Decalogo di San Silvestro, in coincidenza del taglio di Shelvin Mack a Milano.
1 – ARMANI PRIMO ESTRATTO. Non intendo criticare nella sua globalità il lavoro di coach Messina, che non solo è bravo ma, nella situazione milanese, è addirittura insostituibile e sacro e santo. Però qualche difetto lo ha anche lui, a cominciare dalla faccia sempre tendente a Nosferatu. Guardando le gare, ascoltando e poi leggendo i commenti, sento spesso elogiare o definire in maniera positiva (da ottima ad accettabile) la difesa di Milano, quando, invece, fa schifo. Sapete quante squadre subiscono meno punti dell’Olimpia? Nove. Quante segnano più punti? Sette. Quindi non è questione di White o Mack, ma piuttosto del modo di difendere che hanno Rodriguez, Scola, Moraschini, DellaValle, Nedovic, Micov. E delle ingenuità perenni di due lunghi che non si decidono ad uscire dai 18 anni, nemmeno ora che son più vicini ai 30 che ai 20. Più Biligha e meno Tarczewsky, per il futuro.
2 – OBRADEVICIUS. Uno stop era almeno auspicabile per poter continuare a considerarli umani. Probabilmente, anche se la classifica è ancora corta, sia Fener che Zalgiris avranno un anno di assenza dai PO di Eurolega. Potrebbe anche essere l’occasione per mettere in opera il doloroso distacco del Lituano dalla Lituania e farlo arrivare al posto di Obradovic ad Istanbul, che il coach serbo potrebbe lasciare per una nuova avventura.
3 – FUGA DEI CERVELLI. Gli Italiani passati a giocare in Eurolega se la stanno cavando in maniera molto differenziata tra loro. Datome così così ma sappiamo bene come sia una stagione particolare per tutta la squadra, Polonara ha davanti il totem Shengelia e riesce a trovare minuti pochi e poco significativi; stessa cosa per Flaccadori, che però non ha totem davanti, mentre Hackett sta avendo l’annata migliore della sua carriera. Il career-high vs l’Armani è solo la ciliegina, quasi superflua, nel contesto di una stagione giocata con determinazione e concentrazione assolute, garantendo grande difesa, più che discreta regia, e attacco come ai vecchissimi tempi. Mi riferisco a quelli pre-Montepaschi, quando Daniel annichiliva tutte le guardie del campionato italiano da post-basso, giocando per la Scavolini allenata da DalMonte.
4- LORENZO BROWN. La comboguardia della Stella Rossa è il giocatore più sorprendente dell’anno. Buona NCAA a NC State, quasi solo G-League negli USA, poi esperienza cinese prima di Belgrado. E’ chiaramente un leader nato, tipico giocatore che ha perso parecchio tempo attaccato al “sogno NBA” prima di trovare il suo vero terreno di espressione alla soglia del trentello in età. Le stats dicono che da 2 ne sbaglia pochi (52%) e da 3 non lo puoi battezzare (36%), ma non dicono che infila quasi sempre i palloni pesanti. Non va bene per ogni squadra del primo livello perché è un po’ troppo barocco e solista, ma con un allenatore come Ataman farebbe faville.
5 – ARMANI SECONDO ESTRATTO. Sempre a proposito di Messina: eppure doveva conoscere bene Shelvin Mack; sapere bene che non è mai stato, nemmeno per un secondo, una pg. Non a Butler, né in alcuna delle sue 7 canotte NBA. E’ sempre stato un trattorino con solo la mano destra, ma inarrestabile, e un tiro da fuori ondivago. Nella NBA, dove i raddoppi sono ben regolamentati da tempistiche e distanze, poteva agire con molto più agio rispetto allo spazio che può avere con le regole FIBA. E, se e quando…ripeto SE e QUANDO, nelle stats veniva etichettato come pg/sg era solo per aiutarlo poichè gli mancano 4 cm per riempire la figura di una tipica NBA sg: sono cose che in USA capitano, guidate dalle agenzie che rappresentano i giocatori. Ma tutti sapevano che all’altezza sopperiva con la potenza da running-back, e che non era un play o un tiratore. Inconcepibile un equivoco del genere da parte del coach, a meno che nel momento in cui è stato scelto e preso non sia accaduto qualcosa che non conosciamo (il rifiuto di un altro, una litigata…).
