Quando nel basket spunta all’orizzonte un’operazione – come dire? – “sui generis” torna sempre d’attualità il nome di Martinelli (ricordate Roseto e Bologna?) ed ecco che l’inesauribile spirito d’avventura stavolta lo porta a Roma. Dicono che l’ineffabile “Mister Emme” abbia acquistato i diritti di Corato (di Bari), club di Silver (Lega Dilettanti) allo scopo di arrivare a una fusione con la Stella Azzurra che vanta una scuola cestistica “stile college Usa” con tanto di impianto, tecnici e management e puntualmente contende gli scudettini ai club ricchi. E chi non vorrebbe impalmare un club tanto virtuoso, che ha ereditato la storia della Stella un tempo in Serie A e giocare al Palatiziano?

Il fine dichiarato è costruire una seconda squadra romana che potrebbe partire dal campionato dilettanti e valorizzare i suoi numerosi talenti, come il gioiello La Torre e il figlio del coach dell’anno Paolo Moretti il quale – a proposito – dopo la stagione capolavoro con Pistoia (la prima matricola a vincere due partite di playoff nella serie, e con Milano favorita per il titolo!) sta preparandosi al trasferimento alla Virtus Roma.

Possibile? Il motto di Toti ribattezzato “Todo Modo”, potrebbe essere “un allenatore all’anno non fa…danno”. Scherzi a parte, la cronaca ricorda che l’anno scorso ha sacrificato il bravo Calvani dopo una finale scudetto e si ripete con Luca Dalmonte, il vice di Pianigiani nella nazionale il quale, partito Gigi Datome, ha portato la squadra alla semifinale facendo riaprire l’Eur.

A Udine in una cena fra amici, nei giorni scorsi il Commissario del CIA Gaetano Laguardia ha fatto il nome di Francesco Grotti, figura autorevole, rappresentativa, energica. Uno che va in fondo alle cose, versato alle relazioni sociali e alla diplomazia, incarichi nell’Ufficio Inchieste e nella Corte Federale e primo arbitro del famoso scudetto dell’Olimpia a Livorno col canestro annullato a Forti per un batter di ciglio, nemmeno avesse la Bat-vista.

Credo che bisognerebbe sapere che “squadra” si vuole fare per completare la riforma del settore e come questa proposta viene formulata, dove va a parare. Perché è chiaro, come si nota in questi giorni quando con l’avanzare dei playoff arrivano le polemiche comincia nuovamente il tiro all’arbitro, e manca un uomo forte per andare oltre ad un Commissario e due vice… Se la Fip pensa poi di cooptarlo per evitare una “voce libera” battagliera, scomoda, e molto ascoltata nel mondo arbitrale, probabilmente sbaglia perché il personaggio è di quelli che non devono chiedere.

Si riunisce a Milano Legabasket per mettere sul tavolo le varie proposte sulle priorità basilari per costruire un progetto strutturale, come aveva chiesto il presidente Virtussino Villalta e quindi votare successivamente il presidente. Sembra si voglia nuovamente ribaltare l’iter stabilito una decina di giorni fa. E accelerare i tempi anziché fissare prima il planning condiviso da tutti, e –altro dietrofront – derogare dalla figura del presidente neutrale sul quale tutti erano d’accordo. Infatti un gruppo di società punterebbe sul patron del club reggiano Landi, imprenditore con mezzi e passione, tanto di cappello per la crescita del suo club ma si è messo al centro di un episodio che lascia perplessi su questa candidatura, data per certa da più parti. Per la grande passione, credo che l’imprenditore di successo si sia lasciato prendere la mano dal tifoso, leggendo infatti le ultime dichiarazioni sulla Gazzetta nel dopo Grissin Bon-Montepaschi di gara4. E non parliamo di quelle del presidente Ivan Paterlini che voleva mandare a Siena la squadra juniores!

Tutto per quel tecnico ineccepibile per convenzione fischiato al giocatore Silins, come avrebbe dovuto spiegargli il suo coach Menetti, il primo a perdere il controllo della situazione, con la squadra avanti di 9 punti nel terzo tempo. Si appioppa il tecnico, infatti, quando un giocatore reagisce al fischio arbitrale mettendosi le mani nei capelli, decisione stile Fiba dove nessuno fiata. Nei palazzetti della Spaghetti-League dove la gente sta stipata come sardine, diventa un gesto pericoloso soprattutto con l’elettricità dei playoff.

“Per la prima volta abbiamo perso una partita, e non per colpa nostra. Vedere rovinare in questo modo una partita così importante ci fa meditare: ma chi me lo fa fare di investire in una società sportiva?” ha tuonato sulla rosea il signor Landi che evidentemente se ragiona così non può essere la figura superpartes di cui c’è bisogno e anche colui che deve invitare i colleghi imprenditori a investire nel basket. Se però – incalzati da Petrucci? – si vuole un presidente-ponte per la Lega come interlocutore, l’unica soluzione al momento è puntare un uomo forte, come lo fu Guido Rossi per la Lega calcio, col compito anche di una bella bonifica e un taglio netto passato.

Inoltre proprio non si riesce a capire nuovamente questa frenesia, dopo la già incomprensibile scelta di puntare a velocità supersonica su Minucci, presidente con quel che gli girava sopra il capo da più di un anno, basta pensare al cumulo dei reati citati nel comunicato della Guardia di Finanza dove si parla anche di bancarotta fraudolenta, che prevede – se accertata – persino il carcere. Anche per questo, non è il caso dunque di riflettere, ponderare, valutare i pro e i contro, specie se dicono che il signor Landi si porterà anche il suo general manager (Alessandro Dalla Salda). Non dimentichiamo inoltre che esiste la disponibilità di Veltroni e che per il general manager sarebbe meglio una figura neutrale, navigata, di esperienza internazionale, titolata. Ad esempio fanno il nome del manager milanese Toni Cappellari, calzerebbe a pennello.

Tornando al rispettabilissimo signor Landi, credo proprio da emiliano che per coerenza con le sue dichiarazioni intanto sarà lui per primo a non accettare un ruolo guida in un sistema dove le squadre non perdono per colpa loro! Il calcio che su questi episodi non transige, l’avrebbe immediatamente sospeso per alcuni mesi, anche se non è tesserato come presidente. Se la Fip una volta tanto decidesse di farsi rispettare potrebbe prendere esempio dal calcio. Il Procuratore del basket, in questi casi, ha anche la facoltà d’intervenire d’ufficio. E quindi, prossima “perla” del basket puntare con grande imbarazzo dell’opinione pubblica su un presidente squalificato!

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