Gara1 delle Finals dell’Ovest finisce con la W di Golden State e del Basket.

Il risultato e i video vi diventeranno presto arcinoti, quindi analizziamo, con il solito stile indie, alcune situazioni particolari.

AMBIENTE. Non il pubblico, uno dei più rumorosi e caldi, come ovvio sia nello Stato che vede quasi due armi pro-capite considerando la popolazione tra 25-55 anni. Ci riferiamo al campo, o, meglio, al campetto. Giocare vs i Rockets è come giocare al campetto quando vi imbattete in un terzetto/quartetto in cui giocano uno che chiama sempre fallo, e un altro che tira di gomito come il Lupo di WallStreet tirava altro. James Harden (41-4-7) ha gli arbitraggi più favorevoli della storia del Basket, più ancora di quelli che negli anni sovietici aveva il CSKA nella sua Lega. Chris Paul dai suoi 188 cm può sgomitare chiunque impunemente. Memorabili due episodi: una gomitata fra le chiappe di KD nel terzo quarto, e nel periodo finale una sequenza-mattanza in cui sgambetta Iggy in contropiede, e nel tentativo di prendergli la palla, che il poveretto era riuscito a tenere più o meno in mano, gli molla una botta sul petto: 2 di Ariza in contropiede il risultato. Tra gli effetti di questo campetto: nel primo tempo tiri liberi 11 a 3 per i Rockets, e 3 personali sia per Dray-G che Iggy, per Houston 3 quelli di Ariza.

TATTICA. Iggy in quintetto per Kerr, che adeguandosi alla smallball di D’Antoni in realtà obbliga (come Stevens con Lue) l’ex Milano a rincorrere. Considerato l’arbitraggio il 56 pari dell’intervallo è pura manna per GS, e puro genio per Steve Kerr. Il progetto difensivo è parzialmente rovinato dai falli di Green e Iggy, ma ha pieno successo con la seconda mossa: mandare in prima battuta KD a marcare Harden. Tanto non difenderà mai davvero sulla Barba: al primo pick’n’roll KD cambia sul bloccante, facendo in modo che, per contrastare Capela, GS abbia un lungo sempre sullo Svizzero; KD se Capela era il bloccante, il difensore designato se Capela aspettava ai piedi del pitturato. Solo lievi fastidi ha portato la contromossa di D’antoni: portare a volte CP3 a bloccare per Harden. Il duello dei coaches è stato vinto dall’ex Arizona U., trovando anche simbolo adeguato in due scelte “gutsy” e parallele, con quella di D’antoni si è risoltasi in disastro. Kerr dopo il riposo ripresenta sia Iguodala che Green, con 3 falli, quando tutti si sarebbero aspettati un’alternanza dei due per proteggerli, almeno nel terzo quarto. D’Antoni fa la stessa cosa con Ariza. Però, per mostrare ancora più grinta, lo lascia in campo anche quando commette il quarto, e dopo pochi secs il giocatore fa il quinto. L’assenza di Ariza è parte della supremazia di GS nel secondo tempo.  La dichiarazione post-game di D’Antoni (“che farò per Gara2? Chiederò a James di farne 55”) è una battuta che potrebbe anche non fare piacere ai suoi datori di lavoro.

COMPRIMARI. Quelli degli Warriors hanno dato un ottimo contributo. Nick Young 3/5 da 3 nei momenti peggiori di GS, Looney ha coperto bene le assenze (falli e riposo) di Green dal parquet. Livingston e West pochi minuti ma positivi. Discorso opposto per HOU, in cui ha brillato solo Gordon (15-5-3, suo il -4 illusorio di inizio quarto periodo). Mbah’A Moute e Tucker (30 pti nelle 2 W di RS per Houston) sono stati disastrosi (1 pto con 0/9); Nenè in 6 mins di campo si è preso 4 canestri in faccia. Il comportamento dei comprimari ha anche un effetto secondario: quello di rendere possibili (o no) i riposi delle Stelle, problema che colpisce soprattutto Harden (esausto: terminato il terzo periodo 12/16 dal campo, ha finito 14/24), dal momento che il gioco dei Rockets prevede palla alla Barba e vedere che succede.

CP3. Belle cifre: 23-11-3, ma, a parte la singolarità dell’inversione rebs/ass rispetto all’ideale, si è trattata di un’altra prova dello scarso feeling tra lui e la post-season: decision-making rivedibile nel quarto periodo (es: mentre Harden riposa conduce l’attacco a due possessi in fila terminati con tripla angolare di Mbah’A Moute: …what?..), nervosismo latente, due liberi sbagliati nel quarto periodo in momenti importanti.

KLAY. Il vero distruttore dei Rockets, oltre al coach, è stato Klay Thompson (28 con 9/18 dal campo, oltre la difesa). Il rendimento di KD (37 con 14/27 al tiro) è stato eccellente, ma la freddezza e l’affidabilità di KT sono state fondamentali nell’infondere sicurezza ai compagni anche quando i Rockets parevano sul punto di decollare.

COMPOSTEZZA. In una gara durissima e arbitrata in maniera rivedibile, ad uscire di testa sono stati i favoriti (dai pronostici e dai refs) Rockets. Ho ammirato la compostezza di GS davanti a molte situazioni che, nel basket delle minors per esempio, avrebbero fatto scattare risse epocali. Uno sforzo psicologico non indifferente, tanto che alla fine gli Warriors avevano sorrisi per la W, ma sorrisi davvero stanchi.

Si rigioca Mercoledì, col fattore campo già ribaltato.