Mancava Klay Thompson al conto delle prestazioni fuori dall’ordinario nei Golden State Warriors: stanotte è arrivato.

Cominciamo quindi questo recap con la gara dei GS Warriors, alla terza di una trasfertona ad Est che li ha portati a Chicago. Al cospetto della statua di Jordan, Klay ha imbucato 52 in 27 minuti, stabilendo anche il nuovo record per triple segnate in singola gara: 14. Su 24. Molto più dei 52 è questo il dato stordente della sua prestazione: tolti 3 di essi, ogni minuto passato in campo ha visto Klay sparare una tripla. Bisogna avere non solo la squadra, i compagni e l’allenatore giusto, non solo il talento: anche la testa, la confidenza, la superbia che confina con la supponenza, per fare una cosa del genere. Gli Warriors hanno tirato dal campo col 55% e da 3 col 53%, at the half erano 92-50 e Klay a 36. I Bulls sono stati accompagnati, una volta che Thompson aveva tabilito il record, verso una fine dignitosa dall’utilizzo prolungato della panchina da parte di GS: dal pino californiano sono emersi benissimo la novità dell’anno finora per coach Kerr, Alfonzo McKinnie, ala di 203 cm undrafted 2015 con molto tempo speso nella G-League dei Raptors e nativo proprio di Chicago (19+10 con 4/6 da 3) e il solito soldatino Quinn Cook, mentre Steph in mezza partita ha registrato 23-5-8 con 3 rec. Di Chicago non si può dire nulla, se non che hanno scampato un’umiliazione che sarebbe rimasta negli annali. Ad Est c’era anche la sfida al vertice tra le imbattute Toronto e Milwaukee, derby tra le due città forse più gelide della NBA. Subito il giallo: coach Nurse (nome curioso dato che parliamo di infermeria) ha detto che non c’erano programmi di far riposare Kawhi nei back-to-backs, ma di fatto Leonard è rimasto a sedere rendendo meno significativo il confronto. E’ stata proprio una brutta mossa perchè evidentemente generata dal fatto che lo Pterodattilo Greco dei Bucks era stato messo, dopo la botta dell’altra notte, nel famigerato concussion protocol che ormai regna sovrano dopo le testate pesanti. Si giocava a Milwaukee e i Bucks hanno dominato: dopo un iniziale equilibrio, dalla fine del primo quarto non è esistita più storia: forse sconcertato dal comportamento di Kawhi, il Subcomandante Lowry ha giocato una delle peggiori della sua carriera al tiro (9-6-15 con 0/9 da 3 e 3/14 totale), mentre 7 Cerbiatti andavano in doppia cifra (Ilyasova 19+10 e Dante “Bob Sura” Divincenzo 12-8-2). Risultato e situazione sorprendente la W dei Kings in casa dei Miami Heat: nessuno poteva pronosticare SAC con record vincente (4-3) a nessun punto della stagione. Invece la Giovane Volpe, coach Joerger, forte della esperienza costruita in anni e anni di Minors e D-League, sta tirando fuori il meglio del meglio dal limitato talento a sua disposizione. Subiscono tanto ma segnano tanto (120 e 118) e sono già a 2 W su 4 trasferte. Ci aspettiamo prima o poi la fine dell’incantesimo, ma per ora giù il cappello per SAC. Stanotte hanno tramortito Miami con un terzo periodo perfetto offensivamente: 43 e +11 che verrà ben difeso (123-113 finale). Nei Kings Willie Cauley-Stein (26+13 senza triple) sta giocando la miglior stagione della carriera ed è assistito di solito da De’Aron Fox (20-4-8 ma ben 6 perse), cui si è aggiunto stanotte non Bielica ma Buddy Hield (4/6 da 3, 23-8-5 con 3 rec e 1 stoppata); a Miami grande arrabbiatura per coach Spoelstra, bella ma contraddittoria prova di Hassan Whiteside (16+14 con 2 rec e 5 stoppate, ma anche 6 perse) e Wade è alla terza gara su sei in cui tira al 30% o meno (2/10 stanotte) e quando gli Heat subiscono di solito lui è in campo. I Lakers hanno perso dai T’Wolves-polveriera. In attesa di sapere quale sarà il destino del locker più radioattivo della NBA bisogna registrare che Jimmy Butler sarà un rompiscatole, ma le vince lui. Stanotte ha infilato il pugnale definitivo, sfruttando anche il fatto che LA ha problemi di leasdership nei finali. Il che è strano considerando che LBJ gioca per loro, ma si sa: la sovranità del Prescelto è sempre un po’ troppo emozionale, oscillante tra la voglia di dominare e la vergogna del farlo troppo