Quando torneremo a voler fare anziché voler risparmiare, anche nel basket, vorrà dire che siamo usciti dalla crisi, soprattutto con la testa, che è la cosa più importante. Qui, se dovessi aprire una parentesi, sarebbe tonda, quadra e graffa, come c’insegnavano a scuola.

Sono e resto convinto che sia la qualità del lavoro e la bontà delle idee che ci tireranno fuori dal guano del piccolo risparmio e quando parlo di piccolo risparmio non intendo quello che facciamo mettendo via quel poco o nulla che riusciamo ad accantonare, ma dei falsi risparmi che aziende, stato e scuole fanno a scapito della qualità. Purtroppo questo accade anche nello sport e nel basket che in cuor ci sta: con questo non mi riferisco al mercato di giocatori ma ad investimenti produttivi come i vivai, la fidelizzazione con le scuole le istituzioni, la presenza sul territorio, il coinvolgimento di sponsor su iniziative quali sponsorizzazione di tornei, apertura di playground.

Iniziative a tamburo, massive, forti, che facciano capire (o ricordare, a seconda delle generazioni) che veicolo bello ed interessante sia questo sport. Ai genitori di come sia importante per coinvolgere i figli in iniziative di gruppo, condivise, per usare un termine abusato in questi tempi, e , per ultimo ma non ultima cosa, come possa essere veicolo di ascolti, se adeguatamente promosso, in televisione. Poi è lo sport più televisivo del mondo: parafrasando un grande del giornalismo passato ” c’è più spettacolo in una brutta partita di basket che in una bella partita di calcio”… Intendiamoci: bisogna anche saperle raccontare, scegliere i (pochi) tempi liberi, le (molte) azioni spettacolari e raccontarle ( bene). Io sono convinto che si possa fare: se le strutture preposte tagliano i rami secchi ed infruttuosi e coltivano quelli buoni non ci vuole molto.