6 gare nella notte NBA, 3 di esse coinvolgevano quattro franchigie in lotta per i Playoffs ad Est: vince solo Boston, nello scontro diretto vs i Nets.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS: HOUSTON ROCKETS 110 – INDIANA PACERS 100

Per la seconda volta in fila i Pacers subiscono molto più di 100 punti, e la loro corsa si arresta di nuovo: ora sono decimi nella playoffs-picture della Eastern Conference. Dei 110 subiti, 44 li ha segnati James Harden, curiosamente autore di 110 punti nelle ultime tre gare, alla media di 37 per game; anche stavolta quasi la metà del bottino gli arriva dalla lunetta (21/22). La partita del più assiduo dei suoi guardiani, pur buona, ne risulta inevitabilmente deturpata: George Hill (20-6-3) ha visto la Barba scappargli da tutte le parti per tutto il match. Contro Joey Dorsey, uno non del tutto adeguato allo standard di gioco NBA (0-8-0 e 6 falli in 25 minuti..), Hibbert ha giocato una discreta gara (18+10) per i Pacers, ma l’adattabilità del quintetto di Houston ha avuto la meglio in una gara comunque tirata, che ha visto lo scarto aprirsi in doppia cifra solo nel finale. Quando parlo di adattabilità del quintetto intendo che, vista la serata della loro stella, gli altri 4 starters hanno preso 19 tiri contro i 21 di Harden, avendo in Motieiunas (17-2-2 con 3 recuperi) lo scorer di spalla e in Ariza il caporimbalzista (11, e 4 pti, ma prendendo solo 2 tiri).

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY: BOSTON CELTICS 110 – BROOKLYN NETS 91

Quando nel pre-game abbiamo sentito coach Hollins (ormai lo sapete: non uno dei nostri preferiti) rispondere alla domanda “I Nets riusciranno a fare i Playoffs?” con parole come “Noi come altre squadre siamo in lotta, siamo in viaggio, e sì, ci siamo, ma come in molte cose, anche se può sembrare banale, quello che conta non è la meta, ma il progresso, il viaggio appunto”, abbiamo sentito forte il profuno della sconfitta casalinga per Brooklyn. Sconfitta non proprio sconosciuta alle tavole del Barclays Center, dal momento che i Nets hanno un record di 12-20 in casa. Boston non ha avuto problemi se non nei primissimi minuti, con i Nets scappati a 9-2, ma prontamente recuperati dopo un time-out di Stevens. Raccoglie la sua seconda tripla-doppia in stagione Evan Turner (19-10-12), uno che a noi piace perchè sì, è incostante e non merita(va) la chiamata come numero 2 assoluto al Draft, ma è tra i pochi che ha ancora un gioco old-school, con penetrazioni fantasiose e jumpers dalla media distanza, cosa quasi sparita nel gioco odierno. Oggi è stata una gara-sì per Avery Bradley (20-7-1), un altro che fa della incostanza il suo marchio di fabbrica. Nets complessivamente imbarazzanti e aggrappati a Brooke Lopez (31+4). Datome n.e.

MADISON SQUARE GARDEN, NEW YORK: MEMPHIS GRIZZLIES 103 – NY KNICKS 82

Passeggiatona di salute per Memphis al MSG. In questo match abbiamo elaborato la teoria secondo cui, pur sapendo che ci sono centri che smazzano un numero di assists maggiore, Marc Gasol (21-8-3) è l’omone che meglio padroneggia il fondamentale del passaggio in tutta l’Associazione. Chi pensa, invece, che Andrea Bargnani sia una pg di 1e78 imprigionata in un corpo da 2e13 ha visto una volta ancora il proprio pensiero corroborato dai fatti: 18 pti per il Mago e …1 rimbalzo. Per essere simpatici al pubblico del MSG, pubblico al vetriolo, il talento è di certo necessario, ma lo sarebbe ancora di più la grinta, quello che lì chiamano l’hustle….e a volte capiamo perchè la stampa nuovaiorchese sia così cattiva con il nostro connazionale.

