Pazienza? Pazienza un corno! Quest’anno sembrava la volta buona, non fosse stata per la scellerata notte di “corri e tiro” degna della nostra Spaghetti-League, che con 20 anni di ritardo copia – con qualche rara eccezione – quello dei maestri, e si che il Maccabi sa farlo meglio per scuola e anche, per storia e orgoglio considerando il parquet come un’estensione della propria patria.

Quella che doveva essere il 16 e 17 maggio la data del primo passo dell’italico rilancio del basket ha lasciato una scia di altre amarezze. Off limits per gli italiani il Forum di Assago, un luogo dove alle fine delle Cinque Giornate la truppa di Radetzky fu cacciata a calci da patrioti, massaie, prelati, professori e studenti mentre Carlo Alberto tentennava nel partire da Torino per ricevere dalle mani di Carlin Cattaneo il gran regalo per costruire il tricolore. Queste Final Four parleranno molte lingue, ma non quella di Dante: spagnolo, russo, israeliano e inglese e sol perché c’è una vagonata di americani e anche Ettore Messina, siculo coach del Cska, dialoga ormai con quell’idioma coi suoi giocatori nel suo girovagare con 4 trofei e in 10 finali, sempre battuto da Obradovic che però stavolta non c’è.

Fuori Siena per aver ceduto Hackett a Milano e fuori anche Armani nel playoff pur con lo stesso Hackett per la sconfitta in gara1 dei playoff e altri due rovesci a Tel Aviv più che per nemesi. E fuori – ultima notizia – anche gli arbitri italiani che pure a Londra erano presenti in due ai Giochi, Lamonica e Cerebuch e col primo degno di stare fra i big del fischietto. Anche loro queste Final Four se le vedranno col binocolo. Ma la FIBA, organismo internazionale, non è lo strano consorzio dei club dell’Euroleague con la sede a Barcellona, il domicilio fiscale in Lussemburgo, il Giudice Sportivo a Lugano e il suo rappresentante del board …agli arresti domiciliari a Siena. Il gatto più lungo d’Europa, la testa in Spagna e le zampe altrove.

Non mi ricordo che un simile rospo come questo in ogni caso sia mai stato ingoiato, e pencolo fra il plauso al management dell’Euroleague e l’anatema, ma il giornalismo è un’altra cosa. Mi rammentano, ad esempio, il non gradimento di Facchini da parte dei greci rimasto sottotraccia, episodio che faceva tuttavia onore alle qualità dal fischietto di Lugo di Romagna: schivo ai condizionamenti e ai regalini, chiamato giustamente a rimettere in piedi da scuola italiana. E quello se non erro del 2005, per le Final Four di Mosca quando raccontano che Jordi Bertomeu, allora segretario Uleb e oggi Commissioner, chiamò Rino Colucci già designato con Facchini spiegandogli di rimanere a casa per il veto degli spagnoli del Vitoria. Storie di chiacchiericci, che un tempo circolavano anche su alcuni baroni pro-Italia, come il bulgaro Arabadjan. Al suo posto arrivò comunque dall’Italia Cazzaro, e pochi giorni l’irritatissimo vigile urbano di Napoli lasciava l’arbitraggio accasandosi alla Lega per sette anni. Come vincere alla Lotteria: per la precisione 50.000 euro l’anno più rimborsi da parte della FIP che riconosceva alla Lega 10.000 euro quale contributo per l’attività del suo rappresentante nella Commissione Designazioni della FIP perla sola stagione 2009/2010. L’anomalia era che la Fip liquidava i rimborsi presentati da un dipendente sotto contratto della Lega!

Cosa è successo per derogare da una regola sacrosanta, di comprensibile e accettabile geopolitica a che qualora il merito dell’arbitro non fosse perfetto, per chiudere la porta in faccia al movimento italiano? Ciascuno a casa propria fa come crede, ha le proprie regole, e da un giro di telefonate non si vede questo oltraggio, c’è chi la dice cotta e chi la dice cruda.

Per il fantabasket si tira in ballo l’arresto di Minucci: si è voluto dare una lezione all’Italia o c’era un veto del presidente in pectore della Lega successivo all’eliminazione dell’Armani per screditare gli arbitri Fip e averne il controllo l’anno dopo, pretendendo di mettere un proprio rappresentante in una terna designatrice?

