Nel finesettimana che ha eletto le 4 partecipanti alle Final4 della NCAA, anche la NBA è andata avanti, con due giornate di gioco e 15 partite, con un solo vero scontro di altissimo livello.

Però, mancando a ogni franchigia non più di 12 partite alla fine delle 82 della regular season, ogni gara è importantissima, e abbiamo selezionato le principali tra sabato e domenica.
Sabato.
AA ARENA, ORLANDO. CHICAGO BULLS 89 – ORLANDO MAGIC 111
Le parole di Taj Gibson (in estrema sintesi: facciamo schifo, perdiamo contro chiunque) si sono rivelate di scarso propellente e del tutto esatte per i Bulls che si lasciano travolgere dai Magic. La partenza del primo quarto dice infatti +14 Magic, e meno male che sono i Bulls a dover lottare per i PO. Ora sono noni, e Detroit si sta allontanando: due le gare che li separano dai Pistons, che devono giocare ancora 8 volte contro le 10 di Chicago. Speranze al lumicino, dunque, dal momento che il trend è favorevole a Detroit: 6-4 nelle ultime 10, ma 5-1 nelle ultime 6, mentre i Bulls hanno perso in Florida la terza in fila. Rose-Butler-Gasol 12/30 complessivo al tiro, e allora il MVP chicagoano è stato proprio Taj, con 16+8 e 8/9. Per i Magic serata di gloria per il muscolare Dedmon, che ha totalizzato 18+13, e di sicuro dovrà metter mano al portafogli per ripagare Payton (15-3-10), Aaron Gordon (9-5-6) e Jennings (7-3-5) per tutte le volte che gli hanno apparecchiato la tavola e servito la pietanza.

THE PALACE, AUBURN HILLS. ATLANTA HAWKS 112 – DETROIT PISTONS 95
Pur reduci da 5 W consecutive, i Pistons non son riusciti ad opporsi ad Atlanta, che ha riscalato le posizioni della Eastern, per mettersi ora al terzo posto in battaglia serratissima (3 squadre nello spazio di una partita) con Miami e Boston. 8 uomini in doppia cifra per gli Hawks, con una partita leggendaria di Paul Millsap: 23pti in 29’, con 3/4 da tre, per poi aggiungere 9r, 5°, 4 rec, nessuna persa e 4 stoppate. WOW. Non male nemmeno il 12-4-12 di Jeff Teague, che però, dopo la partita, è stato dimenticato a The Palace, col pullman della squadra che è partito senza di lui…. I Pistons hanno avuto due doppie-doppie: 21+10 da Tobias Harris e 19+17 da Bimbone, ma il 39% scarso al tiro non poteva altro che metterli dalla parte della L. In ogni caso sono ottavi, ora, nella PO Picture dell’Est, e hanno vantaggio reale e anche psicologico sui Bulls.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. UTAH JAZZ 93 – MINNESOTA T’WOLVES 84
I Jazz si accomodano al posto 7 della Western Conference, grazie a questa W e alle continue sconfitte dei Mavs e dei Rockets, di cui parleremo. La gara è stata complicata per 2 quarti, poi i Jazz hanno distanziato i Lupacchiotti nonostante un Rubio da 23-5-6 e 9/12 al tiro. Hayward 18-5-5, ma sentiamo l’obbligo di segnalare la prestazione fornita da Gobert: solo 5pti, ma solo 3 tiri, e per il resto ha fatto il suo dovere in pieno: 11r e 4 stoppate. ‘Wolves sempre incompiuti: per una volta che Ricky il Catalano si segnala anche come realizzatore, steccano sia Wiggins che LaVina (7/23 in due), mentre Towns conferma la doppia-doppia di cui ormai è un discreto specialista (14+11), proprio mentre si stanno delineando le classiche nominations per il Rookie of the Year. Difficile il riconoscimento possa scappargli, nonostante Porzingis. Al terzo posto metteremmo Mudiay, ma ci sarà tempo per parlare degli Awards annuali.