UNITED CENTER, CHICAGO: CHARLOTTE HAORNETS 86 – CHICAGO BULLS 98

“Targeting early April” recita l’injury report dei Bulls a proposito del rientro di D-Rose. Intanto è tornato Jimmy Butler (19+9), e il sollievo per l’attacco dei Bulls è stato notevole, almeno a livello di numero delle opzioni da presentare alle difese avversarie. Ne ha tratto giovamento il grande Mirotic di questo mese di Marzo (28+8, 10/19), che ai numeri ha accoppiato anche le percentuali, così come Gasol (27-12-3, con 4 stoppate e 11/19), per non parlare di Aaron Brooks, che si è persino esibito in una doppia-doppia agli assists (13+10), lui che non è certo famoso come passatore. Charlotte è stata solo Kemba+Mo: stanti anche le difficoltà  alle ginocchia di BigAl Jefferson (ha provato a giocare, ma dopo 20 minuti ha detto stop) le due guardie hanno combinato per 44 degli 86 punti degli Hornets, e 40 degli 81 tiri complessivi. Partita, questa, dai numerosi risvolti in chiave post-season: Charlotte scivola fuori momentaneamente dai Playoffs, e i Bulls, certi di accedervi anche in quanto vincitori divisionali, si tengono percentualmente alla pari dei Raptors per la lotta al terzo posto di Conference.

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: MINNESOTA T’WOLVES 106 – UTAH JAZZ 104 (ot)

Seconda sconfitta in fila per i Jazz, che rimangono una delle migliori squadre della NBA a partire dalla trade dead-line. Partita all’insegna del gioco aperto, come l’Associazione ama facciano le squadre che non hanno nulla di particolare da chiedere alla stagione. Ciliegia sulla torta: gli spettatori hanno potuto vedere 53 minuti. A trascinare i T’wolves al supplementare ci ha pensato Zach Il Selvaggio (27-3-4), seguito a ruota dall’altra stella emergente (anzi:già in gran parte emersa) Andrew Wiggins (22-3-1). Da segnalare che i T’Wolves han giocato in 7, perchè sono ben 9 gli infortunati. Li scrivo per rendere l’idea dell’infermeria affollata: Rubio-Pekovic-KG-Martin-Hamilton-Neal-Bennettt-Hummell (probabile per la stagione)-Muhammad (per la stagione). I più anziani del quintetto base di Minnesota stanotte erano la pg uscita 2 anni fa da NC State, Lorenzo Brown (firmato in fretta e furia con un decadale..e ci sia consentito un pensiero ad un altro grande Lorenzo uscito, con Titolo NCAA vinto allo scadere nel 1983, da quell’ateneo: Lorenzo Charles, poi scomparso a soli 47 anni in un incidente stradale, e visto anche a Cantù) e il centro Dieng, entrambi del 1990. Per Utah ha pesato molto l’assenza di Gordon Hayward: avevamo raccontato che era scampato ad un gran capitombolo per essere….incappato…in Ed Davis contro i Lakers, beh, evidentemente sopravvissuto sì, indenne no. Grande prova dei due lunghi mormoni: Gobert (18+17 e 6 stoppate) e Favors (19-12-4).

ORACLE ARENA, OAKLAND: WASHINGTON WIZARDS 76 – GOLDEN STATE WARRIORS 107

Washington è durata 2 quarti. Nel terzo periodo ha segnato un solo canestro dal campo (18 tentativi) e 8 pti in totale, e da lì si è consegnata pacificamente al quarantello che alla fine Golden State le ha rifilato. Oltre al dato dei punti, c’è anche quello a rimbalzo da considerare: 62 a 38 per Golden State. Tutti i 26 uomini sulle panchine son scesi in campo, e tutti i 13 degli Warriors hanno segnato: per Washington son rimasti a secco Otto Porter jr, Butler e DeJuan Blair. Steph semrpe sugli scudi (24-5-6), Klay è tornato ma era un po’ arrugginito (8-1-3). Grande pasto a rimbalzo per i lunghi californiani: Bogut 12, Lee 9, Ezeli 10, mentre Speights ha pensato più a segnare (16+5).