Avere amici in vacanza ad Orlando serve, a volte. Scott Skyles non è più l’allenatore dei Magic.

Dopo i due Roberto, farete oggi la conoscenza con Matteo, malato di basket, ex giocatore di infimo ordine e tifosissimo dei Magic. Li ha consigliato di aspettare a fare il recap della notte dei PO NBA. Aveva ragione: la bomba è esplosa da poco più di un’ora, e lascia i Magic senza coach. Scott Skyles, sergente di ferro che ci era aprso fin dalla sua assunzione poco adatto a dirigere i Magic (e lo avevamo scritto in pre-season), ha dato le dimissioni. “Io e soltanto io” dice SS “dopo lunga riflessione sono arrivato alla conclusione di non essere l’allenatore giusto epr questa squadra”. Chiedi prima a noi, la prossima volta Scott. Partiti alla grande, con 19-13 alla fine del 2015, i Magic a quel punto avevano già vinto l’ottanta per cento delle gare vinte nella intera stagione precedente (25). Però a Gennaio si incepparono: 2-12, e non si ripresero mai davvero. Colmi zeppi di talento, ii successi iniziali erano in realtà arrivati dalla vecchia (non tanto) guardia, con il solo Elfryd Payton a ruggire tra i giovanissimi. Il lato gossip della notizia di oggi è che proprio in Gennaio Skyles aveva annunciato al management di voler dare le dimissioni, cambiando poi la propria intenzione, e senza che il management avvertisse della cosa la proprietà. Questo poco edificante intreccio di retromarce e omissioni non nasconde tuttavia che la crisi della squadra in Gennaio era coincisa con la crisi di motivazioni del coach. Sia come sia, ora il posto ad Orlando è vacante: Matteo si offrirà, ma non credo sia nemmeno lui l’uomo giusto. E’ un posto che unisce tradizione, per quanto recente, gioventù, Titoli appesi al soffito, talento e dinamismo: un buon posto per Mike D’Antoni, o Ettore Messina. E’ solo una suggestione, ma chissà.
Ed ora le gare di stanotte.

AIR CANADA CENTER, TORONTO. MIAMI HEAT 91 – TORONTO RAPTORS 99
Se abbiamo fatto bene i conti, ora nell’arco delle 5 partite disputate, gli Heat sono sotto di un punto nei confronti dei Raptors. Una è anche la distanza delle gare vinte, ma conta parecchio: infatti, ora, gli Heat torneranno a Miami e dovranno vincere o uscire dai PO. Stanotte si è sentita, eccome, la mancanza di Hassan Whiteside: il pitturato degli Heat era teneramente indifeso e i Raptors ne hanno approfittato. Hanno avuto, i dinosauri, una prestazione finalmente normale dal Dinamico Duo: Lowry 25-10-6 con 3 rec (9/25 al tiro fa sempre tristezza, ma ce ne dimentichiamo in ragione del fatto che il Subcomandante è stato il caporimbalzista dei suoi), e DeRozan 34-4-2 (11/22 al tiro e 11/11 ai liberi). Nonostante la strada aperta verso il centro dell’area degli Heat, ci è voluta una tripla siderale del Subcomandante per spezzare definitivamente la partita, regalando il +6 con meno di un minuto da giocare. Gli Heat son stati quasi eroici: hanno vinto a rimbalzo, ma la difesa non è più la stessa senza Whiteside. Inoltre, vincere tirando col 40% è speranza che sconfina nell’illusione. Grande gara del rookie Josh Richardson, il solo a stare sopra al 50% con le proprie percentuali (13-3-1 con 3/5 da 3). Wade e Gioran combinano per 12/28, e i dolori iniziano proprio da qui, nonostante l’impegno. Contravvenendo a quanto fatto finora nei PO, Spoelstra ha usato molto la panchina, cercando di dare sostanza alla difesa mantenendo alti il fiato e l’aggressività: in 6 (di solito 3 o 4, ma il quarto con minutaggio irrisorio) si sono alzati dal pino degli Heat, e nessuno con meno di 10′ in campo. Ci ripetiamo: gli infortuni han tlto di mezzo i due centroni titolari, ma i Raptors hanno Biyombo (10+6), gli Heat non hanno nessuno e devono riadattare McRoberts o Haslem.
Serie 3-2 Toronto: si torna a Miami per un match senza ritorno per gli Heat.

ORACLE ARENA, OAKLAND. PORTLAND TRAILBLAZERS 121 – GS WARRIORS 125
Non abbiamo fatto cenno finora al fatto che in questa serie si affrontavano il Coach of the Year eletto dalla NBA (Kerr) e quello eletto da noi (Stotts). L’ufficialità ha prevalso, ma il peso specifico delle due squadre, commisurato al livello di lotta imposto alla serie, ha deto che non eravamo molto lontani dalla verità. Questa Conference Semifinal si è chiusa stanotte: una GRANDE stagione prosegue, una GRANDE stagione si arresta. Bisogna togliersi il cappello davanti a questi Blazers stupefacenti e mai domi. Anche stanotte sono stati per lungo tempo in vantaggio, e ci sono voluti tutto il talento e il mitore stilistico di Klay e tutta la irreale vena di Steph per averne ragione. Il migliore degli socnfitti non è stato il Re (D-Lill, 28-7-7 ma 7/24), ma il suo Paladino (McCollum 27-8-5 con 11/23). Tante volte gli Warriors han provato a staccarsi (o a ricucire un gap anche in doppia cifra): alla fine ci sono riusciti, ma solo all’ennesimo (letteralmente) tentativo, perchè prima c’è sempre stato CJ a mantenere il comando o a non far perdere la scia. Avete presente quando uscite con la vostra ragazza e finite per litigare, e ogni volta che litigate, qualunque sia il posto o il locale, c’è sempre in giro lo stesso tizio, che vi saluta chiedendo “Ciao! Tutto bene?”. Ecco, CJ stanotte è stato così per Steph&Co: sempre presente, irritante, malevolo ed oscuro presagio. Poi alla fine tutto ok, ma..Ma: Klay ha dovuto segnare 33 in 29 minuti (con 13/17 al tiro…irreale, era ovunque, segnava, stoppava, ri-segnava, difendeva) e Steph ha raccolto il testimone nel quarto periodo (29-5-11), insieme a Marreese Speights (5+4). Ecco, proprio il corpulento PF di GS è stato l’uomo del vero break: i Blazers hanno avuto uomini a rispondere ad ogni Warrior, ma contro il flash di Speights, no…quello è stato troppo anche per loro, e la tripla preceduta da canestro su roll di MS son stati il vero pugnale. Infortuni? Sì. Problema agli adduttori per Bogut: uscito ad inizio secondo tempo, non è più tornato, ma avrà un paio di giorni per riprendersi.
Serie 4-1: Warriors alle Conference Finals.