L’estate NBA porta con sé anche l’allestimento di TeamUSA in vista delle Olimpiadi di Rio.

Abbiamo pubblicato a suo tempo l’elenco dei convocati, rivediamolo.
PG: K.Irving (Cavs) + K. Lowry (Raptors)
SG: K. Thompson (Warriors) + D. DeRozan (Raptors)
SF: C. Anthony (Knicks) + J. Butler (Bulls) + H. Barnes (Mavs)
PF: K. Durant (Warriors) + D. Green (Warriors) + P.George (Pacers)
C: D. Cousins (Kings) + D. Jordan (Clippers)
Le differenze sono parecchie rispetto alla versione di T-USA che dominò gli ultimi Mondiali. I superstiti di quella squadra sono solo 4, Irving-Thompson-DeRozan-Cousins, ma in questo quartetto ci sono due di quelli che menarono le danze due anni fa: Kyrie e DMC. La novità principale sta nell’aver rinunciato a una pg e un centro per dare corpo a un assembramento di giocatori, nel settore delle ali, che possono indifferentemente giocare 2 o 3 posizioni e possono difendere su chiunque da 1 a 5. La difesa è di certo la prima mission che Coach K, assistito in primis da coach Thibodeau, esige la sua squadra porti a termine. La mancanza di un terzo play potrebbe portare qualche grattacapo in caso di problemi di falli, e il limitato raggio d’azione di Jordan (essenzialmente gli ultimi 40 cm attorno a ciascun ferro) potrebbe essere buon terreno di caccia per qualche centro europeo di bella mobilità e buona esperienza, soprattutto se accompagnato da una zonaccia come si deve. Ma abbiamo pochi dubbi sul colore della medaglia che tornerà indietro dal Brasile.
Tra le storie che questo TeamUSA porta con sè, due sono da rimarcare subito. La prima riguarda Paul George. Ieri, in occasione della prima amichevole preparatoria, mancavano 8 giorni alla curva dei due anni dal terribile infortunio che l’ala dei Pacers riportò rompendosi una gamba proprio nella prima uscita della Nazionale USA. Infortunio terribile, il cui video ha fatto mille volte il giro del mondo, che aveva fatto temere la carriera di George fosse finita. Invece eccolo qui, perfetto e prontissimo dopo una stagione da 78 partite in cui, per i primi due mesi, ha giocato a livello di MVP assoluto. L’altro post-it riguarda l’organizzazione come sempre fantastica che gli Americani e Coach K sono capaci di mettere in opera. Diversamente da quanto abituato a fare a Duke e anche coi suoi precedenti T-USA, il coach ha detto di non aver fissato, stavolta, dei codici di comportamento per i giocatori, ma di averli lasciati liberi di decidere loro stessi, testuale e delizioso, “lo STILE della loro partecipazione all’Olimpiade coi colori del loro Paese”; contemporaneamente, però, tra i vari professionisti al seguito, compaiono come consulenti degli ufficiali US Army: hanno il compito di mostrare, insegnare, consigliare i giocatori su temi quali la costruzione della fiducia reciproca, la costruzione di uno spirito non solo di squadra, ma di corpo. Una volta di più, chapeau alla capacità USA di creare concretezza dalla retorica. Che forse tanto retorica non è, ma solo il modo più semplice di declinare dei valori.
Stanotte i ragazzi a stelle e strisce hanno fatto la loro prima apparizione contro l’Argentina, facilmente dominata 111-74. Per dare un’idea di come siano andate le cose: le prime due azioni offensive dei gauchos e le prime due dopo l’unico TO chiamato da T-USA nel primo quarto, hanno fatto registrare 4 recuperi per gli USA, culminati in 7 punti. L’Argentina era doppiata ben prima di metà del primo quarto, e nel parziale di 32-14 gli Stati Uniti avevano spremuto 12 punti dalla difesa, 8 dai rimbalzi offensivi, 5 dai tiri liberi. Su azione hanno avuto bisogno di segnare solo7 punti (5 di Carmelo). Il solito mantra che ogni commentatore europeo tira fuori: che gli USA siano poco abituati alle regole FIBA, che abbiano problemi quando la gara si fa tattica, che alla lunga nelle manifestazioni internazionali vengano fuori le loro carenze in fatto di fondamentali…beh, sarà spazzato via per l’ennesima volta, nonostante le % terribili di DAJ ai liberi, nonostante il nervosismo di DMC e la tendenza ad arresti poco FiBA di DeRozan. La passata edizione di T-USA ha annichilito la concorrenza giocando a velocità mai raggiunte da nessuna nazionale; questa versione ha più talento, e forse proprio per questo ci farà divertire meno e sarà più classica, perché è anche leggermente più anziana, annoverando un superveterano come Carmelo.
L’Argentina? Il quintetto che vede partire insieme Ginobili-Nocioni-Scola è uno dei più vecchi di sempre, perché i connazionali di Carlos Gardél schierano alcuni giocatori che sono quasi coetanei del grande bandoneista morto nel 1935. Nocioni e Ginobili, Scola e soprattutto Delfino, che si è aggiunto alla rappresentativa nonostante non giochi da tre anni, dovranno trovare la condizione strada facendo. Intanto la squadra vive dell’energia di Facundo Campazo e del neo Mavs Nicolàs Brussino, sf di 23 anni dal promettente futuro.