PROMOSSI

Sprazzi di classe e qualità sul parquet dell’Eur di Carlos Delfino,che a dispetto della carta di identità continua nel nostro campionato,insieme a Luis Scola, l’epopea della generazione “Dorada” argentina che vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene sedici anni fa. Per il “Cabeza” otto punti di fila fondamentali all’inizio del secondo quarto,quando la Virtus era rientrata a meno due,e la capacità di mandare letteralmente ai pazzi Campogrande.

Facile,anzi facilissimo per Tyler Cain,fare il proprio comodo sotto le plance avendo due oppositori come Hunt e Cervi.Il lungagnone di Rochester,Minnesota,chiude con 16 punti e 10 rimbalzi senza doversi affannare più di tanto e malgrado qualche fallo di troppo commesso più per distrazione che altro.

Nel giorno dell’ennesima disfatta virtussina, salviamo soltanto i 30/40 aficionados  che hanno sborsato un cinquantino per uno spettacolo difficile da commentare.Di questi tempi questo è un atto d’amore che avrebbe meritato ben altro atteggiamento e rispetto in campo e non solo.

 

BOCCIATI

Evitiamo di sottolineare un paio di errori gravisssimi di Cervi,commessi sul 62-67 dopo una rimonta dal -20,perchè il problema della Virtus odierno non è stato questo.Soprattutto se gli errori arrivano da un giocatore in evidenti difficoltà fisiche e tecniche fin dall’inizio della stagione,ma comunque sempre disposto a farsi il “mazzo”sul parquet senza troppe chiacchere a sproposito.

Fucile invece puntato sulla gara indecente di Hunt e Wilson,che da professionisti (o pseudo tali)non possono permettersi di scendere sul parquet con “quella faccia lì”,ed un atteggiamento strafottente che umilia la maglia che fu di Wright e Bodiroga. A prescindere dal mancato pagamento degli stipendi o da situazioni immobiliari più o meno da chiarire,e al netto del fatto che l’essersi colpevolmente ridotti a dover fare il mercato “dopo i fuochi”,ti ha costretto ad ingaggiare quello che restava da prendere mentre tutti erano in spiaggia o già in ritiro.