Cinque considerazioni, cinque spunti di riflessione sulla situazione (coach, squadra, ambiente, classifica) dell’Olimpia in Eurolega.

1 – Coach Messina. A mio avviso il suo grande doppio errore è stato credere che un giocatore che aveva fatto molto bene solo un anno e in un sistema+coach molto particolari (Aaron White nello Zalgiris di Jasikevicius) avrebbe ripetuto la prestazione in un sistema del tutto differente, con un coach molto meno player-friendly e in un ambiente molto meno agevole (i tifosi di Milano, purtroppo per loro, sono imparagonabili a quelli dello Zalgiris); questo è stato raddoppiato dal davvero incredibile (visto che ci aveva giocato contro direi almeno 8 volte con gli Spurs) fraintendimento di ritenere Mack capace di giocare pg: nemmeno tra Biancaneve e il Principe Azzurro. Per il resto sta conducendo una stagione non ottima ma pur sempre la migliore in Eurolega dell’ultimo decennio (almeno).

2 – Coach Messina. E’ ancora nella PO Picture nonostante una vera ondata di sconfitte nelle ultime 10 partite, infatti. Purtroppo Messina, al contrario di tanti suoi colleghi di Torneo, deve fare i conti con un pubblico esigente roba che la squadra non può dare. Deve fare i conti con un ambiente che trasuda disapprovazione oscillando tra “ah, quando avevamo McAdoo” e “beh se questi sono i risultati potevamo tenere Mike James”. Deve fare i conti contro avversari che possono tenere la testa molto più leggera, perché a nessuno dell’Alba interessa se la squadra arriva terza invece di seconda in campionato. Deve fare i conti contro squadre che un campionato quasi non l’hanno (almeno la metà delle presenti in Eurolega). Forse se avesse meno gente attaccata ai suoi cabasisi andrebbe meglio.

3 – Coach Messina. Vero, li ha scelti lui. Non sceglie però lui di far difendere in maniera patetica per impegno Scola, patetica per concentrazione Nedovic (che recupera tanti palloni, ma concede tantissimi canestri), patetica per inconsistenza Rodriguez. Non sceglie lui di far infortunare così tanto spesso tanti diversi giocatori. Sceglie lui di far giocare poco Biligha, e questo è un altro fatto incomprensibile.

4 – Classifica. L’Olimpia è ottava, il dato preoccupante è che si stanno assottigliando, bilancio vittorie/sconfitte alla mano, le posizioni disponibili da raggiungere. La settima (ora Valencia) è a un solo passo, ma la sesta (Pana) è ben 3 W distante, e la quinta ben 5. Invece, guadandosi dietro, la nona (Fener) ha lo stesso bilancio di Milano, poi ci sono 3 formazioni (Stella Rossa, Pireo, Khimki) con un solo KO in più, con l’aggravante che il Fenerbahce ha perso 13 partite, ma di queste ben 6 con scarto tra 1 e 4 pti: i Turchi sono forse la migliore tra le sei squadre che si contenderanno gli ultimi due posti per accedere ai PO.

5 – Shengelia. Decidersi: è da sei settimane che leggo e raccolgo notizie di un interessamento di Milano per la pf del Baskonia. Farlo arrivare significherebbe cestinare Brooks o Scola. Il punto è che la parte davvero debole di Milano è il centrocampo. Oltre le indecisioni (…) difensive di Nedovic e Rodriguez si devono registrare la fragilità del Serbo spesso infortunato, e la sempre maggiore (con l’avanzare dell’età agonistica) incapacità del Chacho di essere una pg-nocchiero. Ritmi diversi dal proprio? Lo Spagnolo non ne conosce: se la squadra non gira come e quanto vorrebbe lui, si mette in proprio. Difficile allenarlo, ormai: Messina deve solo cercare di limitarne i difetti. Sykes è stata una presa buona per l’Italia, non per la Eurolega, torneo in cui l’ex Avellino (Avellino, non Atlanta Hawks come Delaney, per dirne uno) fatica per mancanza di pedigree prima ancora che di talento.