6 – KEVIN PUNTER. Dalla scarsa Champions League all’Eurolega di primo livello (Olympiacos) all’Eurolega di secondo livello (Stella Rossa). Il tiratore / realizzatore che ha visto decollare la propria carriera con la Virtus Bologna ha avuto 12 mesi solari davvero impegnativi e tutto sommato gratificanti. Mi piace molto perché di certo è un giocatore che ha una vera grinta e vera dedizione e ottiene sempre un po’ di più di quel che direbbe il talento. Certo, non è la guardia più razionale del mondo, ma ha una vena purissima di istinto per il Gioco. La Stella Rossa, tecnicamente, è ora davanti al Pireo in classifica, ma il passaggio di Punter da un bianco/rosso all’altro è un piccolo passo indietro. La pressione e il prestigio che si vivono all’Olympiacos non erano cosa per lui, pur con tutta l’ammirazione.
7 – ARMANI TERZO ESTRATTO. Kiefer Sykes. Kiefer Sykes…..davvero? Seriamente?…Voglio dire: mi fido delle parole di chi lo scelse nel 2018, ovvero Nicola Alberani, e considero vero che possa difendere alla grande sulla palla e anche di squadra, ma è un giocatore che si adatta al campionato italiano. Non all’Eurolega. Certo passare dal nulla o quasi offerto da Mack fuori ruolo a un “qualcosa” di qualunque entità, potrebbe essere positivo, così come l’approccio defense-first. Ma per rimanere tra le prime 8 serve altro. Serve talento bidimensionale, dimensione internazionale acclarata. Un grosso BOH su Sykes, al confine con il MAH.
8 – SPLENDIDA FOLLIA. Difficile non parteggiare almeno un po’ per il Khimki, la squadra ribelle dell’Eurolega. Il basket di EL è diverso da quello NBA e di certo non è il tipico basket FIBA. E’ un gioco di possessi rareffati, difensivo, in cui, a parte alcuni interpreti baciati in modo particolare dal talento offensivo (Mike James, Larkin, DeColo e pochi altri), avere media di 14 ppg è cosa di rilievo, da grandi frombolieri. In questo contesto i Russi fanno alzare il loro grido di rivolta: pretendere di arrivare alla post-season avendo il miglior attacco e la peggior difesa. 1397 segnati (+34 su Barcellona e Pana) e 1393 subìti, laddove la migliore difesa tra quelle al momento nei PO è quella del CSKA a 1214. Avere a roster grandi irregolari come Shved e Karasev di certo aiuta, ma un plauso ed un ringraziamento va al coach di questo sogno impossibile: Rimas Kurtinaitis, ex tiratore aiutato dai blocchi e dagli scarichi del miglior Sabonis, quello che ancora giocava come CCCP. Nonostante tutto, la loro differenza canestri è +4, quella di Milano -25. Forse che….?
9 – OTTIMA SCELTA. Sono 24 i giocatori di Eurolega passati come stranieri nel nostro campionato. La grande maggioranza di nazionalità statunitense. Sono due roster, scegliendo i migliori tra loro si potrebbe arrivare con una certa agilità alle Final 4. Emerge qui, ancora, un dato sconfortante per il nostro campionato: le capacità professionali ci sarebbero, difficile fare grandi cose senza soldi. Fino a che il nostro basket sarà ingabbiato nel campo federale nulla cambierà mai. Si deve ricominciare del tutto, operare scelte difficili, come fatto da Milano (che chiaramente è già diretta verso un’orbita principalmente se non esclusivamente Eurolega) e in parte dalla Virtus Bologna (che ha ammesso, scostandosene, che la Champions League è come la Corazzata Potemkin). Serve un campionato privato, ammesse solo squadre capaci di almeno 5000 abbonati e con palazzo esclusivo se non privato. Anche a costo di cominciare con solo 5 o 6 formazioni iscritte al torneo.
10 – COACH BLATT. Un pensiero e una preghiera per David Blatt, che continua a lottare.