Posto 7 del Power Ranking per Blazers ad Ovest e Heat ad Est.

PORTLAND TRAIL BLAZERS. Reduci dall’aver distrutto e costretto al rebuilding OKC negli scorsi Playoffs, i Blazers cominceranno la stagione con un ranking fuori dalle prime 4 dell’Ovest a causa della competitività della Western Conference e di alcuni problemi di line-up. Il reparto lunghi è il centro del problema: Nurkic è ancora fuori con la gamba rotta, lo sarà fino a Febbraio, per rimpiazzarlo è arrivato da Miami Hassan Whiteside, che è un lungo del tutto diverso; molto meno tecnico, più stoppatore, in generale sembra meno adatto al gioco di coach Stotts. Kanter è andato a Boston, al suo posto è arrivato Pau Gasol, che al momento è ancora in bacino di carenaggio ma dovrebbe tornare per la prima della stagione. In generale molto è sulle spalle del terzo anno Zach Collins. I numeri difensivi, stoppate soprattutto, sono buoni ma deve restare in campo: la gestione dei falli non può essere quella sempre vista nei suoi due anni di NBA, ovvero assai distratta e spesso diretta al fouled out. In attacco dovrà ritrovare la propensione al tiro da 3: nella specialità è andato molto meglio al suo primo anno che la stagione scorsa. Tra pitturato e perimetro Portland ha perso anche Aminu e Harkless, che erano preziosissimi per difesa e duttilità, ed anche il playmaking aggiunto di Evan Turner: questi giocatori sono stati rimpiazzati da altri 3, tra i quali uno solo ha le stimmate del primo livello…o quasi, Kent Bazemore. The Baze stava marcendo nella ricostruzione di Atlanta, per lui è molto positiva l’aria di Portland: difesa e triple sono il suo pane, ma è uno solo. Hezonja non ha ancora dimostrato di poter agire efficacemente né da sf né da pg nella NBA; Tolliver è un buon triplista con sporadici lampi di eccellenza, ma resta uno di secondo piano. Per un altro anno i Blazers saranno tutti sulle spalle di Dame e CJ, che da soli valgono i Playoffs: per arrivare alle Conference Finals però ci vorrebbe altro, a cominciare dal ritorno alla piena passata efficienza di Nurkic, cosa sperabile ma non garantita immediatamente (cfr. i tempi di pieno recupero di Gordon Hayward).

 

MIAMI HEAT. Hai uno dei soli 6 allenatori NBA di questa stagione ad aver vinto un Anello. Hai preso uno dei pezzi pregiati del mercato, che arriva anche a coprire la maggior lacuna dello scorso anno. Hai liberato il roster da due equivoci ormai insopportabili. Hai in squadra uno che mira a non morire mai, e si ripresenta dopo il terzo (a mia memoria) annuncio di “definitivo” ritiro. Eric Spoelstra è uno dei migliori e meno pubblicizzati coach, uno che ha saputo allenare e tenere in riga LeBron James senza venirne deprezzato/umiliato/scarnificato. Jimmy Butler è arrivato a fornire panieri ai Miami Heat, che dopo la fase LeBron hanno sempre avuto problemi di scoring. Se ne è andato D-Wade, che era icona della franchigia ma con la sua ingombrante e non più tanto efficace presenza ha fatto buttare via due anni dopo che Dragic, mentre Wade era ai Cavs, aveva saputo dare la propria briglia alla squadra. Anche Hassan Whiteside ha lasciato la Florida: il basket “da Steph in poi” lo ha fatto diventare improvvisamente in centro obsoleto, mobile ma non abbastanza + senza tiro da fuori + quindi non basta essere grandi stoppatori. Dalle due partenze gli Heat hanno solo guadagni. Saranno una formazione che abbonderà in triple: non solo Dragic e Jimmy Butler, ma anche gli stretch pf/c Olynyk (che sta recuperando dall’infortunio che gli ha fatto saltare i Mondiali col Canada) e Meyers Leonard appena arrivato da Portland; tale propensione è confermata anche dall’aver dato un (coraggioso) contratto a Ryan Anderson, che a mio modo di vedere sarebbe stato pronto per la lega cinese. Adebayo è il centro atletico e saltatore, mobilissimo e in grado di cambiare sulle pg, cosa che Whiteside non era in grado di fare. Lo Highlander è Udonis Haslem (se gli Heat rispettano il mio PowRank compirà 40 anni durante i PO), cui ormai lasciano carta bianca per riempire la data di fine contratto, tanto lo conoscono e sanno che non esagererà con i soldi a suo titolo. Il punto più debole degli Heat parrebbe essere nel cambio di Dragic, perché Herro sembra un ottimo rookie ma non è molto pg e Dion Waiters non lo voglio nemmeno immaginare in cabina di regia. Le ali sono garanzia: James Johnson e Justise Winslow non sono All-Star ma solidissimi, così come lo high-flyer Derrick Anderson non fa mai mancare i voli. Dato il monte stipendi assai alto (quarto della NBA) la stagione è chiave sia per la franchigia che per Dragic, che è all’ultimo anno di contratto; potrebbe anche aver nostalgia di casa, o di Doncic…..Heat, Real Madrid o Mavs?