Riprende il Power Ranking, con la posizione 11. Due squadre non da Playoffs, ma ugualmente interessanti.

 

EASTERN CONFERENCE #11. CHICAGO BULLS   (NBA 22)

La Squadra. La composizione della squadra, roster giovane e ansioso di imparare e migliorare, forse è finalmente davvero adatta ad un coach che si sta mostrando molto più tenace del previsto (avremmo scommesso su Hoiberg allontanato fin dai primi mesi della scorsa stagione, invece..), che però finora ha mostrato il meglio di sé nella NCAA. E’ però anche un roster formato da promesse non troppo mantenute: LaVine, Dunn, Parker non sono giocatori inutili, ma  per i motivi più svariati (non esclusi gli infortuni) finora hanno reso  meno di quanto erano pronosticati fare. Sono anche 3 dei probabili starters, insieme a Markkanen (il giovane finnico che, al contrario, ha superato le attese) e al veterano  Gemello Robin (Lopez). Qui si inserisce la prima tegola: 2 giorni fa Markkanen si è infortunato a un gomito, e starà fuori due mesi. Proprio la squad senza Lopez, con il Finlandese da falso cinco, poteva essere il motivo principale della stagione dei Bulls, sfruttando Jabari Parker da 4 e l’inserimento in ala di uno dei più attesi (almeno da me) rookies: Chandler Hutchinson, sf con possibilità à la Iggy. Senza dimenticare la prima scelta (7’ assoluto) Wendell Carter Jr. che ha tutte le caratteristiche della pf NBA classica. Quesito: a quale compagno spaccherà la faccia l’incontrollabile Bobby Portis quest’anno?

Payroll. Terzultimo della NBA, non desta preoccupazione anche se presenta alcune buste paga incomprensibili, come i quasi 12MM per Asik e i quasi 9 per Felicio, che con il probabile smallball di cui sopra sono centri di riserva della riserva, utili solo in caso di trade per Robin Lopez.

Occhio a. Dal Finlandese di Arizona University ci attendevamo meraviglie AllStar level per ora rimandate, ma la stagione esplosiva potrebbe arrivare da Zach LaVine, uno dei tanti talenti arrivati nella NBA 3 o 4 anni fa ed ora alla prova definitva.

 

WESTERN CONFERENCE #11. LOS ANGELES CLIPPERS   (NBA 19)

La squadra. ClipperTown, da quando il sindaco è Steve Ballmer, non ha cominciato a vincere, ma ha smesso di fare sciocchezze in numero consistente. Ora sono sempre simili a Paperino, ma commettono errori che tante altre franchigie commettono o hanno commesso, non errori che ti lasciano senza parole. L’estate è passata tranquilla, lasciando partire con serenità chi doveva partire (DeAndre Jordan e il figlio del coach, Austin) e senza bisogno di cercare un altro allenatore: Doc Rivers ha tenuto il posto, cosa di cui non eravamo certi. A sua disposizione un roster ben definito, in cui sono noti la Stella (Lou Williams), i primattori (Beverly, Bradley, Gallinari, Harris) e gli ultimi (Thornwell, Wes Johnson, Robinson). In mezzo una serie di giocatori discreti, alcuni nuovi come Gortat (non ci è chiaro come la non-difesa del Polacco incontrerà il Credo di Doc) e Mike Scott (se concentrato e libero da problemi legali è un ottimo settimo/ottavo). Non siamo del tutto certi che Teodosic resterà in California tutto l’anno, mentre  siamo abbastanza sicuri che, almeno all’inizio, Rivers terrà la sua Star come primo cambio. Siamo parecchio curiosi anche rispetto al rookie Gilgeous-Alexander.

Payroll. 114MM per essere sedicesimi nella NBA. Rispecchia le potenzialità della squadra e il suo valore, in particolare se il Gallo comincerà davvero a stare in campo invece che in infermeria.

Occhio a. L’unità all-defense con Beverley, Bradley, M’Bah A Moute, Harrell e Marjianovic contemporaneamente in campo: panieri fatti pochi, concessi pochissimi.