Doncic, Siakam, Towns, Tatum: la NBA sta trovando i nuovi idoli e campioni che si contenderanno i prossimi MVP, e contemporaneamente sta decidendo come rinnovare il proprio format.

Adam Silver per fortuna non ha detto nulla della stupidaggine del tiro da 4 pti. Speriamo se lo sia scordato. In realtà, come lo scioglimento dell’Artide e la sparizione della foresta amazzonica, accadrà prima o poi, ma spero dopo la mia morte. Ha invece parlato di cambio del modello della stagione, sia regolare che PO. Sarebbero tre grandi cambiamenti, mirano forse a far giocare meno partite (ma farebbero viaggiare di più) e di certo a rendere più interessanti i momenti morti della stagione.

CAMBIANO I PLAYOFFS. Potrebbe accadere già dalla prossima stagione. Da tempo si parla di annullare la divisione per Conference ed ammettere le 16 migliori squadre tout-court. Silver ha introdotto una possibilità nuova. Primo turno della post-season come al solito, poi dal secondo turno la squadra con il miglior record affronta quella con il record peggiore tra quelle rimaste, senza tener conto della Conference. Sembra rivoluzionario ma rispetto allo scorso anno nulla sarebbe cambiato: il secondo turno con le regole in ipotesi sarebbe identico a quello che davvero si è giocato. La differenza sarebbe il fattore campo nel turno ancora seguente, perché lo scorso anno i Bucks erano al primo posto del seeding e Golden State al secondo in quanto prima ad Ovest; ora la seconda sarebbe Toronto (1 W in più degli Warriors in RS). E’ una riforma molto semplice da applicare, e non sono poche le possibilità di vederla già dal prossimo anno, ma inciderebbe, potenzialmente, sul chilometraggio delle squadre. Negli studi che la NBA commissiona su come poter ridurre gli infortuni, da tempo è emerso che uno dei fattori di stress sono le trasferte in aereo: il format proposto aumenterebbe in teoria il numero di trasferte da costa a costa, andando a cozzare contro la politica di ridurre le miglia.

TORNEO MID-SEASON. Da quando la data dell’All Star Game non coincide più con la metà della stagione, ma si è spostata verso il 60/65% di essa, esiste un periodo davvero pigro, tra Gennaio e Febbraio, in cui, complice anche l’avvicinarsi della trade dead-line, squadre e giocatori tirano i remi in barca. Un trofeo di metà stagione, con gare prima all’interno della Conference e poi inter-Conference, ridarebbe vigore a quel periodo dell’anno. Sarebbe modulato in modo da rientrare all’interno della RS, quindi non ci sarebbero partite in più. E’ una possibilità meno immediata e di certo, mia opinione, merita un test approfondito in G-League.

TORNEO OFF-SEASON oppure SEASON ENDING. La prima ipotesi vedrebbe coinvolte le squadre dal posto 9 al posto 12/13, le migliori tra quelle che non fanno i PO. Continuerebbero a giocare quelli che in Europa chiamiamo Play-Outs: oltre al trofeo si vincerebbe qualche pallina in più nella Lottery per il Draft. Una soluzione secondo me positiva, perché riduce ancor di più il vantaggio del tanking e obbliga le squadre a giocare fino alla fine. Il torneo Season-Ending è molto più complicato, ed anche nelle parole di Silver è risultato piuttosto fumoso. In pratica: direttamente ai PO vanno le prime 6 e non più 8 di ogni Conference; il cut (primo grande interrogativo) avverrebbe non a fine stagione ma in un momento determinato, per esempio alla settantesima gara. Le squadre dalla 7ma alla 10ma di ognuna Conference, rimanendo all’interno delle 82 gare di RS (come fare è il secondo ostacolo), lotterebbero per un posto nei PO. Complicatino, ad esser gentili.

Quel che si deve apprezzare e rispettare è che la NBA non dorme sul proprio planetario successo: prova sempre, a volte sbagliando, a rendere vitale il proprio prodotto. Interessante, dinamica, non si adagia sui triliardi di dollari che genera e guadagna: è ingrato un paragone con la LBA. MA: la NBA ha un grande vantaggio di partenza rispetto alla Lega italica…non deve fare i conti con la FIP.