Moltissimi argomenti di cui parlare dopo una piccola pausa estiva.

MONDIALI UNDER19. Due situazioni da sottolineare. L’Italia correrà per le medaglie: battuta la Lituania con una sontuosa prestazione di Denegri da dietro la linea delle triple, e l’ennesima solida gara di Okeke. Finora la squadra di Capobianco ha perso solo vs gli StatiUniti, e questo serve ad introdurre la seconda considerazione. TeamUSA, che viene spesso criticato nella sua espressione maggiore al grido di “eh per forza, mandano quelli della NBA per poter vincere”, è Campione del Mondo in carica in OGNI categoria di età, maschile e femminile. Stop. Silenzio. Rispetto. Piccola aggiunta a proposito di Nazionale: stiamo preparando una bella sorpresa per gli Europei che vedranno l’Italia di Messina impegnata a TelAviv, un modo speciale di seguire gli azzurri. Stay tuned.

 

CHRIS PAUL A HOUSTON. Beh, passare da Bullo Beverley a Chris Paul è tecnicamente un miglioramento non quantificabile. Rimangono alcuni interrogativi sulla coesistenza di due ego davvero spiccati come quelli di Harden e Paul, ma di certo se esiste un coach capace di far capire ai ragazzi che è meglio per loro collaborare, quello è Mike D’Antoni. In aggiunta, siamo certi che sia la Barba che CP3 vogliono evitare di entrare nel poco appetibile club dei “più grandi senza un Anello”, che ha dato la tessera già a Sir Charles Barkely e Steve Nash, per esempio. Interessante notare, infine, come Paul sia valso una prima scelta, un po’ di cash e 7 altri giocatori, nessuno dei quali migliore di Beverley: averlo in cambio di un ottimo giocatore, un ottimo tiratore/sesto uomo (Sweet Lou Williams) e 5 gregarioni è un colpo degno di Daryl Morey, miglior amico e discepolo N.1 di Danny Ainge.

BOSTON CELTICS. Danny Ainge, appunto. Al solito molto attivo. E anche criticato dal focoso tifo di Bah-ston. Dopo/In vista di (scegliete voi..l’ufficialità latita) Gordon Hayward, è nell’ottica di creare spazio salariale e spazio nel settore guardie che deve essere letta la trade che, quasi alla pari, ha mandato Avery Bradley e una seconda scelta 2019 a Detroit, e fatto arrivare Gemello Marcus (Morris) alla corte di Brad Stevens. Mossa dunque obbligata, per i motivi di cui sopra, eppure molto sofferta, perché AB era uno dei ragazzi più profondamente inseriti nel cuore della città e del tifo, e perché era il primo della fantastica difesa perimetrale dei Celtics. Con l’arrivo del meno problematico dei Gemelli Morris, però, Ainge fornisce un ottimo giocatore che può giocare sia insieme che rimpiazzando Jae Crowder e la prima scelta dei Celtics 2017, Tatum. E rimpiazza anche, tutto nello stesso giocatore, la partenza di Kelly Olynyk.

PAUL GEORGE. Il fatto che The Revenant sia andato ad OKC invece che ai Celtics rappresenta una tipica “scelta del giocatore”. L’offerta dei Celtics era tecnicamente migliore di quella dei Thunder, ma George è stato attratto anche dalle telefonate frequentissime fattegli da Russell Westbrook. Intrigante personaggio Russell, MVP, dominatore(solitario), e allora la domanda che, in chiave di carriera e di franchigia, PG13 secondo noi doveva porsi era: posso davvero io riuscire dove ha fallito Kevin Durant (vincere un Titolo con RW e farsi passare la palla da lui)? Secondo noi la risposta è: NO, e George è uno dei più seri candidati a terminare la sua avventura agonistica nel club dei grandi senza Anello.

Ci sono altri trasferimenti e situazioni da analizzare, ma avremo tempo: non vogliamo prendere altro spazio ad una delle cose in assoluto più divertenti del basket: la NBA Summer League. Quindi ecco…

 

DALLA SUMMER LEAGUE. Abbiamo ricominciato a guardare la NBA Summer League stanotte, e come ogni anno, più che commentare i risultati, vi forniamo impressioni e vaticini sui giocatori da tenere d’occhio, cercando di andare al d là dei nomi più altisonanti. Il primo individuato dell’anno è allora Justin Jackson, scelto col 15 dai Kings. Il secondo è Troy Williams, un undrafted 2016 da Indiana che sta facendo parte del roster dei Rockets mostrando grande concretezza e moto perpetuo. I Rockets stanno facendo giocare parecchio anche Zhou Qi, settepiedi from China: non siamo certi farà la squadra per la NBA RS, ma di certo lo staff texano sta lavorando duro per farlo diventare, parole di Calvin Murphy, una sf di 2.15. Pur preferendo indagare dove i riflettori non splendono, è impossibile non parlare del debutto, stanotte, nel derby di LA, di Lonzo Ball. Numeri tra discreti e scarsi, minutaggio non esteso per non caricare troppo il ragazzo di pressione, Lonzo ha tuttavia esordito con un alley-hoop per Brandon Ingram. Le prime tre azioni dei Lakers, particolarmente significative nella selvaggia SL perché sono quasi le uniche, in ogni gara, in cui i protagonisti giocano secondo quello che hanno preparato in allenamento, hanno visto sempre la palla in mano a Ball, e per due volte hanno portato a concludere il centro Zubac, una tripla in pop e un viaggio ai liberi in roll: sintomo chiaro di come Luke Walton giocherà. Prepariamoci a un record NBA per triple tentate. Segnaliamo anche che nel roster dei Lakers trova non poco spazio la scelta 30 dell’ultimo draft, originariamente dei Jazz: Josh Hart, da Villanova, un vero vincente, uno uscito da senior e dunque ora 22enne: se non riuscisse a fare la squadra in NBA, ci faremmo un serio pensiero, fossimo un club europeo. Nei Clippers, andatosene Paul, interessante l’ennesima occasione data alla pg Kendall Marshall: talento registico di primo livello in un fisico fragile e in una testa ancora più fragile, nel senso di una eccessiva timidezza+non buona sopportazione della pressione.