Questa stagione strana ma miracolosa è arrivata all’atto finale, e i Lakers iniziano magnificamente: 11 – 98.

I Lakers vincono #1 delle Finals, e per gli Heat la sconfitta potrebbe addirittura essere la notizia migliore.  W larga di LAL, che ha toccato quasi 30 pti di vantaggio nel terzo periodo. Osservando i dati di LBJ (25-13-9, solo 2 perse) e di Davis (34-9-5 con 3 stoppate e solo 1 persa), la seguente potrebbe sembrare un’affermazione esagerata… ma non lo è: i Lakers hanno cominciato a vincere mentre LeBron era fuori per il suo primo riposo. La mossa di Vogel è stata: mantenere la calma. Miami up 13 a metà primo quarto, coach V. ha concesso lo stesso il primo passaggio in panchina alla sua architrave, e nel frangente i gialloviola hanno ridotto il passivo a -4 (28 – 24), sfruttando un’ottima parentesi di KCP e Green (3/3da 3), la costanza in lunetta di Davis (prima della fine del primo periodo otteneva anche il secondo fallo di Adebayo) in un quintetto fortemente difensivo che prevedeva anche Rondo e Kuzma. Altra bella mossa di Vogel: Howard non Javalone in quintetto insieme a Davis, il che causava una marcatura improbabile per Miami, con Crowder sul Monociglio. La presenza della Barbie Forzuta obbligava gli Heat a sacrificare comunque Adebayo su di lui, perché evidentemente coach Spoelstra non voleva lasciare Crowder né Butler in primo assegnamento su Howard. Nonostante il precoce vantaggio, da questa serie di mis-match è originata la rotta degli Heat. Perché se alla vittoria tattica del coach si aggiunge la presenza del Prescelto e di un concentrato (e spesso col culo in post-basso, vivaddio) AD, le contromisure opponibili dagli Heat diventano poche. Nemmeno la zona che ha ucciso i Celtics ha funzionato, perché i Lakers non hanno la “doppia pg” con cui giocano i Celtics, ma giocano con 3 big (centro-Davis-James) e due esterni (KCP-Green), il che spesso ha generato il ribaltamento post-basso/perimetro per un tiro aperto al primo passaggio. Miami, per provare ad uscirne almeno tamponando Davis, ha schierato già nel primo quarto Solomon Hill, un giocatore più fisico, ma mai protagonista in carriera, in fase calante ed ampiamente arrugginito (7 mins di media nei PO): significa già il fondo del barile. Gli Heat rivelano la loro serata-no nelle cifre del quintetto: solo due in doppia cifra e 0 per Duncan Robinson, letteralmente annullato dal campo; insoliti anche i soli 4 giocatori in doppia cifra, per una squadra che mediamente ne mette 7 e che fa della distribuzione il punto di forza principale. Alla fine solo Jimmy-B (23-5-2) e il redivivo Nunn (18-5-2, nessuna persa) si sono rivelati all’altezza della chiamata. Quando sottolineavo che la sconfitta potrebbe non essere la notizia peggiore per gli Heat, alludevo all’infortunio di Dragic, un risentimento plantare infido che dovrà essere rivalutato, e quello di Adebayo, che non era del tutto sicuro di giocare la partita per un problema al polso. Entrambi i giocatori hanno reso ampiamente al di sotto del loro standard, anche se non è precisabile quanto abbiano inciso i problemi fisici: però solo 15 mins per lo Sloveno e 21 per Bam non sono esattamente un tappeto rosso verso il futuro. Infine: a lui non piace, ma il soprannome Playoff-Rondo è davvero azzeccato: i numeri 7-3-4 dicono nulla su quanto importante Rajon sia per i Lakers.