Nove gare nella notte NBA, ha giocato (male) anche il Beli, e ha perso.

Contrariamente a quello che si pensa e ai tanti luoghi comuni che circolano indisturbati, la NBA è una lega in cui difesa e fisicità dei contatti segnano nettamente sia il percorso sia la differenza tra chi può starci e chi non può. Tra le gare giocate abbiamo dunque scelto di privilegiare quelle in cui, giustamente, è stata usata la frase: la parola alla difesa.

TOYOTA CENTER, HOUSTON. MEMPHIS GRIZZLIES 110 – HOUSTON ROCKETS 105
Discorso di metà partita di coach Fizdale alla squadra nel locker. “Guardiamoci in faccia. Guardatemi in faccia. Dobbiamo essere onesti: nulla di quello che abbiamo fatto finora può essere chiamato: sforzo. Dobbiamo tornare in campo e produrre gli sforzi che siamo capaci di fare. Dobbiamo difendere, con intelligenza, e attaccare, con intelligenza”. Probabile che non fossero i 13 punti sotto a preoccupare l’allenatore dei Grizzlies, quanto l’atmosfera da scampagnata che aveva pervaso i suoi fino a quel momento. Sicuro, anche, che, fatti un paio di conti, Fizdale avesse compreso che quel -13 era una manna , dato il non-sforzo profuso dai suoi, e che bastasse giocare come al solito per ribaltare il risultato. Detto, e fatto. Houston, nel primo tempo, aveva tirato col 58%: nel secondo tirerà col 26%, segnando solo 41 punti nel secondo half. I Grizzlies, rinnovato il patto di acciaio col proprio coach, sarebbero rientrati in campo spiritati, e avrebbero trovato anche il modo per infilare ben 110 punti, cosa assai insolita per loro: ma ricordando anche lo scherzetto giocato una decina di giorni fa ai GS Warriors, più o meno con lo stesso tipo di partita e sempre in rimonta, possiamo anche mettere il segnale ALERT per avvertire chi incontrerà Memphis nei PO. Questi ragazzacci, quelli che ti ridono in faccia quando dentro di te pensi di averli battuti, hanno sempre grinta, sempre difesa…se ora scoprono di poter battere con una certa costanza i top-team del West….beh. 5 in doppia cifra per i Grizzlies, e 3 vengono dal pino: Z-Bo a 16+12 non è una novità, James Ennis il Tuttofare ha aggiunto 12+6, ma quello che sta scalando posizioni nel ruolo “se la mia vita dipende da una tripla, a chi la faccio tirare?” è Troy Daniels (13-3-1), che stanotte, a circa 100 secs dalla fine, ha infilato il tiro da 3 che ha dato i punti 3-4-5 di vantaggio a Memphis. Infilato da un metro dietro l’arco, era il suo terzo centro da lì su 6 tentativi: il ragazzo ha il 42% in carriera dalla lunghissima distanza, e, nelle ultime 5 partite, per tre volte ha tirato da 3 al 50%, per due volte al 25%….indovinate quando sono arrivate le tre W dei Grizzlies in quelle 5. Il suo +15 di plus/minus è il migliore tra i suoi, superiore persino al migliore in campo, Tony Allen, che non ha solo risposto all’appello difensivo, ma ha anche scritto 22-4-3 con 9/9 da 2 e un solo tiro sbagliato, una tripla. Houston è rimasta preda della propria leggerezza: quello che di solito è un pregio si trasforma in difetto quando le gare si fanno sporche, tirate, con basse %. Per fare strada nei PO Mike D’Antoni dovrà correggere questo punto debole. Nel frattempo per consolarsi ha sempre un record che sfiora il 75%, e un gruppo di giocatori che, anche in serata non brillante, è capace di mandarne 6 in doppia cifra e un settimo a 9.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. BOSTON CELTICS 103 – ATLANTA HAWKS 101
I Celtics finora avevano accumulato più sconfitte che vittorie contro squadre con record vincente: il dato è ancora negativo (9-11), ma la W di stanotte vs gli Hawks potrebbe essere un grande segnale di inversione della marcia. Gara dai mille motivi: il primo ritorno di Al Horford nella città dove ha svolto tutta la carriera prima del trasferimento a Boston; poi la rivalità da sempre accesissima tra le due franchigie, rinfocolata dalla eliminazione nei PO dello scorso anno subita dai Celtics ad opera dei Falchi, in una serie dal gioco durissimo e dalla intensità parossistica; infine il risultato poteva avvicinare gli Hawks a Boston per la lotta al terzo posto di Conference, che invece è ora distante 2 gare e mezzo. La gara, nel suo svolgersi, è stata la storia di una lunga difesa, durata 20 minuti. Il tempo in cui Atlanta ha metro dopo metro rimontato il distacco preso dai Celtics: + 20 a inizio terzo quarto. Erano ancora +10 a 5’ dalla fine, ma Boston era giunta in Georgia ancora priva di Avery Bradley, elemento determinante, e aveva sofferto che il suo sostituto fosse un Marcus Smart monodimensionale (solo difesa, e 2/13 in attacco). Per quasi tutta la gara il miglior Celtic era stato Kelly Olynyk, (26-8-3, career high in trasferta per lui), ma chiaramente non poteva bastare, perché gli Hawks, pazienti, rosicchiavano punti a Boston, contando sulla stanchezza che il roster ridotto faceva scontare ai ragazzi di Stevens, e anche sul fatto che le % fenomenali dei biancoverdi nelle triple dovessero prima o poi calare. Cosa puntualmente avvenuta, e allora Millsap (23-5-6), Hardaway jr (23-2-2 con 3 rec, continuando a stupire per questa sua nuova vita da giocatore NBA vero) e il carneade Delaney (pg di riserva, rookie atipico di 27 anni, 17-4-6 con 3/3 da 3) potevano agganciare la parità a 101 con 25 secs da giocare. Qualche mattone utilissimo (2 triple e 5 rimbalzi) era stato portato anche dal neo arrivato (nello scambio con Korver) Dunleavy jr: la rimonta era stata condotta senza Schroeder e senza la Barbie, entrambi panchinati da Budenholzer per pura disperazione. Nel quarto finale, l’unico Celtic ad opporsi alla rimonta è stato, come sempre, il Re del Quarto Periodo: Isaiah Thomas, sul quale bisognerà iniziare a fare pensieri per nulla sconci o illeciti dal titolo “corsa al MVP”. Il nanerottolo (28-4-9) è infatti decisvo come pochi per la propria squadra, e, per fare un esempio, ha più punti nel quarto periodo del tanto celebrato Westbrook, e da stasera lo ha decisamente distanziato anche nella capacità di infilare i tiri che vincono le partite, cosa che a RW non riesce praticamente mai. Infatti, eravamo rimasti al 101 pari: palla ad IT4, che sfida il cambio, sfida il nuovo difensore, tira dai 5 metri e la infila. Tutti a casa, è Isaiah time.

