Dentro, dietro e oltre la Bolla in vista della ripresa della NBA.

Dietro stanno questioni di soldi e contratto e oltre il futuro un po’ incerto, motivi per cui non tutti i 330 giocatori delle 22 squadre sono contenti di riprendere la stagione, anche se non lo ammetteranno mai. Di loro, quasi 150 sono in scadenza ed entreranno in regime di free-agency, con o senza restrizioni. Evitare infortuni o brutte figure è una delle ragioni per cui alcuni si son chiamati fuori: l’esempio più evidente è il Lettone Davis Bertans. Assurto a fama ed apprezzamento insperati per la combinazione di stazza e tiro da 3, il fratello di Dairis ha deciso di non correre il rischio di sporcare la patina dorata di cui è ora glassato, e aspetterà di mettere inchiostro sotto un contratto che si prospetta almeno doppio di quello attuale (guadagna 7, proverà a chiedere 20 e potrebbe essere esaudito). A tenere ancora più sulle spine il plotone di FA c’è anche la relativa incertezza economica derivante dal futuro in regime-Covid, e il fatto che sono poche e per lo più debolissime le franchigie che hanno flessibilità salariale sufficiente a mettersi in casa onerosi contratti. Le destinazioni gradevoli non abbondano. Un free-agent, come disse Danny Ainge a un disinformato giornalista asiatico, si firma non si scambia: quindi puoi creare spazio per acquisirlo con una trade di altri giocatori, ma non con una trade diretta, operazione complessivamente complicata. Ecco come mai i FA sono nervosi, o mancheranno soldi o mancheranno W: le squadre con flessibilità salariale infatti sono Charlotte, Detroit, Atlanta, Phoenix, New York, Miami. Le prime due sono in calo, ATL e PHO hanno potenziale ma non nell’immediato, Miami è franchigia di vertice e NY, per quanto disastrosa sia, è sempre il mercato N. 1 o 2 della NBA:

Tra quelli che giocheranno sono 5 i FA di altissimo livello che potrebbero cambiare città: tra i più forti non conterei Hayward, DeRozan, e Mike Conley perché la loro player option con le attuali franchigie è più che cospicua (MM 34, 28, 34 rispettivamente).

Diverso il discorso per Ingram (Pelicans, 9 MM il prossimo anno), VanVleet + Ibaka + Gasol (Raptors), Harrell (Clippers) e anche per il Gallo (OKC).

Ingram, liberatosi della scimmia di LBJ, è esploso a 24-6-4 e merita di certo un contratto da 20+. Il progetto di Nola (Zion, Ingram, Lonzo sono un nucleo giovane e interessante) potrebbe portare grosse soddisfazioni se gestito bene a livello salariale, e per tenere il giocatore la franchigia potrebbe usare i 17 MM che risparmierebbe non confermando Favors. Pronostico: resta a Nola.

I Raptors hanno 3 pezzi fondamentali dell’Anello da gestire. I due lunghi sono partenti probabili: data l’età non avranno contratti da 28-30 MM ma possono confermare gli attuali 22-25, e possono essere acquisti sia da una franchigia in sviluppo che voglia solidità ed esperienza che da una in odore di Titolo. VanVleet invece, coi due Spagnoli partiti, potrebbe ricevere i 20+ che merita.

Complicata la permanenza di Gallinari a OKC. I Thunder devono la follia di quasi 86 MM nei prossimi due anni a Chris Paul, il che imballa il loro monte salariale, tenendo presente che dovranno adeguare entro 2 anni il rookie contract della stellina Gilgeous-Alexander. Se Bertans vale 15-20, allora il Gallo…no, stop. Non funziona così. A ridurre le chances di Gallinari di ripetere i 22 MM attuali concorrono l’età, gli infortuni frequenti e il fatto di essere uno che viaggia quasi per antonomasia ormai: 3 destinazioni negli ultimi 3 anni. Per lui potrebbe profilarsi un contratto inferiore MA in una formazione con alte ambizioni (Celtics?).