Tutta la carriera, assi scarna causa infortuni, di questo ragazzo finora è stata all’insegna del: non succede, ma se succede…

Fino all’inizio della stagione NCAA 2017/18 il N.2 del Draft in tutte le previsioni era Michael Porter Jr. Un infortunio alla schiena lo fece scivolare progressivamente indietro, insieme alle notizie sul suo difficile recupero dall’operazione e di nuovi, per quanto conseguenza dell’infortunio originale, problemi di ernia. Porter ha subìto un totale di 3 interventi alla schiena. Le cause di tanti problemi erano legate anche al continuo riassestarsi della colonna vertebrale di un ragazzo che, oggi, è 210 cm, ma che nell’anno dell’infortunio continuava a crescere. Non è raro che un diciottenne aggiunga cm alla sua altezza: anche Antetokounmpo venne scelto dai Bucks all’altezza di piedi 6.9 a luglio, e a dicembre era 6.11. A volte, in atleti così alti, questi sprint di crescita causano problemi alla spina dorsale: esattamente caso di Porter. Si trattava di fare fronte all’infortunio e insieme agli squilibri dettati dalla crescita: ecco perché tanto tempo per recuperare, e tanta cura e prudenza nel farlo ritornare in campo. A partire dall’autunno 2017 fino all’inizio di questa stagione NBA aveva giocato solo due gare ufficiali, quelle NCAA prima dell’infortunio: ora è tornato in campo per i Nuggets, inizialmente con molta circospezione; prime 4 gare saltate, poi 8 gare a 9 mins di media; quindi ha giocato solo 5 delle successive 10 partite, infine a partire dal 10 dicembre ha giocato sempre: 14 gare di fila. Nelle ultime 6, in particolare, pare aver riacquistato una certa abitudine al Gioco. Ha media, in queste gare, di 12.2+3.3 con il 72% (!!!) dal campo, compreso il 44% da 3: queste percentuali quasi irreali derivano, anche, da una partita in cui ha tirato 11/12, ma mai è sceso sotto al 50% nel tiro da due; togliendo dal dato globale il tiro da tre (7/16), la sua efficacia da due punti diventa davvero inumana: pur giocando da sf, quindi non sempre o necessariamente nel pitturato, ha sbagliato solo 3 tiri da due nelle ultime 6 partite (23/27).

Che fosse un grande campione in potenza era noto: quel su cui pochi avevano voluto scommettere era la possibilità di recupero completo dai problemi alla schiena: Denver potrebbe aver pescato un jolly capace di segnare un decennio di NBA. MPjr ha margini di sviluppo tecnico e miglioramento fisico enormi, un 2.10 con l’agilità di una guardia. Ha meno talento di passatore, ma ricorda da vicino Toni Kukoc, anche nella sapienza di non andare sempre al ritmo massimo in attacco, ma di dosare energie e velocità a seconda della situazione. Con lui, atteso un anno intero, i Nuggets stanno inserendo nella contesa stagionale un fattore inesplorato, che potrebbe risultare determinante, se continuasse a progredire con questa velocità, anche nella corsa alle Finals. Una specie di “arma di fine di mondo” che Denver aveva messo nell’arsenale e ora sfodera, generando qualche sorpresa e qualche dubbio dentro le certezze di Lakers e Clippers.