Continua la presentazione delle squadre NBA per la stagione 2019/20.

MEMPHIS GRIZZLIES. Cercate un deposito (discarica?) di small forwards? Eccolo. A MEM hanno messo sotto contratto questa estate Iguodala, Josh Jackson, Jae Crowder, il finto rookie Guduric, il rookie Watanabe: vanno ad aggiungersi a Dillon Brooks, Bruno Caboclo e Kyle Anderson. E’ vero che alcuni possono essere spostati in sg (ruolo in cui i Grizzlies hanno solo il discutibile Grayson Allen) ed altri in pf, ma sono 8 uomini che non formano una vera sicurezza nel ruolo, avendo ognuno precisi limiti dall’età al talento, in attacco o difensivi. Sono corti sia a livello di regia che nel pitturato. La pg potenziale stella, il rookie Ja Morant ha tutto da dimostrare ancora, e Tyus Jones è un talento con precisi limiti fisici arrivato in saldo dai T’Wolves, dove han deciso di smettere di puntare sulla sua esplosione dopo 4 anni non eccezionali. Sottocanestro, pur non abbondando di personale, MEM trova forse le garanzie migliori con il centro lituano Valanciunas e aspettando miglioramenti significativi dal secondo anno di Jaren Jackson, che ha ben impressionato da rookie ma senza starreggiare, complici anche piccoli ma frequenti infortuni. Anche il coach è nuovo: Tyler Jenkins appena arrivato dopo aver fatto da assistente a Budenholzer nei Bucks. E’ un patito del basket studiato tramite gli analitics: più che studiare non potrà fare in un’annata che pronostico davvero dura per la franchigia della città che ha dato i natali a Vincent Askew. Data anche l’assenza quasi drammatica di veri tiratori perimetrali (Crowder è ok ma streaky, Allen….bah…) sarà una formazione a trazione difensiva, tra i pregi riscontrabili per esempio il fatto che con Josh Jackson in campo lo scorso anno i Suns concedevano solo il 52.5% nei tiri dentro al pitturato, una percentuale battuta, tra rookies e sophos, solo dalla presenza in campo di Antetokounmpo (i Bucks 2014 concessero solo il 51,6% con lui sul parquet).

 

CHARLOTTE HORNETS. Gli Hornets sono una formazione che faticherà in maniera impressionante a segnare: non per una questione di gioco, ma proprio per problemi di mani petrose. Il Batum visto in North Carolina non è parente di quello spesso ottimo che giocava a Portland, e nemmeno di quello episodicamente ottimo che gioca con la Nazionale Francese: in 4 anni non ha mai tirato meglio del 45% dal campo e del 39% da 3, ed entrambi i dati vengono dallo scorso anno, quando ha sparato pochissimo finendo sotto la doppia cifra di media (9.3 ppg). Inoltre pare fisicamente più vecchio dei suoi 30 anni. Altro sparatore storto e in aggiunta indiscriminato: Malik Monk. Nome fantastico, ma giocatore irrazionale come pochi; sia da rookie che lo scorso anno ha tirato ogni volta che aveva la palla in mano: 7 tiri/gara su 14 mins (36% di cesti) di campo sono diventati 8 per 17 (38%) la scorsa stagione, ritmi da Kobe senza compagni di squadra. I punti di ancoraggio saranno Terry Rozier e Miles Bridges. Bridges dopo un inizio non eccezionale ha raddrizzato brillantemente il suo rookie-year a partire dalla pausa All-Star Game; Rozier è un’addizione molto più importante di quel che si pensi: è una delle poche pg ad aver aumentato ogni anno il proprio rating assists/perse, giungendo a un 3.75 che lo colloca al posto 11 tra i play della NBA…purtroppo il tiro è ondivago, solo 170mo tra i 178 giocatori NBA con almeno 500 spari in stagione. Coach Borrego per me è ottimo, ma dovrà fare i conti con l’aver perso i due principali finalizzatori: Lamb e il miracoloso Kemba Walker, impossibile da rimpiazzare.