Gara2 per Philadelphia-Miami e Warriors-Spurs nella notte NBA.

Due gare contrassegnate da enormi sforzi difensivi da parte delle formazioni che avevano perso #1. Heat e Spurs hanno giocato la seconda come fosse una settima: solo una di loro ha vinto, quella che è riuscita a imporre la propria difesa dal primo al quarto periodo. Impossibile trovare un arbitraggio perfetto, e i sei refs non hanno lavorato male, ma tra le due crews abbiamo notato una notevole differenza nel giudicare il comportamento delle difese sui tagli e gli uomini senza palla in generale. Grabbing, bumping, holding and banging sono stati concessi più agli Heat che agli Spurs, e il metro della gara della Oracle Arena è cambiato sensibilmente tra primo e secondo half.

 

Miami ha lasciato un breve sfogo iniziale ai Sixers, ancora ebbri dalla W di #1, e dalle 17 consecutive. Poi..

Poi il gioco asfissiante e durissimo di Eric Spoelstra, che rende gli Heat la 33esima (meglio: la prima) squadra di Eurolega. La prima preoccupazione del Most Underrated Coach Ever è stato limitare e stancare Ben Supremo Simmons. Primo rookie della storia a fare 17-14-9 nel primo match di PO giocato (solo Magic al primo PO ha dato più assists: 16), nuovo Game-changer dopo l’arrivo di Steph: BS (24-9-8) è stato affidato prima a Josh Richardson, poi a Justise Winslow (con l’ex Kentucky che ha vinto il duello buttandola su fisico e legnate) e nei riposi degli altri due a James Johnson (18-7-5 con 3 rec e 1 stoppata). La mossa difensiva di Brett Brown per Phila era piazzare su Dragic (20-4-3) il 4, Covington. Anche questa mossa si rivelava azzeccata, perché lo Sloveno (che soffre la coabitazione in leadership con Wade) iniziava malissimo, anche due falli (1 offensivo) in 4 mins. Sixers +2 in quel momento, nonostante Miami fosse 1/9 al tiro. L’arrivo sulle tavole del Beli (2/2 poi 3/4 ai liberi, 16 alla fine ma 5/13) dava a Phila altro vantaggio, ma a 2mins dalla fine del primo quarto arrivava la svolta della gara. Prima Amir Johnson con un fallo in attacco cancellava il jump di Belinelli che avrebbe significato +11 Phila, poi si accendeva D-Wade (7/7 prima di sbagliare l’ottavo), che faceva quel che voleva della difesa del Beli. Insieme al Bolognese ai Sixers è arrivato anche Ilyasova, e i due lavorano insieme sul serio: in 8 mins 8 pti da reboff del Turco, 6 recuperando errori di Marco. Per i Sixers gli ultimi mins del primo periodo (pur chiuso a +7) erano un campanello d’allarme di quel che sarebbe accaduto nel secondo. Complice anche coach Brown (troppo Fultz e Saric, troppo poco JJ Redick e Covington), gli Heat, con difesa ai limiti della violenza e attacco affidato a Wade (28-7-3), blindavano il proprio canestro e segnavano con buona continuità: per i Sixers 1/13 al tiro, 5 perse e ben 8 falli (3 offensivi) che lasciavano tanti liberi agli Heat. Parziale secondo quarto: 34-13 Miami; gli Heat nel terzo periodo avrebbero toccato il +17. La rimonta 76ers era parziale: Simmons li trascinava a -2 (98-96), ma la difesa Heat riprendeva a macinare gli avversari, Saric sbagliava il tiro del pareggio aprendo un 8-0 per la Florida. Gara chiusa 113-103. I 76ers, vero, attendono Embiid (cerca di mettere pressione ai medici con tweets tipo “tired of being babied”), ma assomigliano molto ai Celtics 2015: han talento, atletismo, gioventù (e curiosamente, anche Amir Johnson) ma mancano di consistenza, esperienza, cattiveria. Se gli Heat faranno il loro dovere nelle due gare a Miami, un 1-4 è secondo noi più probabile di un 2-3.

 

Se Miami ha difeso 4 su 4, gli Spurs lo hanno fatto solo 2 su 4 + i mins iniziali del terzo periodo. Pop e Messina hanno annullato per 21 mins Klay Thompson: davvero eccezionale il lavoro per togliere al figlio di Mychal le ricezioni sull’arco e quelle sulle tacche da cui di solito parte per il curl. In una gara dal punteggio bassissimo, i 7 pti di vantaggio spesso raggiunti da Alamo erano davvero un capitale. Gli Spurs però sono più vecchi e più corti di GS, e il loro castello ha iniziato a sfasciarsi quando, nel secondo quarto a +7 e KD in panchina, han preso 3 panieri filati da David West (schiacciata, mid-range dalla lunetta, mid-range angolare): tutti per restare a coprire/raddoppiare Klay. Il ritorno di KD (35 pari), e l’attenzione da rivolgere anche al veterano West, hanno riacceso Thompson: 5 consecutivi, poi 7 per raggiungere la doppia cifra in pochi minuti dopo una gara di fatica (31 e 12/20 alla fine). Resta da aggiungere che, per ritrovare un po’ di attacco, Pop aveva adoperato un altro aggiustamento rispetto a Gara1: fare in modo che Aldridge non ricevesse mai in post, ma sempre in movimento, quando era marcato da Javalone che lo aveva e lo ha massacrato in quella situazione. Prima dell’esplosione offensiva del terzo quarto e la chiusura dei giochi del quarto periodo, GS era stata, in attacco, solo KD (32-6-6): 17 sui primi 36 punti, per esempio; simile situazione per LMA (34-12-3): 15 di 43 ad un certo punto. La bellezza tattica di questa serie è impareggiabile, e i due coaching staff sono talmente evoluti e capaci da rendere tutto molto semplice, anche vedere e comprendere le loro mosse. A proposito: non sono tramontate le possibilità di Messina ai Bucks, ma si stanno aggiungendo concorrenti; oltre Hollins e Monty Williams anche Larry Drew.