La Virtus Roma esce sconfitta 74-70 dal Palasport di Ferentino, ma probabilmente dopo questa sera potrà incominciare a guardare a questo insolito campionato di Legadue con un altro spirito. Questo lo hanno sicuramente capito anche i tantissimi tifosi romani presenti al Palasport di Ponte Grande, accorsi per amore di una maglia che comunque i giocatori sul parquet, al di là dei conosciuti limiti tecnici, hanno onorato per tutti i quaranta minuti di un derby che visto la Virtus sempre rincorrere fin dalla palla a due.

I ragazzi di coach Saibene sono stati capaci di riemergere per ben due volte su tre da uno svantaggio in doppia cifra, fallendo però il riaggancio sul più bello, ancora una volta per quel maledettissimo centesimo che è mancato, come la scorsa settimana contro Derthona, per fare la classica lira. Centesimo che in questa occasione si è materializzato in qualche scelta in attacco rivedibile, e troppe amnesie difensive nei momenti in cui la palla scottava nelle mani degli interpreti. Contro Derthona furono le palle perse a condannare la Virtus, questa volta fatale la gragnola di triple ( 12 su 26 tentativi ), concesse piedi per terra sul pick and roll,da una difesa romana che ha limitato la coppia Imbrò-Bulleri devastante a Rieti ( 10 soli punti in due oggi contro i 33 di sabato scorso ), ma ha impunemente lasciati liberi di sparare dall’arco i vari Benevelli, Carnovali e Raymond.

In attacco la Virtus è vissuta soprattutto sulle giocate di Callahan e Voskouil, autori insieme di 38 (con 33 tiri ) dei settanta punti messi complessivamente a referto da Roma, qualcosa di buono è arrivato dal solito Benetti ( 6+9 rimbalzi ), e da Bonfiglio ( 8 punti ), promosso in starting five e decisamente piaciuto ai descamisados, romani e non, della tribunetta stampa ciociara,. Male ancora Maresca ( che ben presto esploderà ma al momento appare come la fotocopia sbiadita del giocatore che tutti ci attendavamo ad inizio stagione), mentre Olasewere ha fatto immediatamente dimenticare la buona prestazione di domenica scorsa, incaponendosi spesso in forzature senza senso ( pesantissimo il suo errore sul 52-48 con conseguente quarto fallo che ha provocato lo sconforto di tutta la panchina virtussina ), e poco propenso a mettersi al servizio dei compagni.

Roma, come abbiamo detto, per tre volte sotto nella gara in doppia cifra.In apertura sul 15-4 siglato da due liberi di Raspino, al 23′ sul 52-41 protagonista un Bowers capace di approfittare allegramente di un paio di perse sanguinose, dopo cincischiare, dei portatori di palla di Saibene, ed a poco più di tre minuti dalla fine sul 73-63 griffato Angelone Gigli, carnefice impietoso in un ultimo quarto dove soltanto due triple di Voskuil hanno tenuto in partita la Virtus. In due di queste occasioni la Virtus ha saputo comunque, di riffa o di raffa, tirare fuori la testa dall’acqua. Sprecando in particolare sul 53-51 , l’occasione di prendere addirittura in mano il boccino della contesa,quando due pessimi attacchi hanno negato un sorpasso che avrebbe probabilmente fatto impallidire anche il buon Dino Risi, e rivitalizzando una Ferentino che sembrava, per la prima volta durante la partita, impaurita dalla possibilità di vedersi sfuggire dalle mani una gara condotta dal primo minuto. Nella terza, quella che poi alla fine contava di più, Roma è arrivata fino al -3 sul 73-70 a 29 secondi dalla sirena, prima di un fallo generoso fischiato a palla lontana che manda in lunetta Gigli, dopo un passo di incrocio di Bulleri che assomigliava tanto ad una infrazione di passi. Ancora una volta sono stati i dettagli a fare la differenza, a discapito di una Virtus che cresce ma manca ancora di quella continuità necessaria per calarsi completamente nella realtà della legadue.