duramente. E’ davvero singolare la permeabilità emotiva di un uomo, un atleta, che fisicamente può dirsi al limite dell’indistruttibile. Come conseguenza, i giovani leoni che accompagnano James sono sempre sul confine, incerti tra l’aiutare James e la paura di aiutarlo troppo togliendogli spazio e visibilità. Oltre ai problemi tecnici e tattici (difesa non impermeabile, trepuntistica non eccezionale) serve anche un sostegno tipo terapia di coppia, ma per 10 (i LAK al momento impiegati nelle rotazioni di coach Walton). In ogni caso: LeBron 29-10-8 con 2 rec e 2 stoppate ma 5 perse, Ingram 24-5-2 con 3 stoppate ma 4 perse, Rondo dal pino 13-6-8 ma 4 perse, e con le perse dei Lakers si conta fino a 18, troppe per vincere; Minnie ne ha perse 14, non poche ma le 4 in meno si fanno sentire in una gara dal punteggio stretto, aggiungendo i 25-16-6 con 4 stoppate di KAT e i 32-6-4 con 6/7 da 3 di Jimmy-B: significativamente i due rivali dello spogliatoio sono i soli tra gli starters dei T’Wolves ad avere un plus/minus personale (+5) superiore allo scarto finale tra le due squadre (124-120). I Knicks si sono aggiudicati il secondo derby di NY dell’anno 115-96 con 25-5-8 di Hardaway Jr.; a Indianapolis contro i Blazers sconfitta casalinga dei Pacers che hanno subìto la crescita esponenziale di Zach Collins (ricordate: il nuovo Sceicco Bianco: 17+3 con una stoppata e 7/10 al tiro), e a Philadelphia facile W dei Sixers sugli Hawks: Simmons 21-12-9 con (stranamente) 5/5 ai liberi. Ecco dunque il momento del supplementare quasi canonico ormai: giunto da San Antonio, dove i Mavs hanno costretto gli Spurs a giocare 53 mins per vincere. Due uomini per ogni squadra per raccontare la W e la sconfitta. Luka Doncic (31-8-4 con 11/18 al tiro, ma anche 6 perse): che sia già il padrone dei Mavs è evidente. Lo dicono gli occhi con le stelline come nei cartoni animati quando Nowitzky e coach Carlisle parlano di lui; lo dice l’autorità di cui è insignito in campo: chiama il p’n’roll come faceva al Real o fa nella Slovenia; lo dice il modo in cui a volte è ignorato da alcuni compagni (i più giovani, i più minacciati, per così dire, dal talento sloveno; in particolare Finney-Smith e Smith Jr. che di Dallas è la pg titolare, ma priva di bacchetta del direttore d’orchestra). Stanotte secondo half da 22 pti per Doncic, di cui 14 nel terzo periodo, quello in cui i Mavs hanno avuto il loro max vantaggio (+7); è stato ignorato nell’OT fino a meno di due mins dalla fine quando la gara era già scappata ma dalla sua mano (2 liberi e assist per Barnes) sono usciti i primi 4 pts dei Mavs nel tempo extra. Wes Matthews (3/10, 0/4 da 3, 2 perse), massacrato in difesa sia da DeRozan che da Rudy Gay: sulla sua testa sono stati segnati i ptimi 9 pti di SA nel supplementare (un libero di Gay e 4 panieri di DMDR); Wes figlio di Wes è fisicamente ormai pronto per l’Eurolega, ma: 1-non lo ammetterà mai e 2-dovrebbe davvero ridurre di molto il tenore del contratto (in scadenza, è conscio di non essere più quello di prima ma passare da 18 MM a massimo 3 pare davvero troppo). Marco Belinelli: ha guidato il riaggancio nel momento peggiore degli Spurs con 13 pti tra secondo e terzo periodo comprese due triple consecutive molto importanti. Rudy Gay (15-11-4 con 6 rec che quasi annullano le 7 perse): al di là dei 34 di DeRozan, è lui l’eroe della W, anche perchè nella gara precedente era stato tolto dal quintetto come messaggio per la scarsa difesa. Messaggio ricevuto. Infine, lo scontro al vertice o quasi della Western Conference ha visto prevalere i Nuggets in casa (116-111) vs i Pelicans, che però erano privi di due starters, e uno di essi era Davis: problemi al gomito della mano di tiro per lui, alla caviglia per Elfryd Payton, entrambi generatisi nella rocambolesca W di 4 giorni fa v BKN. Stanotte il miglior Pellicano è stato Randle (24-8-6). Denver invece è volata di squadra, trovando 6 uomini in doppia cifra e la solita doppia-doppia di Jokic, anche se contenuta: 12+10. Tegola: Will Barton si è davvero strappato i muscoli adduttore e tensore del fianco destro: operato, ne avrà per almeno due mesi.