Golden State batte Cleveland (122-103) anche in #2, senza mai cedere il comando.

La prova degli Warriors non è stata perfetta, ma sono stati limati molti dei particolari negativi di Gara1. Prima di tutto l’efficacia a rimbalzo, sempre a vantaggio dei Cavs ma con meno margine; poi la precisione di tiro (inizio da 9/9), cui è legato il rendimento della panchina, ancora priva dell’elemento principale: Iggy non ha una data per il rientro.

Sotto al canestro dei Californiani sono passati 50 rimbalzi: pur concedendone 16 offensivi ai Cavs, gli Warriors hanno complessivamente retto l’impatto di TTT-Love-James-Nance Jr, perdendo il confronto solo di uno; se i 50 rebs dicono anche delle orribili % di CLE (41%), assume importanza decisiva il 57% dal campo espresso da GS, con soli 8 tiri in meno (90 vs 82): un dato non indifferente se si considera che, con circa 4 mins da giocare nel primo quarto, i Cavs avevano già un +4 nei tiri effettuati (18 vs 14). Cleveland aveva imbucato 8 tiri, GS 11: se i Cavs fossero riusciti a tenersi attorno a quel 50% e a quel volume di possessi la partita sarebbe forse stata diversa, perché andavano a un ritmo che li poteva portare a finire la gara con 20-25 tiri in più. Non è successo, e molti dei meriti/demeriti vanno alle panchine: nulla quella dei Cavs (solo Nance a fornire energia, 6 rebs e 1 stoppata) ed efficacissima quella Warriors (Livingston non ha ancora sbagliato un tiro nelle finals: 5/5+4/4 con una sola persa, ma anche altri non hanno fatto mancare apporto: West 3-3-2 con 3 stoppate in solo 10 mins).

Ovviamente si aspettava di verificare la reazione di Cleveland al sanguinoso doppio errore (boiata di JR Smith ma anche il libero sbagliato da Hill) che è costato la W nella prima gara. Hill ha giocato una solida partita con sprazzi di eccellenza (15-2-3 con 1 stoppata e 2 rec), mentre Smith (2/9 dal campo) ha continuato quello che sta facendo dall’inizio dei PO: vagare per il campo commettendo errori sia in attacco che in difesa. In particolare difendendo sul p’n’roll JR è davvero drammatico: distratto, lento, non ascolta le comunicazioni dei compagni, è sempre col corpo posto nella posizione sbagliata, ovvero sul cambio invita l’avversario (di solito KD) a tagliare verso il pitturato, che  a sua volta non è eccessivamente protetto, dal momento che Love non è un intimidatore, che Thompson fa quello che può perché letteralmente spetta a lui rattoppare tutti i buchi, e James non ruota nemmeno se lo ricatti. La gara del Prescelto (29-9-13, con 2 rec e 5 perse) è stata numericamente buona, ma meno efficace di quel che dicano le stats. E’ stata quel che molti temevano: la gara di una diva ferita, molto dedita al gioco, ma altrettanto dedita a far vedere di non aver colpa se certi compagni..

La modalità Diva è una delle meno redditizie di The King, tantomeno nella versione Ferita. E’ probabilmente giustificabile, perché una botta come quella di Gara1 (dominata tatticamente e tecnicamente dai Cavs) metterebbe a terra chiunque, e il pubblico della Oracle non ha mancato di ricordare l’occasione persa: JR Smith è stato applaudito come fosse uno Warrior al momento della presentazione dei quintetti, e durante la gara non sono mancati cori “MVP! MVP!” al suo indirizzo. A proposito di quintetti: vista la buona efficacia di Gara1 nel controllare LBJ dal p’n’roll, Kerr ha promosso Javalone in quintetto, e il figlio di Pam McGee ha risposto con una delle sue versioni “sono sveglio”: 6/6 dal campo, 2 rebs, 1 stoppata.

Ricordando che Klay ha giocato sul dolore (20 con 13 tiri, era stato colpito alla caviglia da una scivolata di JR Smith), che anche James ha giocato con la cornea sx completamente rossa per un colpo di Dray-G e che dopo una orribile prima partita KD si è ripreso alla grande (26-9-7 con inizio 6/6), non si può non ammettere che, ora che anche i problemi al ginocchio cominciano forse ad allontanarsi, la Oracle e gli Warriors sono tornati proprietà del loro padrone primo e naturale: Steph Curry (33-7-8). Ha giocato con la fluidità dei tempi migliori, con la fiducia incrollabile che lo contraddistingue e ha battuto sia Ray Allen che se stesso stabilendo con 9 triple il record per canestri da 3 in una gara delle Finals. Non conosco nella storia molti giocatori capaci di segnare 16 pti con 5 tiri e di sfatare quasi ogni volta che scende in campo i luoghi comuni sul suo fisico apparentemente non eccezionale. Per esempio in carriera la sua media rimbalzi in RS è 4.5, e sale a 5.2 nei PO. Curry non sarà mai un difensore eccezionale, e nel primo quarto per Cleveland attaccare Steph è stata strategia efficace, ma il figlio di Dell è come certi tennisti scarsi di rovescio: a furia di attaccarli gli avversari li aiutano ad allenare il colpo. Poco prima che LBJ venisse richiamato in panchina per dare inizio al garbage time, Steph aveva avuto grande parte nel far terminare la gara al Prescelto con 0/3. Zero centri sugli ultimi 3 tentativi da 3 anche per Kevin Love (22-10-1 con 2 rec), a testimonianza della progressiva perdita di precisione dei Cavs: fino a che c’era stato equilibrio Love era stato il migliore dei suoi.

Le due gare a Cleveland sono impronosticabili: secondo noi dipende tutto dall’orgoglio che vorranno mettere in opera i Cavs. Sono infatti stati in identica situazione anche vs i Celtics, e hanno battuto Boston 4-3. GS però è più solida e cinica dei biancoverdi. In attesa di un possibile rigurgito di amor proprio da parte del giocatore, ci sarebbe anche da affrontare, prendendo come pura scusa la sciocchezza di Gara1, la questione-JR: affrontare le Finals con una guardia che non difende e non segna (34% dal campo in questi PO) non è un obbligo, vero coach Lue?

Per finire: questo video dice che Steph forse stanotte se lo sentiva…