“Tanto tuonò, che piovve”.

Dopo una lunga agonia, arriva l’ennesima e preannunciata fine per il basket partenopeo. La città di Napoli incassa ancora una volta una delusione in questo sport. Fatale il mancato versamento della 5a rata alla FIP (11.500 euro + 600 per il ritardo). Il regolamento parla chiaro: l’ulteriore ritardo – e quindi il mancato pagamento – comporta l’esclusione dal campionato con l’annullamento di tutti i risultati conseguiti sul campo.

Vani i tentativi in extremis di Sambiase e dell’ istituzione cittadina nel reperire imprenditori che potessero dare nuova linfa alle casse societarie. Non solo per coprire la tassa federale, però. La situazione debitoria, infatti, non è del tutto irrilevante: all’appello ci sono lodi delle stagioni passate, stipendi mancanti dallo scorso gennaio e addirittura i fitti degli immobili locati dagli attuali giocatori. Troppo alta, dunque, la cifra da coprire, somma che ha spaventato l’imprenditoria locale condannando – così – Napoli e questo beneamato sport al 6° fallimento in 8 anni. Dal tracollo di  Maione, infatti, Napoli ha conosciuto solo tentativi di rinascita tutti, sottolineato tutti, inesorabilmente falliti: Papalia, Calise, Cirillo, Minopoli    e in ultimo Maurizio Balbi, quest’ultimo alla guida nelle ultime tre stagioni. Tre anni, però, conditi da continue incertezze, promesse ed errori che hanno compromesso le stagioni successive. Nemmeno la “coerente” discesa in DNB ha salvato la situazione: partiti col piede giusto con Betti, Di Lorenzo e un roster di qualità, il mese di Febbraio è diventato il solito crocevia a causa delle scadenze pendenti e dei fondi mancanti per coprirle. Troppo poco il tempo per Federico Sambiase, amministratore della società da fine febbraio, per risanare una situazione già critica.

Invano, ma pur sempre apprezzabile, il tentativo di tutto lo staff di andare avanti nonostante una crisi sempre più evidente e tangibile. Nel silenzio assordante della società, la squadra ha dato tutto e si è presa anche le sue soddisfazioni sul campo. Ma si prende anche le mortificazioni: tra tutte quella di non poter completare la stagione, una stagione in cui Napoli era chiamata alla rinascita. Così non è stato. A pagare le spese, come sempre, è la città e la sua tifoseria. Sei fallimenti sono difficili da digerire, la “faccia” ormai è macchiata. Brucianti sono, infatti, le  parole del Presidente LNP, Basciano: Napoli, intesa non certo come tifoseria e passione, ma come quell’habitat imprenditoriale che negli ultimi anni ha dato vita ad una sequela infinita di fallimenti, ha con questo ennesimo tradimento azzerato forse anche il futuro della pallacanestro ad alto livello”. Parole dure che gettano ancor di più sfiducia su questo sport. E la mortificazione è doppia se si pensa che Napoli si potrebbe presentare alle Universiadi che ospiterà senza una squadra di basket di un certo livello.

 

Chi in questo periodo buio ci ha rimesso la faccia, andando avanti nonostante tutto, è colui che ha sentito il vero senso di appartenenza alla sua città. Tornato a casa per sedersi sulla panchina da dove in un certo verso è partita la sua carriera, Giampaolo Di Lorenzo è diventato il portavoce della parte di Napoli che non accettava un’ulteriore sconfitta. Ed ora, a conti chiusi, le sue parole pronunciate a RPZ non possono che essere amare:

“Ci rimettiamo tutti in questa situazione. Non è solo un discorso economico, l’ennesimo fallimento del basket a Napoli coinvolge tutti, dai miei ragazzi all’ultimo dei magazzinieri, e coinvolge tutto ciò che c’è dietro ogni partita, ogni vittoria, ogni successo. Ho cercato di fungere da portavoce, ma è servito a poco. La cosa più triste è aver aspettato un bonifico che non è mai arrivato. Bastava essere chiari sin da subito, forse avremmo accettato meglio il triste epilogo.. La società attuale è durata tre anni, ha speso e gettato tanti soldi e alla fine fallisce per 10mila euro. Cosa resta? Nulla. A mio parere si poteva rifondare tutto ma c’era bisogno di tempo che la federazione, purtroppo, non ci ha concesso. C’è una delusione enorme perché avevamo fatto benissimo, credevamo alla Serie A. Siamo indietro di tre stipendi, bastava averne uno per andare avanti. I miei ragazzi hanno dato il massimo, ora non possono che fare le valigia e andare altrove, con rammarico”.

L’amministratore unico, Federico Sambiase, si è affidato – invece – ad un comunicato per dichiarare il proprio rammarico:

 “E’ davvero dura trovare la forza di commentare il triste epilogo di questa dolorosa vicenda sportiva. L’entusiasmo ed il coraggio con il quale abbiamo intrapreso quest’avventura pochi giorni fa, pur consapevole delle obiettive difficoltà che avremmo trovato davanti, si è scontrato con un’oggettiva materiale presa di coscienza delle gravi problematiche gestionali che avevano già contraddistinto il recente cammino dell’Azzurro Napoli Basket. In questa fase ci era sembrato davvero importante l’ausilio e la collaborazione che l’amm. comunale in persona del consigliere Vernetti, aveva rivolto nei nostri riguardi, con il coinvolgimento di imprenditori che avevano a più riprese assicurato attraverso alcune sponsorizzazioni, un concreto aiuto all’Azzurro Napoli Basket.
Purtroppo nonostante le più ampie rassicurazioni a noi pervenute sul buon esito della vicenda fino a poche ore dall’ultima scadenza utile, l’aiuto promesso dai rappresentanti dell’amministrazione comunale non si è materializzato con la conseguente scomparsa della società.
Tra le molteplici responsabilità che dobbiamo comunque assumerci per quanto accaduto, una delle più gravi è stata certamente quella di fidarci di poter ricevere un aiuto esterno che sistematicamente non è avvenuto. Alla fine resta l’indelebile rammarico di aver sottoscritto una triste pagina per la pallacanestro napoletana, già tristemente vessata negli ultimi anni, mentre il nostro intento era diametralmente opposto.”

 

Parole che cercano di scaricare un po’ la colpa su terzi soggetti, anche se c’è da dire che a questa situazione non si è arrivati per demerito dell’attuale dirigenza che ha avuto effettivamente pochissimo tempo per recuperare una gestione già disastrosa.

Ma ora che la radiazione è imminente, è  facile trovare i colpevoli o addossare colpe. Società, federazione, Comune, imprenditori, squadra e tifosi: chi più, chi meno si assuma le proprie responsabilità.

Ma farlo ora,  ormai, è inutile.    Napoli resta senza palla a spicchi. Ancora una volta, forse per sempre. Chissà.

Ma a rimetterci in tutto questo, chi è?

Beh facile. Tutti!