Tomas Ress (Salorno, 22 agosto 1980) è un cestista italiano. Alto 208 cm, il suo ruolo è quello di ala forte. È il fratello della cestista Kathrin Ress e si è laureato sette volte campione d’Italia”.

Wikipedia descrive così il bolzazino, in realtà tra i cestisti più vincenti del nostro basket e autore di una delle schiacciate più spettacolari della storia della Lega (in gara-5 vs Reggio). Era anche nella Virtus Bologna che vinse l’Eurolega nel ’98, ma vide il campo, in quella stagione, solo per pochi secondi. E’ stato uno di quelli che ha avuto il coraggio di investire su se stesso, confrontandosi con il basket NCAA ed ha chiuso la sua carriera a Texas A&M, con buone medie (5,8 segnati da senior).

Tornato a casa, si è esibito, sempre, su palcoscenici importanti: prima Pesaro (semifinale nel 2004 con partecipazione all’Eurolega), poi Bologna sponda Fortitudo dove, nonostante un brutto infortunio, vinse la Supercoppa Italiana, arrivo in finale scudetto e raggiunse le Top 16 di Eurolega. Dal 2007 è stato uno degli eroi dell’epopea senese: sei scudetti, cinque Coppe Italia, sei Supercoppe italiane e tanta Eurolega.

Dopo il fallimento della MPS, dalla scorsa estate Ress è approdato in Laguna per provare a portare Venezia in Eurolega.

Dunque sei noto come “fratello di Kathrin Ress” ?

«Kathrin è una grandissima giocatrice, però se guardiamo il palmares, alla fine, qualcosina ho vinto pure io!».

Ogni settimana si cambia, insomma: è Venezia l’anti-Milano?

«Non credo, ma stiamo giocando molto bene, siamo in un ottimo momento di forma. Vogliamo arrivare tra le prime quattro e riuscire a qualificarci per una competizione europea, come vuole Brugnaro, perché Venezia se lo merita».

Cosa ti ha chiesto coach Recalcati a inizio stagione?

«Mi ha chiesto di portare una mentalità vincente, come avevo fatto a Siena. Abbiamo fatto gruppo, ho un ottimo rapporto con squadra e società, mi sono ambientato molto bene qui.

Venezia è la squadra più atipica del campionato?

«Assolutamente. Abbiamo lunghi molto mobili e un play di 2 metri che è il miglior rimbalzista della squadra. Credo che questa tipologia di squadra sia quella base del basket moderno, dove contano molto la velocità e il tiro da 3 punti».

Dopo la delusione delle Final 8 quali sono le prospettive immediate della Reyer?

«Quelle delle Final 8 sono partite a sé, difficili da pronosticare. Finora, contro le grandi abbiamo fatto sempre fatica e abbiamo sempre perso, mentre contro le “piccole”, soprattutto fuori casa, stiamo facendo molto bene.

Cosa ne pensi dei giovani italiani che si lamentano di non aver spazio in Serie A?

«Non devono piangersi addosso, ma continuare a lavorare e meritarsi il posto, facendo capire ai coach, tutti i giorni in allenamento e non solo in partita, che valgono più degli stranieri, solo così potranno conquistarsi il posto».

E tu, come hai tolto il posto agli americani?

Probabilmente sono più bravo di loro! Ah ah ah, scherzi a parte, avendo vissuto negli USA, forse riesco a capire meglio gli americani e ad integrarmi con loro».

Un consiglio per i giovani?

«Imparare dai migliori, studiando come giocano i campioni; ad esempio come gioca il pick and roll Spanoulis, che è il migliore d’Europa, o come fa un post up Kobe Bryant. A Hackett consigliavo spesso di guardare i grandi quando era un ragazzino a Siena. Credo che bisogna investire nei settori giovanili per avere un futuro ancora migliore».

Le difficoltà di alcuni USA come, ad esempio, Cameron Moore a Venezia?

«È arrivato con molti problemi, soprattutto fisici, poi nelle situazioni di difficoltà Recalcati si è affidato ad altri giocatori più di esperienza e lui è uscito dalle rotazioni».

Sei stato una delle colonne della Nazionale e se il “tuo” Pianigiani ti chiamasse?

«Alla mia età devo dosare le energie e non credo di poter sottrarre riposo estivo al mio fisico…».

Ho letto che ti piace molto il gulash?

«Si effettivamente ne sono ghiotto, è uno dei miei piatti preferiti!».

Ma è vero che due stagioni fa hai “rischiato” di pasteggiare a… mozzarelle di bufala?

«Ho letto di un interessamento di Caserta, ma non ho mai avuto alcun dubbio sul ri-firmare a Siena, visto che la considero casa mia e mia figlia è nata li».

Obiettivo per Venezia a fine regular season?

«Arrivare sicuramente secondi, per evitare Milano, a parte la finale, ovviamente!».

Ho letto che, nel calcio, saresti tifoso del Cagliari: ce la spieghi?

«Quando vivevo nella foresteria a Bologna, il cuoco era sardo e tifosissimo del Cagliari e mi regalò una sciarpa della sua squadra. In realtà di calcio non capisco molto, non è il mio sport, anche per motivi fisici!».

Hai pensato a cosa farai dopo aver appeso la canotta al chiodo?

«Mah, per ora sto bene e gioco, intanto sto dando una mano anche in società…».