MODA CENTER, PORTLAND. PHILADELPHIA 76ERS 105 – PORTLAND TRAILBLAZERS 108
Sulle ginocchia ma ancora scalciano, questi Blazers, che sopravvivono all’ipotesi di una umiliante (e parecchio condizionante in prospettiva PO) sconfitta vs i Sixers. A proposito di riconoscimenti annuali: si affrontavano due tra i maggiori candidati al titolo di Most Improved Player, CJ McCollum e Ish Smith. Entrambi migliori giocatori delle rispettive squadre, con Ish a un passo dalla tripla doppia (17-14-9) e CJ a 25-2-5 (e 5 rubate), e il tiro della W, dopo che Smith aveva imbucato il jumper del 105 pari. Ora i Blazers sono sesti nella Conference, e hanno alle spalle sia Utah che Houston, rendendo non così lontano il miracolo. A Dallas restano da giocare 10 partite, a Utah 9, a Blazers e Rockets 8. Che dire invece di Philadelphia? Sono uscite voci che li vogliono in cerca di estimatori di Okafor, per mettere insieme una trade. Programmazione zero, risultati zero (a 8 gare dal termine della loro stagione sono ancora in cifra singola per le W). Un vero, disastroso, carrozzone.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKC. SA SPURS 92 – OKC THUNDER 111
Questo è stato l’unico scontro di altissima classifica del week-end. Rovinato, per così dire, dal massiccio turnover messo in atto da Pop: a riposo Duncan-Parker-Kawhy-Manu e LMA. Quintetto per Mills-Green-Anderson-Diaw e Marjanovic (13+6), con corposi minuti per Martin e per il…409enne (o giù di lì) Andre Miller (11-8-2). Il risultato è stato, ovviamente, favorevole ai Thunder, ma nonostante il mimetismo spinto attuato dagli Spurs, sono emerse lo stesso alcune sentenze. La prima: la panchina di OKC è un disastro, in particolare nel back-court. Non è una novità, ma il fatto che la gara sia rimasta in equilibrio per due quarti e mezzo ha certificato davvero l’inadeguatezza del pino dei Thunder. Ci son voluti comunque i pezzi pregiati (KD 31, RW 29), perché gli uomini 6-10 dell’Oklahoma hanno preso batoste e parziali dagli uomini 11-15 del Texas. La seconda: proprio per colpa della panchina, OKC è drammaticamente lontana dall’avere una chance di accesso alla Finale della Western Conference. La terza è più un dubbio sottile che una certezza, ma…ci chiediamo: e se Pop avesse scelto di incontrare OKC nel secondo turno dei PO? Molto difficilmente i Clippers avrebbero potuto insidiare il terzo posto dei Thunder ad Ovest, ma una W sugli Spurs sarebbe stata la certificazione definitiva dello status quo per i primi 4 posti. Una squadra talentuosa ma monca, come i Thunder, sono, per gli Spurs, un’incognita infinitamente meno rischiosa di una meno talentuosa nei picchi, ma di maggior profondità, come appunto i Clippers, forti di un coach già dotato di Anello e di un trio di Stelle, una delle quali (Blake Griffin) sostanzialmente riposatissima per le note vicende. Per non parlare di un vecchio guerriero come PP, uno che difficilmente tradisce come Crawford, e una guardia dalla tripla facile come JJ Redick. E’ solo un dubbio, ma….

Ecco quali gare abbiamo scelto tra quelle di Pasqua.
BANKERS FIELDHOUSE ARENA, INDIANAPOLIS. HUOSTON ROCKETS 101 – INDIANA PACERS 104
Tirata fino all’ultimo questa gara tra due squadre in lotta per I PO nelle rispettive Conferences. La spuntano i Pacers, più solidi e profondi. Paul George 25+11, Mahinmi 19+11 e Monta Ellis a 23-6-7 con 3 rec sono stati le ali di Indiana, capaci di volare giusto un pelo più in alto di Harden (34-8-8), Ariza (14-2-2) e DH (11+10). La vera differenza è stata nell’uso e nella % del tiro da 3: 7/33 per i Rockets, 9/26 per Indiana. Ora i Pacers sono al settimo posto ad Est, con due partite e mezzo di vantaggio sui Bulls e nove gare ancora da giocare: dentro ai PO almeno all’80%. I Rockets non escono dalla PO Picture per la contemporanea sconfitta di Dallas, ma sono ottavi e sempre a rischio di finir fuori.

SLEEPTRAIN ARCO ARENA, SACRAMENTO. DALLA MAVS 111 – SACRAMENTO KINGS 133
Sgomberiamo il campo dall’equivoco: l’infortunio di 10 giorni fa a Chandler Parsons (l’ennesimo..) non è il motivo di questo slump infinito dei Mavs, che hanno perso 14 delle ultime 21 e 8 delle ultime 10. Le 7 W sono arrivate quasi sempre contro squadre con record perdente, con l’eccezione delle 3 W su Celtics-Memphis-Charlotte; a parte quelli, successi solo contro Phoenix, Minnesota, Phila, Lakers, Brooklyn, Denver…ma non stanotte vs Sacramento, che ha dominato e ha segnato la piccola rivincita (in quanto rivincita tra perdenti, dato che i Kings non faranno i PO) di RR su coach Carlisle. Rondo stanotte (11-4-11) è diventato il primo giocatore della franchigia a mettere in rubrica 800+ assists dal 1972-73, quando la cosa fu compiuta da Tiny Archibald, curiosamente un altro che avrebbe avuto molto a che fare con i Celtics. Sul fronte texano la situazione è davvero difficile, perché Wes figlio di Wes continua a non imbucarla (12 con 3/7, talmente sfiduciato che ormai non tira quasi più), perché il proprietario Marc Cuban passa la maggior aprte del suo tempo di plrurimiliardario a litigare con arbitri e Associazione, e perché si è fatto male anche D-Will, che potrebbe perdere altre 2 gare. I Kings sono il consueto cortocircuito nervoso, con DMC che continua ad affastellare doppie-doppie (20-12-5) e a polemizzare con il proprio coach su qualsiasi argomento: stravolta l’argomento è stato la potenziale durata della carriera NBA di Seth Curry. Il coach aveva poco gentilmente/intelligentemente/professionalmente (scegliete voi) asserito che il fratello di Steph potrebbe al massimo ambire ad un paio d’anni di NBA, non di più; ovviamente, è diventato l’idolo di Boogie, che ne ha sponsorizzato le qualità durante l’intervista post-gara a Seth.