Forte di un contratto con ESPN da 24 miliardi di $ per i prossimi 9 anni, la NBA sta valutando un innalzamento del tetto salariale per ogni franchigia. Se è vero che cifre simili non sono figlie di una trattativa di pochi giorni, allora è possibile spiegare un’estate di contratti (o di richieste) davvero pazzi come quella appena trascorsa con una sorta di ottimistica interpretazione di certi rumors da parte delle franchige. Parlando di una realtà che conosco bene, una firma discussa è stata quella di Avery Bradley per i Boston Celtics, arrivata con una certa sorpresa sia per le cifre che per la modalità: il giocatore è stato firmato per 4 anni e 32 milioni, praticamente le stesse condizioni che il GM Ainge aveva rigettato a Febbraio.

Avery Bradley

Avery Bradley

L’entità del contratto ha ovviamente aperto la contesa se il giocatore valga o no quei soldi. Uno dei punti di forza di coloro che sostengono la capienza dello stipendio rispetto alle abilità del giocatore è la sua capacità di realizzare con buone % da 3 pti. Anche un guru della stampa e dei blog celtici come Kevin O’ Connor si è speso favorevolmente su AB, facendo notare come oltre ad essere buona (39.5%) la sua percentuale è anche molto cresciuta nel finale di stagione. Ho provato anche io a studiare le stats di AB e non sono giunto allo stesso risultato.

Il 39.5% è stato raggiunto su 200 tiri, in 60 partite, significa meno di 3,5 tiri a partita, meno di 1 per quarto. Esaminando tre giocatori veri specialisti da 3, uno con più minuti a partita, uno più o meno con gli stessi, uno con meno minuti, si nota come Curry abbia sparato 615 triple col 43.4 (superiore per tiri e per %), come Jamaal Crawford con circa gli stessi minuti abbia avuto una % peggiore ma su 446 tiri, e Marco Belinelli, con meno minutaggio, abbia comunque tirato di più e con maggior %.

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Avery Bradley

Anche al capitolo consistenza Bradley non entusiasma: ha tirato in un raggio di 10 punti percentuali (molto generoso) attorno al suo dato finale (cioè banalmente tra il 34 e il 44%) solo 3 (!!!) volte su 60 partite, avendo peraltro ben 20 partite in cui non ha segnato e 2 in cui da 3 non ha neppure tirato. Trasportato su base mensile, il dato non cambia: ad un picco di aprile al 52.9% (5 partite, il buon mese sottolineato da O’ Connor è assai breve in realtà) si contrappone un basso del 20%in febbraio (poche partite ancora, 3 causa infortunio) e i dati immediatamente successivi mostrano la stessa ampia forbice: 50% in dicembre, 30 in gennaio.

Tutti questi dati mostrano che le considerazioni positive sul tiro da 3 di Avery Bradley e sui suoi recenti miglioramenti non sono proprio da prendere per legge, sperando, ovviamente, che le mie considerazioni vengano smentite da una sfavillante stagione 2014-15.

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Avery Bradley