Tra stasera e stanotte finisce la settimana buffa del basket nel mondo, quella che, spesso in coincidenza (non casuale) col Carnevale, serve per le inutili coppe nazionali e lo NBA ASG. Ecco cosa abbiamo imparato.

1 – TATUM. Più del record di punti per uno ASG, conta il titolo di MVP della partita. Non solo perché l’award è intitolato a Kobe, ma perché la consacrazione del giocaotre dei Celtics (e del suo compagno di Duo, Jaylen Brown) pone BOS in testa non solo alla vera classifica W/L, ma anche a quella non scritta in cui sta davanti chi ha il o i giocatore/i con maggior peso “politico”. E i Celtics, in una situazione del genere, non erano più dai tempi di Bill Russell: nemmeno Bird, PP o KG (che avevano davanti Magic e Kobe) erano riusciti davvero in quello che sta riuscendo a Tatum (e Brown). L’avversario più potente oggi per i biancoverdi è, a livello di ingombro, Durant (con il vecchio maneggione CP3) appena si rimetterà a giocare con la nuova maglia Suns; a livello tecnico l’ostacolo maggiore potrebbe invece essere proprio a Est: i Bucks, che stanno gradualmente rimettendo Middleton nel motore. Con la classifica attuale il potenziale terzo incomodo da PO, i 76ers, toccherebbe a MIL: tutto per ora sorride ai Celtics.

2 – SCHIACCIATE e TRIPLE. Onore a Mac McLung, ma lasciatemi dire che, se un giocatore con 25 minuti e 2 gare giocati nella NBA vince la gara delle schiacciate, non mi impressiona molto. Gesti molto belli di uno che di certo ha basket nelle vene (ha tolto record per le High School della Virginia a JJ Redick, per esempio), e allenarsi solo per quello con movimenti più da ginnasta che da cestista è utile per la carriera (decisamente è nata una stella, almeno per un po’ di tempo), ma giocare nella NBA è un’altra cosa. Invece una piccola riflessione da dedicare ai talebani del “Dalipagic farebbe il culo ai giocatori di oggi” o “Steph non reggerebbe Gus Williams” nasce dalla gara delle triple. Una prestazione ai limiti della eliminazione al primo turno come i 20 pti di Tatum nasce (compresi i due errori dalla distanza siderale) da un 15/27. Capito bene: il 55.5% da 3 e rischi di finire fuori. Ciao nostagici, ciaociaociao.

3 – OLIMPIA MILANO. La flessione di Napier era prevedibile e infatti prevista da queste colonne. È bastata una gara negativa per fare dimenticare ai principi del commento meneghino da dove proviene la presente stagione. Unanimemente, infatti, interrogati sui mali dell’Armani 2023, hanno risposto: gli infortuni di Shields e Pangos. E ci risiamo. NO. L’infortunio è quello di Shields e il problema di Pangos è stato averlo ingaggiato, torno a ripetere. É vero che Messina è un coach datato, l’equazione difesa 70% attacco 30% non regge più, ma la riflessione da fare è che, pur con molte colpe, in ognuno degli anni milanesi Messina-coach si è comportato molto meglio di Ettore-GM, quindi che fare? A fine stagione liberarsi di Ettore, Messina, entrambi? Io voto la terza, l’avviso da dare è che un GM si trova con relativa facilità, mentre per l’allenatore si deve cercare non solo l’abilità di coach ma anche una dimensione internazionale acquisita. Se davvero la salute è a posto voto Pablo Laso.