda a sponda. Notevoli anche 3 perse consecutive e identiche, con scarico alla terza fila di centrocampo del parterre, da parte di Jack nel primo quarto. Nessun Celtic oltre i 28 minuti, e nei propri 25 in campo AB mette 10/13 per 21 pti; 10 rimbalzi per Olynyk. 5+2 in 15′ per Bargnani, e chiosa del vecchio caustico Tommy Heinsohn: “well..Bargnani is NOT your favourite defensive center…”. No, decisamente no, e si potrebbe anche togliere “defensive” dalla frase.

FEDEX FORUM, MEMPHIS. HOUSTON ROCKETS 84 – MEMPHIS GRIZZLIES 96
Il primo vagito di reazione dopo un cambio di allenatore è molto spesso positivo, ma di certo i problemi dei Rockets non sono terminati con l’esonero di McHale. Esonero a proposito del quale valgono le parole di Chris Broussard, che condividiamo (soprattutto a proposito di Barbie, al secolo Dwight Howard) e riassumiamo. 1-Il management ha appena offerto una estensione triennale a coach McHale. 2-Il management ha dipinto questo ritratto di coach McHale: siamo sicuri che lui sia l’uomo giusto per condurci al Titolo. 3-coach McHale e il “consulente” Hakeem Olajuwon stanno lavorando, d’accordo col management, sul gioco di DH per renderlo pienamente efficace. 4- Non dimentichiamo che coach McHale ci ha appena portati a una inattesa Finale di Conference. 5- Non dimentichiamo, aggiunge Broussard, che i Rockets hanno perso più partite del previsto, ma dove è la responsabilità di McHale se Godzilla gioca come Barbie e se anche Harden (37.5% globale al tiro, 24% da 3) sta giocando al di sotto delle sue potenzialità? Noi di Baskettiamo abbiamo sottolineato a volte la non completa perscrutabilità di alcune rotazioni compiute da McHale nei KO di Houston, ma licenziare un allenatore dopo 11 gare con quei presupposti pare davvero un errore, e peggio ancora se questo errore fosse stato generato da una sorta di rivolta dei giocatori vs il coach, in particolare dopo la conferenza stampa post ko vs Boston, in cui McHale aveva sottolinato la mancanza di fuoco e concentrazione di molti dei suoi, in un secondo e terzo quarto pieni di “turnover after turnover after turnover…after turnover…”. Stanotte DH è stato malmenato tecnicamente da un Marc Gasol da tripla doppia (16-11-11), cui si è unito un gran Mike Conley (26-3-5) che non soffre per nulla l’arrivo nel suo stesso ruolo di Mario Chalmers da Miami. Harden, per la cronaca, 22 ma di nuovo 1/7 nelle triple.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. DETROIT PISTONS 96 – MINNESOTA T’WOLVES 86
I PazziRagazzi di Minnesota continuano a far impazzire coach Sam Mitchell, e nemmeno alla sesta partita in casa riesono a violare la propria arena. Stanotte, come spesso capita loro, erano partiti molto bene, per poi venire acciuffati, sorpassati e distanziati dai Pistons nel secondo tempo, terminato 58-42 per Detroit. In particolare i Lupacchiotti hanno subito di tutto da Drummond nel terzo periodo (15 dei suoi 21 pti finali) senza dare più la palla a Townes (18+7, ha un po’ sofferto, come logico fosse, il confronto vs Drummond) e dimenticandosi parzialmente anche di Wiggins (21-5-3). Nei Pistons, Bimbone allunga la sua striscia di doppie-doppie consecutive aggiungendo 11 rimb ai 21 pti. Buono Reggie Jackson (18-5-5) e buonissimo il Rookie Stanley Johnson, vero furto al Draft con il n.8 progressivo, capace di 15 pti con 6/10 al tiro di cui 3/5 da 3…pensare che era pieno di espertoni che dicevano non avesse gioco offensivo fronte a canestro nè tiro perimetrale: è pienamente in corsa per il Rookie of the Year. Per Minnesota, che è in ogni caso ancora all’inizio del suo progetto di scalata al Titolo, iniziano ad arrivare anche sentenze certe swul valore di determinati giocatori: al netto di isolati exploits, nè Adreian Payne nè Shabazz Muhammad possono stare in una squadra vincente, non occupando 36 minuti nelle rotazioni, almeno. Al contrario, la panchina di Detroit è uno dei punti forti della squadra: in particolare Aaron baynes è l’ideale back-up di Drummond; l’Australiano non è un genio del basket e commette un fallo praticamente ad ogni azione, ma anche stasera ha dato un contributo non solo solido, ma di qualità, con 11 rimbalzi in 18 minuti.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. SA SPURS 90 – NO PELICANS 104
Quale la sorpresa maggiore? Questa partita o la prossima del nostro Recap? Ritornando alla passata stagione, forse ricorderete che gli Spurs persero a Nola anche nella gara numero 82 della passata regular season: quella W diede ai Pelicans l’accesso ai PO a scapito dei Thunder, e, a detta di intervista estiva di Ettore Messina, fu anche la causa, togliendo a SA il vantaggio del fattore campo almeno nel primo turno, della precoce eliminazione dei Campioni dalla scorsa post-season. Bene, non tanto bravi, bis. In particolare la difesa degli Spurs sul perimetro è stata davvero povera, ma in generale tutta la loro gara è stata sloppy and disappointing, come detto da Pop nel post partita. Tra i Pelicans, che pian piano recuperano i pezzi mancanti (tutti e 5, anche 4 tutti insieme) del loro quintetto base (manca solo il Prof. Tyreke Evans) dobbiamo menzionare la prova da top scorer di Ryan Anderson (30+7 con 6/11 da 3), l’immenso Davis (20+18) che ha umiliato un sonnolento LMA (20+11 ma mai davvero incisivo), e ricordare che uno dei nostri protetti di questa stagione (quei giocatori che ci divertiamo a scoprire e a lanciare, almeno per il pubblico italiano, ma non solo..), Ish Smith, ha risposto positivamente come le altre volte che ha avuto in stagione un minutaggio consistente: 31 min, 17-4-13, con 7/10 al tiro.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA. NY KNICKS 96 – OKC THUNDER 93
“day to day….day to day….day to day…” l’assenza di KD di giorno in giorno si allunga, è arrivata a 11, e non dovrebbe terminare prima di giovedì. Nubi non belle sul futuro di questo splendido giocatore. Nubi non belle sul presente dei Thunder. Solita gestione scellerata dei finali, solite palle perse di RW (viaggia a 5 ogni partita), solito Dion “grandine sulle vigne” Waiters, solito uso ormai quasi esclusivamente perimetrale di Ibaka. Ne approfitta NY, con una solida gara di Melo (25+5), ma il nostro MVP va ad Arron Afflalo, occulta pietra angolare della W Kincks con i suoi 24 pti e tanta difesa su tutte le guardie di OKC.

