Stop, finiscono con la sconfitta con l’Uruguay i mondiali del calcio e Prandelli e Abete si dimettono. Gesto non dovuto ma nobile, dovrebbe essere prassi di tutti i CT e i presidenti che non portano risultati, ma non per i risultati in sé quanto per una cultura di cambiamento di persone e sistemi che il basket, allergico all’autocritica come i partiti che hanno perso le elezioni, non conosce. A cominciare da Gianni Petrucci, che dopo essere stato segretario e non pago dei precedenti mandati da presidente è tornato sulla poltrona – dove ha preparato la scalata al CONI – dall’inizio del 2013 pur ricoprendo anche un incarico politico-amministrativo di sindaco di San Felice Circeo. E fare il sindaco è una cosa seria, beato lui che è spesso in giro, mare e montagna, viaggi transoceanici.

Il “bello” è che i voti glieli ha portati Enrico Ragnolini all’epoca presidente dalla consulta regionale, di cui parla in questi giorni: radiato in seguito a verifiche sulla gestione amministrativa del CR Lombardo, ha visto respinto il suo ricorso alla Corte Federale. La partita continuerà in altre sedi. Si era parlato, nei giorni scorsi, di una lettera della Giunta CONI che avrebbe chiesto alla Fip un provvedimento di clemenza, ma non credo che la notizia sia fondata perché il Governo dello Sport ha ben altre priorità e non può entrare nel merito degli organi di Giustizia.

Continuando col basket, senza voler naturalmente criticare, ma giusto per dovere di cronaca non c’è stato mai un segnale di cambiamento né di autocritica nel nostro movimento, né un percorso lineare, ad esempio il presidente Maifredi è stato giubilato con un commissariamento dopo l’argento olimpico, e non ho letto di irregolarità, il suo peccato era stato quello di non andare ai mondiali.

Al suo posto è subentrato, come commissario e poi presidente, Dino Meneghin. Presidente criticatissimo anche dai suoi ex compagni di gioco, è passato al ruolo di responsabile delle relazioni internazionali (dicono 70 mila euro all’anno).

E veniamo al CT “zero titoli”, la qualificazione agli europei era il minimo, con Gallinari e avversari facili. Firmato da Meneghin a furor di popolo, nonostante un biennale in essere con Recalcati (poi transato, quindi cifra di spesa onerosa), Pianigiani al debutto ha mancato la qualificazione europea (poi la squadra è stata ammessa per l’allargamento da 16 a 24 delle squadre in Lituania uscendo al primo turno di qualificazione), e in seguito anche quella mondiale ed Olimpica. Tutto bene, direte voi, ma non è finito: da part-time è stato confermato a CT full time, come voleva Petrucci vaticinando in lui “il nuovo Fergusson” con uno stipendio di 800mila euro lordi, cifra mai smentita. Raccontano i giornalisti che dopo gara1 del playoff a Milano hanno chiesto al presidente Petrucci perché il CT sia diventato invisibile, ritenendo quanto meno strano che per il suo ruolo non sia presente alle partite dei playoff. Ma gli italiani sono pochi, potrebbe rispondere l’interessato, e li conosce già bene, e poi ci sono i suoi trascorsi senesi che potrebbero essere giudicati “imbarazzanti” sia che fisicamente sia in tribuna a Milano come nella sua Siena. In realtà non è scritto dal contratto che si deve vedere i playoff, meno plausibile invece un altro aspetto: perché mai non allena la nazionale sperimentale, affidata a un coach che allenava nella Silver?

A proposito di mondiali, almeno i viaggi negli Usa del CT per parlare coi giocatori italiani della NBA potevano essere risparmiati. Bastava una telefonata considerata la decisione di Petrucci di non partecipare ai mondiali.

 Stamane è arrivata una email che mi chiedeva a bruciapelo: Pianigiani farà come Prandelli e darà adesso le dimissioni? La mia risposta è stata, giusto per dover di cronaca, Prandelli fino ai mondiali ci ha portato. Noi gli imminenti mondiali di Madrid li vedremo invece in Tv, fra i fortunati il CT invece sicuramente li vedrà dal vivo nella Plaza de Toros… Per studiare, naturalmente, gli avversari dei prossimi europei in Ucraina fra due anni.

Il basket è incredibilmente viziato, poi vengono fuori i casi Siena e dentro la Giunta di lega affermano che non sapevano nulla, e meno male che il principale attore della vicenda con senso di responsabilità comunicasse – mentre era ai domiciliari – le sue dimissioni irrevocabili.

Il basket ha pagato un presidente di Lega un milione e 50 mila euro per tre anni, più di quello del calcio che gestisce un consorzio di grandi numeri e non “numerini”, i 150 milioni di una Juve o di un Milan contro l’1,5 di Montegranaro.

Il basket vanta anche una delle Federazioni più ricche. Il motto sembra l’inno dell’edonismo “Chi spende meglio spende”. Spending view, non spending review. Una federazione che forte di 150 mila tesserati del minibasket (in totale sono 300 mila circa) fa onore alle teorie del Keynes. Stava per acquistare una nuova sede da 14 milioni, poi ha capito che non era il momento, apre una Tv investendo 2,5 milioni alla faccia del dettato Governativo sull’utilizzo dei contributi alle Federazioni per l’attività di promozione olimpica.

Telefip apre in partnersip con uno sponsor senza alcuna affinità se non i rapporti personali fra i due presidenti. Apre senza ancora sapere contenuti, piano industriale, costi, ricavi, redazione, collocazione del segnale quando ormai con lo streaming si vede di tutto e di più, persino la NBA, e invece di collaborare con la Rai come facevano Porelli e Coccia per migliorare ove possibile la qualità (riprese, commenti, installazioni negli impianti, palinsesto, etc) si pone con antagonista, anche se poi non ci sorprenderebbe che magari Rai e Sky rientrassero nel gioco come partner.

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