TARGET CENTER. OKC THUNDER 86 – MINNESOTA T’WOLVES 96
Fare tripla-doppia ma metterci anche 10 perse e 7/31 al tiro (di cui 1/10 da 3) non è viatico di vittoria. E’ Russ-ball di quello dannoso. Proprio quello mostrato da Westbrook vs i Lupacchiotti che, guarda un po’, ne han vinte 3 in fila. Mai successo in stagione finora. Anche loro han vinto grazie alla difesa, e almeno stanotte si è vista la mano di coach Thibodeau. Oltre che delle mattane di Westbrook, la sconfitta di OKC è figlia nche della grande difesa dei T’Wolves nel secondo tempo: hanno costretto i Thunder a soli 36 punti, equamente divisi nei due quarti finali. Nella lotta tra muscoli che stanno imparando la tecnica (Adams) contro talento cestistico puro (Towns) ha vinto, anzi: dominato, il talento puro. KAT ha letteralmente annichilito il Neozelandese. 29-17-1 con 2 rec e 3 stoppate per il ragazzo da Kentucky U. mentre il fratello della campionessa olimpica Valerie si è fermato a 5-5-1 con 2 rec. Wiggins ha aggiunto 19 pti, Rubio 14 pti e 14 assists. E per la prima volta nella stagione hanno difeso tutti, tutti nello stesso momento. Ora anche loro sono tornati in gioco nella corsa al ribasso per l’ottavo posto ad Ovest.

Nelle altre gare: brutta partita di Belinelli nella sconfitta di Charlotte (crisi: è la quarta sconfitta di fila) contro Philadelphia (miracolo: 3 W consecutive e 5 vinte nelle ultime 7) di Embiid (24+8); i Cavs (LBJ 16-2-15) vincono la prima della loro finora infruttuosa gita ad Ovest, battendo Sacramento (DMC 26-8-11); Utah seppellisce Detroit sotto 33 punti di distacco e il trio-H dei Jazz (Hill-Hood-Hayward) combina per segnarne 69; Portland si fa sorprendere in casa dai Magic che hanno avuto 30+10 da Vucevic; dopo 3 quarti equlibrati in cui BKN era rimasta sotto solo di 1, i Raptors hanno sfoderato un quarto periodo da 42-24 a chiudere la pratica Nets; i Bucks subiscono rimonta ma non sorpasso dagli Heat e vincono grazie a 19-8-6 dello Pterodattilo Greco.