Il 23 settembre si è svolta nel lussuoso Varignana Hotel in provincia di Bologna la presentazione ufficiale del campionato di basket della massima serie italiana. La zona di Varignana è stata teatro durante la Seconda Guerra di episodi legati alla lotta partigiana, e questa caratteristica storica mi è spesso tornata in mente durante le due ore dell’evento.

Alcuni commentatori, come Costa sulle colonne del Resto del Carlino, si sono mostrati davvero molto poco soddisfatti dei contenuti espressi dal presidente di Lega e dagli altri intervenuti, mostrando un certo pessimismo di fondo circa le possibilità di sviluppo del nostrano basket. A sostegno di queso pessimismo bisogna registrare che una cosa è stata la piacevolezza della presentazione (location, cornice paesaggistica, background storico, i 70 anni di Charlie Recalcati, la simpatia immortale di Dan Peterson, i premi, i sorrisi e la cordialità di tutti), altra cosa l’insieme di quel che è stato elencato come parte del progetto per far crescere il basket. L’impressione generale, tornando ai partigiani, è quella di un mondo asserragliato in se stesso, che dice di volersi aprire e crescere, ma, alla fine, si trova sempre ad omaggiare gli stessi protagonisti, a tentare piste date per nuove ed invece già note, a individuare sempre gli stessi elementi chiave (vivai, nazionale, i giovani fans da coinvolgere). Il fulcro dell’evento è stata la presentazione del doppio binario televisivo, con RAI e SKY a dividersi e trasmettere un numero davvero elevato di partite: oltre 100 combinando i due canali. Si conoscono perfettamente pregi e difetti dell’offerta di entrambi, ma non si possono paragonare due canali per i quali 450000 spettatori sono un clamoroso successo (Sky) o un dato su cui riflettere con un po’ di amarezza (RAI). Non è scontato che i 400mila a pagamento e i circa 800mila della tv pubblica diventino più di un milione di appassionati alla tv. Non è scontato che un “90’minuto del basket” con highlights e commenti (annuncio RAI) e la classica offerta calcistica del canale di Murdoch trascinino i calciofili verso i canestri. Sono ricette già viste, forse funzioneranno, ma non sdoganano i veri problemi dei cesti nostrani. In materia di media, la notizia migliore è quella della continuazione del progetto streaming della TV della Lega: numero basso di sostenitori (22mila), ma strada giusta. Il mitico “raggiungere il calcio”, possibile o no che sia, è obiettivo da perseguire seguendo quel che fa il meglio, sul pianeta, in tema di basket e dritti televisivi: la NBA. NBAtv è la strada da seguire, un prodotto che nasce dalla Lega americana e che i media (ESPN e TNT) si aggiudicano a suon di bilioni (2,67 all’anno per 7 anni a aprtire dal 2016), mentre in Italia le offerte, al di là della loro portata, sono ricevute e non stimolate, e spesso sono elargite come obolo a poveracci. Altro elemento che osta, a nostro parere, al progresso del basket è il doppio controllo, spesso litigioso, Lega-Federazione. Anche a Varignana un inutilmente polemico Gianni Petrucci ha tirato di scherma contro l’atteggiamento RAI nei suoi confronti, dicendo che la tv pubbica lo faceva sentire straniero nei palazzetti in cui si recava: fatto di cui ci possiamo umanamente dispiaciuti, ma che non ha, o non dovrebbe avere, attinenza alcuna con il lavoro di Petrucci. Lega e Fip sono mondi che prima o poi dovranno dividersi, per aprire anche il nostro basket ad un modello pro pieno, lasciando alle Federazioni il compito dei settori giovanili e dei campionati non pro. Sarebe certo un percorso del tutto nuovo nell sport italiano, e in larga aprte in quello europeo, e ancora una volta, come in tante svolte del passato, il basket potrebbe esserne il primo motore. Fernando Marino è un uomo di sicuro dinamismo: è un dato su cui far posare ottimismo, resta da vedere quanto coraggio avrà nello spostare l’asse del massimo campionato italiano un po’ più vicino all’asse attorno cui ruota, dati alla mano, il migliore campionato di basket (e miglior prodotto dello sport professionistico in assoluto) del pianeta.