Torniamo a parlare di arbitri, il finale di stagione ha un po’ velato il giudizio positivo perché alcuni dei 5 nomi messi nell’urna per la scelta della terna per la finale scudetto erano legati a una stagione di opacità, non lo diciamo noi, ma gli episodi, i verbali di Baskettopoli, la storia sulla gestione del CIA e del sindacato dei fischietti. Si è persa una magnifica occasione per tagliare i ponti col passato e soprattutto suggellare il significato del ricambio e riproporlo abbassando ulteriormente l’età d’entrata perché in alcuni paesi il lancio avviene a 22-23 anni, e qui è giovane chi ha già laurea e figli e passato i trenta.

Erano almeno fuori posti due nomi per Milano-Siena, gara dove si è visto un sorvegliante supplire a due “scimmmiette” che non vedevano e parlavano. Difatti i due sono stati subito… premiati con la convocazione al torneo della nazionale a Trento, dove volenti o nolenti, ci dovevano essere i giovani. Non ci sono scuse. Al punto che ai vertici dell’organizzazione arbitrale sembra che in seguito ci sia stata maretta e qualche segno di matita blù sul listone proposto per le designazioni degli appuntamenti internazionali estivi. E qui non si capisce bene se è logorato chi il potere ce l’ha o chi non ce l’ha.

In ogni caso, fra le decisioni dell’ultimo Consiglio federale, in un comunicato tipo insaccato dove c’era di tutto, il sacro e il profano, il massimo del minimo (l’esclusione di Siena e l’aumento delle società in tempi di crisi!) e viceversa (un concerto di pifferi quando la gente vuole notizie, ad esempio a quanto ammonta “la seconda nota di variazione al Bilancio di Previsione 2014?”…) è passata inosservata quella con cui si è chiesto il sacrificio, per la terza stagione, al vice presidente vicario Gaetano Laguardia per proseguire nella gestione del Comitato Italiano Arbitri.

Avvenuta la normalizzazione, ci si aspettava uno scatto ma evidentemente alcune scelte hanno deluso e Laguardia dovrà rivedere la squadra per la nuova stagione. Specie per prepararsi all’Istant Replay che viene spacciato dalla Lega per la novità del secolo, mentre le urgenze sono altre, intanto fare chiarezza sul caso Siena, seguire attentamente la vicenda di capo d’Orlando assieme alla Fip.

Quando un commissariamento va per le lunghe – e quello dei fischietti è da Guinness – significa che i problemi permangono, viene istituzionalizzata la precarietà, la stabilità e l’omogeneità avanzato a fatica, fra tensioni latenti, esperimenti , giochi dei quattro cantoni, contentini, e il CIA sta tornando a livelli di organizzazione condominiale, dove ogni piano è un feudo, e la cosa migliore è affidatasi a un responsabile unico, un amministratore, un manager che sappia connettersi al resto del movimento. E intervenga in tutti i temi, perché nella nostra carriera abbiamo incontrato tanti arbitri di successo, che dire dell’ingegnere ceko Kotleba o di Ivan Mainini, prima presidente della Federbasket francese e poi europea e mondiale. Fra gli arbitri ci sono più laureati che fra i giocatori, gli allenatori, i dirigenti, meritano pari dignità.

Il responsabile tecnico, non ci piove, è confermato. Fabio Facchini ha sempre detto che non avrebbe fatto ostaggi, e così è stato. Non voleva avere grane con i colleghi del suo tempo, come i predecessori, e non ne ha preso forse a sufficienza le distanze. Quando ci aveva provato, quale presidente ispiratore dell’autogestione del CIA Luciano Tola, aveva subito l’ammutinamento di una serie di arbitri discussi e chiacchierati nei verbali di polizia, grazie anche a una Federazione debole.

Il problema dell’arbitraggio in fondo è lo stesso della nazionale, Facchini e Pianigiani sono alla prima esperienza, hanno bisogno di un puntello. Dopo le sconfitte del Real a fine stagione, Pablo laso è stato discusso dall’opinione pubblica e i dirigenti gli hanno licenziato i vice e messo al fianco Meteo e Tabak.

Il caso Hackett non è un caso, è una nevrosi di mezza estate che rischia di diventare una follia a macchia d’olio. Perché ci sembra esagerato parlare di fuga, bastava seguire l’esempio di Velasco il guru dei primi successi internazionale del volley azzurro. Partiva con un colloquio privato con i giocatori, chi aveva dei problemi stava a casa, senza polemiche. Amici come prima.

Si tratta dello stesso metodo di Blatt, degli allenatori slavi, ci aspettavamo al proposito una istant-nota della GIBA, ma probabilmente non sono bene al corrente dei fatti. Non vogliamo pensare che la concessione degli incentivi “made in Italy” ottenuti dalla Fip, salutata come una conquista dall’associazione giocatori, abbia provocato un calo di voce brusco…

L’organizzazione arbitrale dopo continui rimescoli è ormai arrivata al momento della selezione finale, altrimenti bisogna ricominciare daccapo. Laguardia con la sua generosità non può fare il factotum della Fip in seduta permanente, specie se è il capo della nazionale e deve essere un referente forte o diuturno, che stia sul pezzo, che riesca a semplificare i problemi difficili e a non complicare quelli facili. Come è appunto il caso Hackett, mentre lui era a Roma per il consiglio federale e non a Trieste: si continua a parlare di fuga, si legge di sabato che gli atti sono stati passati alla Procura Federale, magari si faranno stampare i manifesti “Wanted” affissi in tutte le polizie d’Italia quando bastava chiamare, per prima cosa, il medico dell’Armani e sapere com’era lo stato di salute.

Non facciamoci ridere dietro. Lui deve avere l’obbligo della nazionale e per altri, ad esempio i giocatori della NBA invece si chiude un occhio. I giocatori della nazionale non erano disponibili, ci risulta, per i mondiali ma nessuno ha fiatato e dopo che Petrucci aveva garantito la wild card , dopo il giro in America di pianigiani, è saltata fuori la storia della spending review che non vale per la Tv “casereccia”.

 Il giocatore ha giocato la finale – e non bene – per uno stiramento inguinale, ma senza di lui, anche in quelle condizioni, Milano non aveva mai vinto lo scudetto. Li ha rischiato, perché era un investimento del club, che male c’era dargli un mese di riposo in più e riaverlo al meglio?

Comunque tornando al settore arbitrale, è l’ora delle scelte definitive, di dire basta ai contentini, agli strapuntini, le mezze misure e le “mezze maniche”. Altrimenti non è possibile avere un gruppo di trenta-quaranta di arbitri compatto. Per cui bisogna spingere sull’acceleratore del ricambio, ho notato bravi arbitri imbolsiti che non sono arrivati ai cinquanta.

Ecco che Laguardia dovrà muovere le tessere, magari snellire e risparmiare e congiungere i vari spezzoni o piani condominiali, in una logica di trafila dinamica, meritocratica, lasciando fuori dalla porta i pallini dei presidenti dei Comitati Regionali e le raccomandazioni. E ha una logica avere un Commissario e due vice? Troppi cuochi rovinano la minestra.

Può favorire comunque questa selezione il rispetto di una circolare nell’ultima gestione di Petrucci al CONI concernente l’acquiescenza dei dirigenti in pensione. L’indicazione è chiara, basta applicarla. Lunedì dovrebbe esserci un incontro chiarificatore in Fip fra Laguardia e Guglielmo Petrosino, ex dirigente e segretario della Federcalcio che peraltro avrà molto da fare dovendo organizzare, come professionista incaricato, la novità dei Giochi di Spiaggia sulla costa abruzzese.

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