Tra sabato e domenica nella NBA si è registrato un passaggio difficile per le migliori sia dell’Est che dell’Ovest.

I Cavs hanno perso a Milwaukee in doppio overtime, e un paio di ore dopo i GS Warriors son stati costretti a un OT per salvare l’imbattibilità dall’inaspettato attacco portato dai Brooklyn Nets. Complessivamente i Nets avrebbero meritato la W, anche se ai ragazzi guidati ad interim da Luke Walton mancavano sia Klay Thompson che Leandro Barbosa, il primo per un legero infortunio alla schiena, il Brasiliano epr problemi di famiglia che lo hanno obbligato a tornare in patria. A difettare ai Nets è stata proprio la capacità di uccidere la gara al momento buono, oltre ad un po’ di fortuna, quella che avrebbe fatto sbagliare ad Iguodala la pazesca tripla che ha dato a GS il supplementare, e di fatto la vittoria: 97-97 alla fine dei regolamentari, 107-99 dopo i 5 minuti in più, coi ragazzi di coach Hollins incapaci di riprendersi dallo choc, e lui incapace di ridestarli. L’altra gara importante di sabato era la sfida tra Pistons e Clippers, i Californiani ancora privi di CP3. L’hanno spuntata i Velieri, rimetendo le cose a posto nel terzo quarto dopo che nei primi due, pur mettendo pochi punti tra sè e gli avversari, erano stati i Pistons a dare l’impressione di poter vincere. Tra le aprticolarità della gara, la sfida tra il miglior centro attuale della NBA, Drummond, e uno dei primi cinque centri, Jordan; il duello è stato vinto da DAJ ai punti, non solo eprchè i suoi Clippers hanno vinto, ma anche perchè lui, uno abbastanza emotivo, ha saputo reggere bene la pressione del duello. Vorremmo segnalare la apprezzabile correttezza di coach VanGundy: non ha mai nemmeno una volta chiamato lo Hack-a-DeAndre, per sfruttare la imbarazzante % di Jordan dalla lunetta. Blake Griffin immenso (34-8-9) e i 37 di Crawford il propellenti dei Clippers. Nelle altre gare: continua la crisi dei Rockets (di cui abbiam parlato nella socrsa puntata) sconfitti at home da Dallas, squadra che, come e più di Portland, certifica come organizzazione, orgoglio e decenza possano far fare buone cose anche a un roster non clamoroso; gli Spurs hanno gestito col braccio fuori dal finestrino la visita dei Sixers, che rimangono la sola squadra senza W; Washington (W su Orlando) e Denver (L contro Phoenix) continuano nella politica del caldo/freddo.
Ed ora le gare di stanotte. Ricordando prima, però, che in tutti i campi, e in aprticolare quelli dove erano impegnati giocatori francesi, è stata suonata La Marsigliese, e onorate col silenzio le vittime degli attentati a Parigi; i giocatori erano stanotte Batum, Seraphin, Ajinca, Gobert.

MSG, NY. NO PELICANS 87 – NY KNICKS 95.
Anthony Davis (36+11) torna ma Nola non vince quasi mai, e ora i Pelicans sono 1-9. Detto che Melo ha messo benzina nei Knicks per 29-13-3, che Porzingis è stato il solo altro componente dello starting-5 ad andare in doppia cifra (10, 4/15 in 23 minuti, timido non è il ragazzino baltico, considerando che sta in squadra con un discreto mangiapalloni come Carmelo), che dal pino Galloway ne ha messi 15 e Seraphin (alla prima vera consistente apparizione stagionale) ha scritto 12 in 14 minuti, vorremmo soffermare la Vostra attenzione sulla ripartizione dei minuti delle guardie di NY. Partenti Calderon e Afflalo (21 minuti e 26), dalla panchina Galloway-Grant-Vujacic (26-26-6): quello che sta perdendo terreno nelle rotazioni è evidentemente l’ex Mr. Sharapova, ma per il resto l’equilibrio regna sovrano, segno che D-Fish sta allenando per questa ma anche per la prossima stagione, cercando di capire quali siano i giocatori più adatti alla ricostruzione di NY non solo tecnicamente ma anche caratterialmente. Il rookie Grant aveva iniziato abbastanza male, ma, provenendo da Notre Dame, era quasi certo fosse uno duro, difficile da abbattere, ed infatti sta progredendo a vista d’occhio. Altra ripartizione di minuti da analizzare è quella dei centri. I 23 minuti di KP rendono il Lettone l’unico inamovibile, considerando che nella mezza partita scarsa di stanotte hanno influito anche la mira non eccelsa e il suo essere, nonostante le apparenze dicano il contrario, un rookie. Gli altri? Lopez 14 minuti, Seraphin 14, Amundson 10 e O’Quinn 9: sono 47 minuti totali, il che significa che, combinati, i minuti dei 4 centri più o meno puri dei Knicks non completano una partita. Oltre alla definizione di un gioco che, con Anthony e KP in squadra, si avvicina spesso allo smallball (anche se non estremo), è abbastanza chiaro dove agiranno sul mercato i Knicks. Pg e centro? Bravi, avete indovinato.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. MINNESOTA T’WOLVES 106 – MEMPHIS GRIZZLIES 114
Non ce la possono fare. I ragazzi di Minneapolis sono ancora a 0 vittorie in casa. Stanotte hanno combattuto ma perso contro i Grizzlies. Memphis fatica ancora in questo avvio di stagione, ma intanto sta sistemando il record, e, con maggior lentezza, anche il proprio gioco. Il loro alleantore è uno bravo, i giocatori sono (alcuni) molto forti ed esperti: siamo certi che sapranno rimettersi insieme per una stagione forse meno gioiosa rispetto le aspettative ma da playoff. Per Memphis Gasol 21 ma solo 4 rimbalzi (continua la sua scarsa efficacia sotto le plance); di Minnesota, come nella scorsa puntata, Vi forniamo il dato combinato di Wiggins+Lavine: 46 con 16/29 al tiro. Appena crescono del tutto, questi due….

TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. PORTLAND TRAILBLAZERS 94 – CHARLOTTE HORNETS 106
Nelle due gare da lui giocate dopo gli attentati di Parigi, Batum ha scritto 61 con 21/36. Stanotte 33, per guidare insieme ad Al jefferson alla W i Calabroni. Portland lotta, ma non sempre riesce a colmare il deficit di talento del proprio roster rispetto a tutte le altre squadre della NBA. Per i Blazers, D-Lill 23-8-5.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. UTAH JAZZ 97 – ATLANTA HAWKS 96
A forza di giocare bene si vince. Finalmente è accaduto ai Jazz, che hanno espugnato il campo della seconda forza della Eastern, facendo sì che Atlanta vada a 2 perse in fila; sono ko subiti, tra l’altro, contro due dei più emergenti team (e allenatori) della NBA: prima dei Jazz, i Celtics. Match winner Derrick Favors (23+9), che dai 5 metri ha inchiodato il jumper del 97-93. Atlanta ha avuto il tiro per vincere, ma lo ha fallito con Millsap (28+6), e non era un tiro impossibile. Il Francese in campo, Gobert, ha totalizzato 38 minuti, 11+11 con 3 stoppate. Altro tema della aprtita la sfida tra i fratelli Millsap: il più giovane e meno forte, Elijah, ha vinto la gara ma non ha giocato. Infortunio alla caviglia epr Kent Bazemore, che dovrebbe saltare un paio di gare.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKC. BOSTON CELTICS 100 – OKC THUNDER 85.
15 punti in 15 minuti, quelli finali. Se preferite, 11 in 12, l’ultimo quarto. Questo quello che i Thunder son riusciti a mettere nel canestro di Boston, perdendo una partita guidata anche di 11, senza però riuscire a scrollarsi di dosso i biancoverdi; della difesa bostoniana abbiam già detto, e aggiungiamo che stanotte è stata ampiamente aiutata dalla gestione di coach Donovan. Ok, KD era ancora fuori, ma nei famosi 15 minuti finali Ibaka e Adams son stati in campo meno di Kanter e Collison, per non parlare dei minuti di Dion “grandine sulle vigne” Waiters a scapito di Roberson o Morrow. I Celtics hanno sempre seguito le piste di OKC, e al momento buono hanno azzannato e mai più lasciato la partita, forti di una prova superba di Marcus Smart, che oltre a difendere su Westbrook (27-5-4, con 5/20 al tiro e 4 perse: confrontare le ultime 2 o 3 gare di Russell con quella cui è stato costretto stanotte dalla guardia di Boston), ha scritto anche 26+8. Boston di nuovo dominante a rimbalzo, e se contro Atlanta poteva essere normale, lo è stato molto meno contro i Thunder, che al momento della palla a due erano la squadra NBA con il miglior differenziale rimbalzi catturati/rimbalzi concessi: stanotte 47 a 34 per i Celtics.

SLEEPTRAIN ARENA, SACRAMENTO. TORONTO RAPTORS 101 – SACRAMENTO KINGS 107
Dopo lo scambio di opinioni tra Cousins e coach Karl, gestito da Vlade Divac consegnando una sorta di vittoria ai punti al giocatore, i Kings sono 3-0. Stanotte DMC ha fatto il bel tempo e anche il bellissimo tempo (36+10), anche se nell’azione che ha messo la parola fina alla gara, il 106 a 101 a pochi secondi dal termine, ha segnato facendo più passi di un maratoneta. Per Toronto il migliore è stato Kyle Lowry (22 con 7 ass e 4 rec), re del tiro alla sirena e stanotte tornato in pieno il Subcomandante Kyle, condottiero mai domo. Per il Beli solo 7 pti con 2/8 e una sola tripla, ma determinante nel finale in recupero dei Kings.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. DETROIT PISTONS 85 – LA LAKERS 97
1988, 1989, 2004. In queste tre annate, Lakers-Pistons è stata la Finale NBA. I Lakers hanno vinto quella del 1989. Quella del 1988, invece, è stata l’edizione che ha generato il nome di battesimo di Isaiah Thomas dei Celtics. Il padre, tifosissmo gialloviola, scommise sulla vittoria dei Lakers mettendo come pegno il fatto che, se avesse vinto Detroit, lui avrebbe chiamato il proprio figlio in arrivo (nato ai primi di Febbraio 1989) “come quello str…di Isiah Thomas”, la pg dei Pistons. Mantenne la parola, riservandosi di usare la grafia biblica invece di quella abbreviata. Nel 2004, invece, era già in campo il MVP di stanotte, ovvero Kobe (17-8-9). Non ha segnato tanto, ma lo ha fatto chirurgicamente, mettendo le ali al primo vantaggio Lakers (+11 nel primo quarto) e poi infilando la tripla del vantaggio in doppia cifra nel finale. La sorpresa-Detroit si sta un po’ sgonfiando, ma mantiene la testa al 50% di W-L.