Prima di tutto: come mi mancava!

Svegliarsi ad orari capovolti, trascinarsi verso LeaguePass in condizioni pietose mentre il gatto mi guarda perplesso: la NBA è ricominciata!!

Due gare subito tirate, risolte da un ultimo tiro da 3 che in entrambi i casi NON è entrato, una godibile l’altra meno. Quella meno, il derby di L.A. tra Lakers e Clippers, lp è stata a causa di un problema che nella NBA sta crecendo a dismisura negli ultimi 4 anni, dalle FInals 2016 in avanti: il problema arbitrale. Tanto più scottante, la questione, dal momento che ci sono franchigie (HOU su tutte, ma un po’ annche i Lakers) che contano su viaggio frequenti alla linea per fare strada. Ma non è solo la qualità delle chiamate a portare i refs al centro dei riflettori: anche la durata delle gare è fuori controllo. LAK vs LAC è durata più di 3 ore, tra Instant Replays, proteste, spot e tutto il resto: il padre della globalizzazione NBA, il compianto David Stern, negli anni ’80 dava premi in denaro ai refs che, mediamente, riuscivano a tenere più corte le partite, e secondo lui la durata ideale era di 120-130 mins. A maggior ragione in regime di COvid, quando gli spettatori sono assenti dalle arene e non han bisogno di tempo per andare a comprare cibo e bevande, sarebbe auspicabile una maggior compattezza.

Il derby di L.A. si apriva con alcune sorprese tutte di marca ClipperTown: giocavano sia Kawhi che Beverley, erano fuori Lou Willimams (si sapeva) e Montrezl Harrell. I Clippers sono 13-2 quando hanno schierato insieme George e Leonard (avvenuto) e contemporaneamente non avevano altri assenti importanti (non avvenuto): hanno tenuto ben testa ai Lakers, che si sono potuti godere un occhio di estremo riguardo concesso dai refs a Davis. A fine primo quarto AD aveva 6 tocchi in post basso, con due panieri a 4 errori, e 1/2 da fuori: in nessuno dei 5 errori al tiro aveva avuto una chiamata arbitrale a favore, MA aveva tirato 10 liberi, segno che la difesa dei centri dei Clippers era stata massacrata dall’arbitraggio, con il povero Zubac sanzionato ad ogni respiro. I Clippers possono anche lamentare una non chiamata sospetta sull’ultimo tiro da 3 di PG13, che poteva vincerla. Se esaminiamo i liberi tirati da Leonard e Davis, troviamo che insieme han tirato dal campo 35 volte per 30 lunette; stesso controllo su LeBron+George e troviamo 36 tiri ma solo 6 lunette. E’ qui il nodo del problema, al di là delle chiamate singole: ci sono giocatori, anche Harden per esempio, che vengono letteralmente eletti ad intoccabili, macinando liberi a getto continuo, quando altri non meno talentuosi vengono più o meno ignorati (ho fatto l’esempio di LBJ e George, ma casi che sono stati rilevati anche negli uffici NBA sono Tatum e Ingram). In ogni caso, sempre apprezzabile lo sforzo di James nel gestire compagni non eccelsi (brilla stanotte Kuzma con 16+7 e 4/7 da 3), mentre colpisce la mancanza di un vero attacco organizzato nei Clippers: Doc è un ottimo gestore, meno come tattico.

L’altra gara ha visto Nola perdere di due vs Utah dopo esser stata sopra anche di 16. Il voltafaccia nel quarto periodo: Utah tirava su le % di tiro (chiude al 44% dopo aver iniziato il quarto periodo sotto al 41), e Nola le smarriva (2/12 negli ultimi 5 mins). Non banale che il declino dei Pelicans sia arrivato in assenza di Zion, che evidentemente è ancora in regime di minutaggio calmierato, ma ha fatto davvero bene con pochissimi tocchi (13 con 6/8 i 15 mins, ma no rimbalzi). Per i Jazz ottimo quarto periodo di Mitchell (10 in fila per portare vanti i suoi, 20 con 14 tiri soltanto alla fine) e buon Gobert (pare meno ostracizzato dai compagni, 14+12 con 3 stoppate): nel finale i Pelicans non vedevano il paniere anche per merito suo. Peccato che Nola non sia riuscita a premiare la gran gara di JRue Holiday (20-5-4 con 3 rec e 2 stoppate per me Defensore dell’anno) e peccato che Melli sia stato irrilevante se non dannoso.