Mario De Sisti, uno dei maestri del basket italiano, pietra angolare della cultura cestistica di tanti di noi, non c’è più.Allenatore ferrarese, con prestigiosi e vittoriosi incarichi a Gorizia e Roma, Livorno, Treviso e Torino, vincitore di una Coppa Korac. Avevo scritto un pensiero in suo onore e ricordo, e d’accordo con Salvatore Cavallo, il mio Direttore, abbiamo pensato di usare quelle parole per il ricordo di Baskettiamo e per le condoglianze alla famiglia del Coach.

 

Di quelli che ne han scritto in morte, ricordandolo onorandolo salutandolo raccontandolo, io sono diverso: non l’ho conosciuto mai, l’ho soltanto visto. Era l’allenatore che sapevi, lo accettavi senza rancori e senza strepiti, essere più bravo di quello che allenava la tua squadra del cuore. E allora, per tre-quattro stagioni sicuramente, ma probabilmente il ricordo le dimezza nella sua soggettiva imperfezione, andavo al Palazzo, mi sedevo, tranquillo, molto più del solito, e stavo attento. Andavo a scuola. Non mi è mai fregato nulla di allenare, ma capirlo, il basket, sì che volevo. Quindi grazie per le lezioni, coach. Per la cura dello spazio. Per quelle difese che sembravano (sembravano..) non sudare nel levare il basket alla mia squadra e condannarla a fare qualcosa come palla prigioniera, o quei giochi con la musica che suona e quando smette l’ultimo che resta con la palla in mano paga pegno. Ci ho pensato, leggendo del tuo passaggio Altrove: ho imparato tanto, ed eri tu a trasformare il posto in curva in un banco. Poi, visto che per ogni scuola ci vuole una ricreazione, visto che per quanto attento ero pur sempre un ragazzino, allora grazie anche per Tom LaGarde col polsino al bicipite (il primo mai visto!) e una specie di gancio-cielo: per me era il gusto dell’America, quel solletico lieve della bellezza.