Il giorno-per-giorno è alla portata di chiunque, nei nostri articoli cerchiamo di darvi angolazioni differenti.

LEGIT (CONTENDER). Avete davanti a voi una squadra che nel corso dell’anno è passata da essere la più soffice e svagata a quella con la migliore difesa della regular season. Una formazione che ha giocato sinora 8 gare di PO, la metà senza il centro titolare e una senza la pg titolare, recentemente nominato DPoY; dopo aver perso subito il fattore campo, ha dominato i Bucks in #2 e ha perso #3 per una chiamata discutibile: non orribile, ma nemmeno perfetta. Si tratta di una formazione che in meno di 12 mins (l’arco di un quarto), è stata più volte capace nei PO di andare sotto in doppia cifra e poi di prendersi una doppia cifra di vantaggio. Leggerete che i Bucks sono passati da 19’ per Def Rating in RS a 1’: sì, ma hanno giocato 5 partite vs i Bulls, non 4 contro KD e Kyrie; quindi non fatevi ingannare da stats che hanno un respiro inferiore alle 10 gare: la migliore difesa è quella dei Celtics, seguita da quella di GS. In #4 i Celtics hanno battuto MIL tirando 7 liberi in meno, prendendo 10 rimbalzi in meno, perdendo 4 palloni in più (ma rimanendo all’interno della Aurea Regola Peterson, con 11) e recuperandone 4 in meno, con un differenziale perse/recuperate di meno-8 rispetto ai Bucks. In totale (84 vs 94) hanno tirato 10 volte meno. Inoltre hanno avuto precoci problemi di falli fin dalla prima metà del terzo periodo. Come fa una squadra con tutti questi “meno” a vincere in casa dei Campioni NBA? Percentuali, quindi esecuzione e distribuzione: 50% dal campo, 61% da 2, più di 4 tiri ogni 10 sono stati triple, 4 uomini con almeno 10 tiri e 1 con 9; difesa, quindi cattive percentuali e distribuzione malcerta degli avversari: 41% dal campo con misero 44% da 2, solo 3 giocatori con almeno 10 tiri e quelli di Giannis sono la somma degli altri due, 4 triple e almeno 4 inutili long-two del Greco (che quindi è stato costretto almeno a 2 boiate/quarto) e meno di 3 tiri ogni 10 sono stati triple (distribuzione inefficace in questa era). Nelle due gare vinte, i Bucks non hanno mai dominato: in #1 è stata necessaria la tripla-doppia di Giannis per vincere, nonostante il 17/53 orribile combinato di Jaylen, Jayson, Smart, Horford; # è quella della rimonta bostoniana vanificata dalla dubbia chiamata “non sul tiro” per il fallo sulla tripla di Smart e in ogni caso MIL ha concesso il rimbalzo che poteva costare il KO. I Campioni, sono formazione di rara compattezza e profondità, possono lasciare Serge Ibaka a meno di 4mins/gara in questi PO: significa che l’infortunio di Middleton si fa sentire soprattutto quando in campo deve andare Allen, mentre con Matthews la difesa riesce a essere addirittura migliore che con KM. Il ritorno del giocatore non sarà per #5, c’è chi lo dice fuori anche per una eventuale #7.

 

ESPERIENZA. Abbiamo visto nell’ultimo articolo come le stats evidenziassero, per le prima due gare, un equilibrio assoluto che si traduceva anche negli scarti. La terza partita è stata differente, con dominio Warriors, ma #4 è ritornata sui precedenti binari: scarto di 3. Di nuovo, come in #1 a favore di GS ha giocato un sesto uomo che MEM non può avere: l’esperienza. E la poesia che sempre ammanta le gesta degli Warriors ha fatto sì che, ennesima volta, smentissero chi li dice “solo triple”: hanno vinto dopo essere stati sotto 42 mins su 48, con due pugnalate da 2 di Klay e Steph, con un fallo subito da Steph a rimbalzo, con una stoppata di Dray-G. Il fatto che Ja fosse fuori non ha frenato i Grizzlies (in RS hanno avuto il 95% di W senza di lui), ma la notizia che sarà out per tutti i PO potrebbe cambiare l’umore dei Grizzlies.

CoY. La consegna del Trofeo di Coach of the Year a Monty Williams ha reso i Suns duri e imbattibili in #5. IL difetto di PHO, essere troppo elegante e perfettina e correttina (Jae Crowder e CP3 a parte, ovvio), non ha trovato spazio tornando in Arizona con la serie inaspettatamente sul 2-2. Un trentello e si torna a DAL, dove il pubblico dovrebbe cantare “Caccia la pilla, Marc Cuban caccia la pilla”, perché il deserto in cui Doncic è spesso costretto a operare grida vendetta. Tecnicamente i Suns non sono toccabili dai Mavs, la sola vera risorsa dei Texani è fare uscire di testa Paul mettendola in piena rissa, come gli è riuscito in #4, con CP3 a commettere il suo quarto fallo prima di The Half.

NON DURA. L’impressione (confermata) era che la buona vena di James Harden non potesse durare. Lasciando da parte la regressione tecnica (dovuta anche al cambio di metro arbitrale), bisogna riflettere che tra i capricci per cambiare squadra, qualche infortunio e la nota poca propensione ad allenarsi in off-season, Harden da 3 anni gioca senza allenarsi o quasi. In #4 ha fatto una partita alla “vecchio Barba”, ma prima o poi doveva capitare: nelle 25 precedenti aveva il 27% da 3, per esempio, rendendo probabile (secondo l’Aureo Teorema Gershon) l’arrivo di un’ottima prestazione. Ritorno alla nuova normalità in #5: 5/13 dal campo, 2/6 da 3. La partita è durata meno di 8 mins: il tempo per MIA di sfruttare l’inconsistenza difensiva di JH (Max Strus, non Allen Iverson, gli ha piantato in faccia 9 punti in 6 minuti) e il tempo per un nuovo semi-infortunio di Embiid (schiena). Di Max Strus parleremo in futuro: ha un padre putativo che ha davvero tanti giocatori sparsi per il mondo.