Cinque gare nella notte NBA, con un paio di sorprendenti sconfitte: quella di Memphis a Detroit e quella degli Spurs al MSG.

THE PALACE, AUBURN HILLS: MEMPHIS GRIZZLIES 95 – DETROIT PISTONS 105
Dati alla mano, l’addizione di Reggie Jackson a Febbraio era stata una delle meno produttive ed infatti Detroit prima di stanotte era a 10 sconfitte in fila. RJ (23-2-20) contro i Grizzlies però ha contribuito in maniera determinante ad interrompere la serie di ko. Il quarto periodo è stato decisivo, con una serie di triple che hanno prima annullato il piccolo vantaggio di Memphis, poi hanno creato quello dei Pistons. Partita dell’ex (in realtà Detroit è la sua casa, la casa dei suoi trionfi) per Tayshaun Prince (11+5). Migliore per Memphis Jeff Green (21+5).

MADISON SQUARE GARDEN, NY: SA SPURS 100 – NY KNICKS 104
Anni fa, dopo la sconfitta della sua squadra del cuore, prima in classifica, contro l’ultima del campionato, un amico mi scrisse un sms: Il basket è morto. Sulla linea dell’ironia potremmo ripetere quel testo dopo la sconfitta degli Spurs al Madison di NY. In realtà ci sono notevoli colpe di San Antonio in questa sorprendente sconfitta, e alcuni meriti dei Knicks, primo tra tutti il carattere. Le colpe Spurs: tutti i giocatori, negli ultimi 11 minuti (6 finali dei tempi regolari e 5 del supplementare) hanno commesso almeno un errore costoso. Splitter: spesso in terza fila a rimbalzo, lasciando che Amundson, Aldrich e Smith prendessero rimbalzi offensivi capaci di caricare i Knicks e il pubblico. Duncan: libero sbagliato del possibile 101 pari, palla gettata al vento a 16 secondi dalla fine dell’OT. Belinelli: piede sulla linea che ha reso da due il tiro del possibile 97-94 Spurs a un minuto dalla fine dei regolamentari. Parker: errori al tiro e ai liberi (14-22 per Tony dalla linea della carità nelle ultime 5 partite…). Danny Green, inguardabile. Leonard, 2 liberi importantissimi sbagliati, uno nel tempo normale, uno nel supplementare. San antonio è 1-6 nelle gare finite oltre il minuto 48: qualche colpa Pop e Messina l’hanno per forza. Per NY una W di prestigio, che rende contenti i nuovaiorchesi tifosi di basket e si ispira, per il clima da hero effort, alla entrante rumba del Torneo Finale NCAA. Hanno lottato, e si sono affidati a un buon Galloway (22 pti, massimo in carriera), un nanerottolo convinto di essere almeno 2.05 e devoto profeta dei tiri deep two. Hanno contribuito anche i lunghi: Bargnani ha preso 10 rimbalzi e segnato 16 punti, e addirittura è stato visto arrabbiarsi con se stesso dopo un jumper fallito nell’OT; Smith e Aldrich hanno combinato per 14+12. I due grandi eroi sono stati però il dinoccolato Shved (21-3-7, con 3 recuperi), che ha sparato tiri assurdi ma anche realizzato liberi decisivi, e soprattutto il lungo Amundson (12+17). Coach Fisher ha applicato una regola vecchia come il mondo: metti un fabbro in campo e digli di randellare senza giudizio, perché se ti va bene gli arbitri non fischieranno tutto e il vantaggio sarà notevole. Così è accaduto: senza voler diminuire il valore dell’ex Suns, Amundson ha picchiato duro venendo sanzionato circa un quinto delle volte, per la disperazione di Timoteo.

TOYOTA CENTER, HOUSTON: ORLANDO MAGIC 94 – HOUSTON ROCKETS 107
Non è che il cambio di allenatore abbia di molto modificato l’essenza dei Magic: una squadra giovane, di molto talento e di poca, almeno per ora, efficacia. Anche contro Houston sono stati in vantaggio, ma appena vistisi presi e superati hanno mollato, tanto che i 13 punti di scarto sono maturati nei conclusivi 4 minuti. Serata sotto il riflettore per Oladipo (29-4-3 con 4 recuperi e nessuna persa) da una parte e Motieiunas (23-7-4) dall’altra, con Harden più silenzioso del solito complice anche un 4/14 al tiro e un brillante Brewer (13-12-3).

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS: MILWAUKEE BUCKS 84 – NO PELICANS 85
I Pelicans sono partiti 15–0, con Milwaukee scoreless per 5:45 prima di una tripla di Ilyasova (15+8). Nel frattempo MCW (6-2-4, 2/12) era stato panchinato da Kidd dopo nemmeno 4 minuti, lasciando il posto a Bayless(14-8-5). Questa partita, tuttavia, è stato un continuo scambio di parziali: primo e terzo quarto +11 e +10 Pelicans, secondo e ultimo quarto +13 e +7 Bucks, che arrivano dunque corti e cominciano a preoccuparsi. Sono infatti alla ottava sconfitta nelle ultime dieci, e il loro vantaggio sul settimo posto, che era di circa 7 partite, si è ridotto a tre e mezzo, e potrebbero, continuando così, finire nella rissa per partecipare alla postseason. In poche, banali, parole: il cambio che ha allontanato Knight verso Phoenix e portato a Milwaukee MCW non si sta rivelando efficace nell’immediato. In generale, grande prova della front-line dei Bucks e pessima del back-court, in cui si salva solo il veterano Bayless. Venendo ai Pelicans, hanno avuto una insolita notte da pistoleri da Asik (16+11) e Pondexter (18-7-2), mentre, pur in doppia-doppia (20-12-4 con 3 stoppate), Davis ha tirato solo 6-18. Con questa W, NO torna davanti ad OKC per l’ottavo spot della Western Conference.

STAPLES CENTER, LA: CHARLOTTE HORNETS 92 – LA CLIPPERS 99
Torna dall’infortunio al gomito due giorni fa, compie gli anni il giorno dopo e domina stanotte: grande trittico per Blake Griffin (19-11-4), che è stato il vero uomo non marcabile per gli Hornets. Charlotte vende cara la pelle, ma la spuntano i Clippers, interrompendo la mini serie negativa di due sconfitte. JJ Redick segna 22, e nei Velieri, causa infortunio a Matt Barnes, si vede in quintetto Turkoglu, che però giocherà solo 6 minuti. Ancora fuori anche Crawford in questi Clippers non proprio in salute. A Charlotte si è dosato ancora il recupero di Kemba Walker (24 minuti, 15-3-2)), e potrebbe avere un futuro il quintetto con lui e Mo-Will (18-4-8) insieme. Situazione playoffs ancora aperta per gli Hornets: anche se ora sono decimi, il settimo posto è solo ad una partita di distanza.