C’è chi sostiene che non contiamo più niente, e che se paghiamo 140mila euro un ambasciatore per i rapporti internazionali deve fare miglior lavoro, ma come s’è detto un conto è la Fiba e un altro l’Euroleague che sono compatibili come l’olio e l’acqua, specie da quando la simil-NBA europea ha raddoppiato i turni settimanali e gli spazi per i campionati nazionali e le nazionali sono sempre più stretti. Mi permettete? Senza che migliori lo spettacolo, sempre gli stesi giocatori, le stesse squadre, il giochino delle wild card, i migliori vanno nella NBA per una forbisce troppo aperta fra costi e ricavi di un’organizzazione centralizzata di rispettabili dirigenti, ma che non riesce in tempo di economie mature o malate a produrre utili per tutti. Ad esempio in certi paesi, fra cui l’Italia, la Tv è molto fredda col basket, per cui la simil-NBA patacca non è ma sarà così fino a quando non ci sarà un boom dei paesi anglosassoni, dei tedeschi e nordici.

Alla fine dell’indagine, salta fuori che la decisione dell’antipatico “Italians Keep out” sia stato determinato dalla consuetudine borghese di consultare i club finalisti sul gradimento. Mica esiste il sorteggio, esiste un designatore unico ma l’ultima parola è del commissioner. Con un ragionamento fumoso, il Maccabi che vanta un presidente puntiglioso come pochi, avrebbe esposto le sue riserve nell’accettare un arbitro italiano. Sia per il fatto di aver eliminato una squadra italiana e perché Messina, il più quotato coach, potrebbe esercitare un plagio sugli italiani.

Fa sorridere l’ipotesi di un complotto italiano, ne parliamo per darci importanza mentre non ne abbiamo più. Comunque il commissioner pur di trasmettere la massima serenità avrebbe accettato solomonicamente questa indicazione, ammesso che sia vera. In realtà si poteva inserire un arbitro italiano o anche due per il derby spagnolo, e poi se uno dei due aveva gestito bene la gara proporlo eventualmente per la finale.

La cultura del sospetto è perniciosa, anche perché rischia di diventare una spirale senza fine, ma è anche vero che l’Italia del basket ha fatto scuola su questo, vedi l’ultimo settennio e di tutto per essere declassata. Viva dunque l’Euroleague perché non vuole polemiche, non vuole casini, è al corrente della gestione del nostro sport, e inoltre è stata scottata da certe logiche autolesionistiche, come quando nel 2011 Torino si tirò indietro per una querelle politica e dovette ripiegare sulla sede di Barcellona, un palcoscenico sicuro.

Avremo modo di parlare meglio delle partite, innanzitutto del derby spagnolo che quasi sembra premia la squadra che non viene data favorita in quel momento. Stavolta il Barcellona di Xavi Pascual gioca un basket di college, non sempre bello, punteggi bassi, molto legato agli estri e all’ispirazione di Juan Carlo Navarro, mitico hidalgo che spesso va fuori dagli schemi quando c’è bisogno di canestri coraggiosi. Il Real Madrid in questi anni ha cercato invece il grande pivot rinnegando Tomic per arrivare a Bourousis, scaricato da Milano, ma le cose non sono migliorate e Rudy Fernandez in quanto a classe può valere Navarro.

Cska nettamente favorito invece col Maccabi, basta guardare al valore individuale degli uomini rispetto agli israeliani e la foto con 17 giocatori, nemmeno fosse il Milan, ma spesso cavallo pazzo Teodosic ha toppato le gara importati e il “gran destrutturatore” Messina Ettore è come Ferran Adrà in cucina, mette gli ingredienti nel sifone e ne tira fuori una spuma che, a parte il costo, non marca il gusto e soprattutto non sazia.

E mai però dire David Blatt se non ce l’hai nel sacco, è stato il primo americano a capire dopo la Perestrojka che invece della guerra fredda era meglio fare affari, e ha avuto grande successo riportando la Russia sul tetto europeo e alla medaglia olimpica e conosce bene virtù e difetti dei “ruski” di Messina. E poi sornione, senza mai prendere di punta le cose, alla fine riesce a fare risultato, come nell’anno dello scudetto di Treviso, l’ultimo prima del filotto senese. Piccola digressione: un flusso e riflusso e possibile contro riflusso con esiti che abbiamo davanti a noi, basta gettare lo sguardo a 180 gradi, e per il momento non c’è nemmeno una Lega, nonostante un doppio presidente, tutti e due in un certo senso ai domiciliari, compreso Renzi che – idea geniale – è stato trattenuto sulla poltrona anche se sfiduciato, altro mistero del basket. Giustamente il romano Toti vorrebbe metterla in liquidazione la Lega prima che qualcuno metta in liquidazione il basket e magari anche lui perché dice cose che altri pensano, ma non sta bene.

In ogni caso se Sparta piange Atene non ride e come l’Armani la Juve, oggi la punta più avanzata dello sport come modello gestionale (e ascolto volentieri Agnelli, che non è solo giovane ma è anche preparato) non è arrivata a regalare ai propri tifosi un momento storico e il trofeo se lo contenderanno, nel suo stadio, il Benfica Lisbona e il Siviglia.

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