Le Conference Finals sono decise: MIA-BOS la ECF, mentre a Ovest sarà GS-DAL.

C’è molto di profetico in queste due serie: segnano già da ora il futuro della NBA, non solo per quel che riguarda le W sul campo, ma anche il tipo di giocatore e di comportamenti che domineranno la scena. Ma limitiamoci a chi è uscito nella Game7-Sunday.

Giannis ha terminato la sua #7 al TD Garden con 25-20-9: fate le sottrazioni sapendo che nel primo periodo (11 mins giocati) aveva già 6-9-(e soprattutto) 6. Sui 26 pti dei Bucks nel primo quarto, 24 erano stati segnati o generati dal Greco; unica eccezione l’ultimo paniere, un reboff di Gemello Brook. Quando, giustamente, si diceva che qualche altro Cerbiatto, anche per l’assenza di Middleton, doveva salire sul palcoscenico con più incisività si intendeva DA SOLO, non salendo anche in quel caso sulle spalle di Giannis. 26 in un quarto sono poco più di 2 pti al minuto: un ritmo difficilmente capace di vincere gare, calato poi ulteriormente (55 su 36 mins) quando la difesa di BOS ha potuto rinchiudersi nel pitturato, per propri meriti e per la mira orribile (e la fiducia ancora peggiore) dei triplisti di MIL: 4/33, il 12%. La “via del pitturato” mostrata lo scorso anno dai Bucks non può prescindere dalla presenza di una valvola di sfogo: in questo senso l’infortunio di Middleton è stato esiziale. L’estate dei Campioni usciti deve essere di riposo e di mercato, in cerca di un’opzione offensiva che emerga dal pino, un giocatore non di sistema che sappia ingentilire la rigidità offensiva dei Bucks e prevenire disastri derivanti da fatica (Giannis) o infortuni (KM). In ogni caso, a motivare il titolo: la divinità greca è andata fuori.

Buon periodo per gli atei anche a Phoenix, dove Point-God ha combinato il solito disastro. Chris Paul si conferma incapace di vincere, raggiunge prestigiosa compagnia di pg nel club di John Stockton e Steve Nash. PHO si conferma bella ma aggredibile, squadra principalmente da RS che, quando le cose si fanno polverose e complicate, tende a sparire. Grande scivolone anche da parte dell’appena nominato CoY, Monty Williams: dopo TUTTA la stagione (anzi: nel caso di Payne dopo due stagioni) di fiducia e costruzione dei ruoli, ha lasciato in panca Cam Payne e Javalone per andare con Shamet e Biyombo, avendone quasi nullo ritorno. Incredibile errore sia tattico che psicologico, e incredibile latitanza nel gestire il momento della gara quando i suoi in poco meno di 5 mins si sono ritrovati sotto di 20 con un paio di minuti nel primo half da giocare. Che fossero troppe #7 perse per essere casuali (Paul) o troppo poche #7 giocate (era la prima per le altre stelle e stelline della squadra), i Suns si sono inabissati. Ma l’allarme era suonato già dalla serie vinta con fatica vs Nola: poi, contro DAL, i Suns non sono mai stati sé stessi. Squadra che segnava 115 e concedeva 107 in RS, ha segnato 111+ solo nelle prime due della serie e ha concesso -105 solo in due gare (una, fra l’altro, persa), per poi crollare nelle ultime due: 113/123 concessi, 86/90 segnati. Il pretenzioso Point-God ha detto che non si sogna nemmeno di ritirarsi: grazie mille, da perfetto ex-capo del sindacato giocatori ha turlupinato il management della franchigia facendosi offrire 30 MM$$/anno fino al 2025, anni 40 di età (e già a 37 chi lo difende dice: Eh ma a 37 anni poverino era provato).