AA CENTER, DALLAS. UTAH JAZZ 93 – DALLAS MAVS 102
Allenali che il Ciel ti aiuta. La filosofia di Rick Carlisle, coach dei Mavs è questa. Indipendentemente dal taelnto a disposizione, lui interpreta il proprio lavoro come il tentativo, spesso riuscito, di portare la squadra ad un rendimento superiore alla somma delle potenzialità dei singoli. Un sesto di regular sweason non è molta strada, ma in ogni caso Dallas ora è terza nella Western con un record di 9-4, e a nostro parere è il coach finora il vero MVP della squadra. Tra l’altro, Carlisle si è preso la bella palma di aver battuto in back-to-back i due emerging coaches più en vogue della NBA, Brad Stevens l’altra notte, e ora Todd Snyder dei Jazz. In questo momento della stagione i Mavs giocano con micidiale accuratezza, come dimostano le loro % di tiro globali, sempre vicine al 50% (stanotte un buon 47% nonostante un orrido 28 da 3) e le poche perse (stanotte un minimo stagionale di 8). Questo per dire che Utah non ha giocato una brutta partita. Nei Jazz Favors 18+7 e Hayward 22-7-4, mentre per Dallas un Dirkone da monumento equestre (e non è detto che non glielo facciano) ha scritto 19 infilando tutte le 3 triple tentate, e Zaza Pchulia ha portato un po’ ascuola Gobert, annotando sul referto un 15-12-4 dal profondo dei Magici Anni ’50.

PEPSI ARENA, DENVER. PHOENIX SUNS 114 – DENVER NUGGETS 107
I Denver Nuggets erano andati al riposo a +14, poi, dalla Oracle Arena, l’ex coach, fratello di Stan e commentatore TNT, Jeff VanGundy, in sede di commento delle altre gare della nottata, ha iniziato ad elogiare lo splendido lavoro del coach di Denver, Mike Malone: ebbene, in assoluta contemporanea i Suns hanno iniziato una rimonta che li ha portati a ribaltare la gara a suon di triple. Meglio zitto Jeff, la prossima. La star della gara è stata Brandon Knight: la guardia Suns ha scritto 38-11(!!)-7 con 6/10 oltre l’arco, coadiuvato da Bledsoe a 22 e da Three-rza Teletovic tornato in piena efficienza fisica (15-5-3). Nella rimonta di Phoenix han messo triple anche Ronnie Price (3/5) e Jon Leuer (1/2) per un complessivo 19/25 (55%). A Denver ha brillato il rookie più finto della storia recente della NBA: Emanuel Mudiay (26-3-5, che sia uno al primo si capisce dalle tante perse, 6 anche stanotte). Discreto il Gallo (15+10 ma 4/14 al tiro) e buon Gary Harris (20 con 8/13) infine per i Nuggets: la guardia da MSU ha trovato un suo posto in prima fila nella NBA, confermando che la chiamata al Numero 19 nel Draft 2014 (scelto dai Bulls immediatamente girato a Denver) è stato uno dei furtarelli meglio riusciti della storia recente del Draft.

MODA CENTER, PORTLAND. LA CLIPPERS 91 – PORTLAND TRAILBLAZERS 102
Non amo le scommesse sportive, ma se fossi stato un bookmaker stanotte non avrei nemmeno esposto la quota della sconfitta di Paperino (aka Los Angeles Clippers) contro Portland. Questa, per modo, avversario e momento è la TIPICA sconfitta dei Velieri, era tutto già scritto nello scriteriato, inguaribile DNA di questa franchigia. Certo, merito anche ai Blazers e soprattutto al mostruoso D-Lill (27-4-7). Volete una pg di talento assoluto? La volete capace di mettere i tiri cruciali? Non vi dispiace che abbia anche due guts sesquipedali? Rivolgetevi a Portland e bussate per avere D-Lill. E CP3? Naaaah.

ORACLE ARENA, OAKLAND. CHICAGO BULLS 94 – GS WARRIORS 106
D-Rose ancora fuori scavigliato, di conseguenza tanti minuti per Moore e Hinrich per Chicago. Le percentuali di tiro dei Bulls in stagione dicono che le loro mani non sarebbero bollenti nemmeno su Plutone, e questa situazione, unitamente alla perdurante assenza di Mike Dunleavy (ritorno a metà Dicembre?), ha indotto coach Hoiberg a portare Doug McDermott in quintetto. L’ex eroe di Creighton U. risponde bene in attacco (in stagione 10 di media col 51% da 3), miseramente in difesa: nei primi tre possessi Warriors del quarto periodo il povero Doug ha preso canestro da Iggy, da Ezeli e persino da McAdoo jr. I Bulls, si era nel gennaio 2015, sono stati l’ultima squadra a battere GS alla Oracle, e anche la partita di stanotte è stata combattutissima, con 18 cambi di leadership e 17 parità. Tra le due squadre, fino all’ultimo quarto, era stata Chicago ad avere un paio di vantaggi a +7, ma GS ha confermato la sua confidenza con la W, portandosi a 14-0. Partenza record da ora in poi aggiornabile ogni partita. Nella notte non eccelsa di Steph (e parliamo comunque di 27-5-4, con 4 rec ma anche 6 perse), segnaliamo il lavoro difensivo meraviglioso di Fratello Klay (15-3-3) su Butler (28-9-7), e la partita matura, efficace, chirurgica (sue le due triple consecutive che hanno inchiodato i Bulls) di Harrison Barnes (20+9). La confidenza in se stessi che pervade gli Warriors è in parte merito anche di Luke Walton, che sarà anche coach ad interim in attesa del pieno recupero di Steve Kerr dall’intervento alla spalla, ma intanto ha guidato i Profeti della Oracle al record di franchigia; questa sera, pur in una gara dal punteggio stretto, il figlio di Bill ha tenuto in panchina Curry fino a circa 5 minuti e mezzo dalla ultima sirena, in un momento in cui GS era in vantaggio di 3, non di 30. Chicago, dal canto suo, ha avuto un paio di perse cruciali da parte di Hinrich, e ha scontato il calo fisico ed inevitabile di Butler, sottoposto alla sfiancante difesa di Thompson. Per finire, un piccolo dato: ok, Steph fa di tutto in attacco e il mondo è stipato di suoi highlights…ma il ragazzo è terzo assoluto nella NBA per recuperi, con quasi due e mezzo a gara.

STAPLES CENTER, LA. TORONTO RAPTORS 102 – LA LAKERS 91
Il Subcomandante Kyle Lowry ha guidato i suoi alla presa dello Staples Center, turno Lakers. Alla fine per la pg dei Raptors 25-5-5 con 3 rec, e 7/11 nelle triple, dopo aver iniziato la serie con 4/4. Il miglior laker è stato di nuovo Julius Randle a 18+12, ma la stagione gialloviola intanto precipita a 2-10.