Di 30 i Cavs, di 40 gli Warriors: situazioni diverse, identica autorità.

In gara 3 delle Western Conference Finals l’autorevolezza di GS è stata persino superiore a quella dei Cavs (che peraltro rimangono sotto..) e sta anche nell’urlo di Steph: this (is) my fucking house (edulcorato dai commentatori ESPN: questo è il mio palazzo). Tra Sabato e Domenica, comunque finiscano le due serie, Steph e LBJ hanno ricordato a tutti “who still owns this League”.

Inizio difficile per GS, con Houston che in attacco scatenava sempre l’uomo marcato da Steph, cercando di fare in modo col pick and roll che quell’uomo fosse Harden. Il giochetto andava bene fino a quando il p’n’roll non diventava un po’ troppo elaborato: Kerr infatti metteva sabbia nelle intenzioni di D’Antoni ordinando che Steph iniziasse le azioni difensive sull’uomo più lontano da Harden (Tucker o Ariza), in modo che la strada da fare per arrivare al blocco fosse tanta, e le azioni di HOU diventassero più lunghe possibile. Questo causava un po’ di confusione iniziale nella difesa Warriors, con qualche errore derivato da una comunicazione persino eccessiva: erano però errori non sgraditi dal coach, perché rivelavano impegno e comprensione della strategia. Infatti dopo un paio di vantaggi Rockets per un max di 5 pti, il primo strappo di GS avveniva in corrispondenza di 2 soli possessi offensivi efficaci (gli unici due brevi, sotto agli 8 secs) dei Rockets su 19 portate di palla. 37-27, Houston non vedrà quasi più distacchi in cifra singola e scoprirà una volta ancora la fragilità nervosa di Paul (13-10-4, come nel ko di Gara1 inversione dell’ideale rapporto rebs/ass), segnalata non solo da scelte rivedibili in attacco, ma da tanti piccoli nervosismi: palloni “restituiti” ai refs con discreta violenza, gomitatine, spintine…roba da dopolavoro frustrato. Se CP3 non vedrà la luce del Titolo nemmeno stavolta, la sua carriera ne risentirà, anche perché il giocatore continua ad essere il campione del “non importante”: solito periodo di gioco da hero-ball anche stanotte, con un 4/4 di classe nitida, però che serve tutto ciò se, quando imbuchi il quarto in fila, sei sotto di 21? Detto degli adattamenti difensivi di Kerr, bisogna parlare anche dei protagonisti. Prima di tutto: pur messo a dura prova, Curry non ha difeso affatto male; punto secondo: Kevon Looney è la sorpresa positiva per GS in queste WCFinals, e nel momento del suo terzo fallo è stato ottimamente sostituito dal rookie (e studente alla Dray-G University) Jordan Bell; terzo: quando Iggy (10-3-3 con 3 rec e 1 stoppata) va in doppia cifra tutto diventa più semplice per gli Warriors, ma il lavoro difensivo del vecchio ex Sixers è fenomenale, nella “falsa zona” che ormai tutti praticano nella NBA, quando si aggira negli spazi da dove potrebbe arrivare una penetrazione o partire uno scarico essendo molto più simile ad una safety NFL che a una guardia NBA. Gli 11 pti di vantaggio a favore di GS at the half arrivavano dunque più dalla difesa che dall’attacco: Steph (35 in 34 mins con 13/23) era 3/11 con 1/7 da 3, e tra lui e KD (25-6-6) le % dicevano 8/23 combinato che poteva far presumere non un vantaggio, ma un -11. Però HOU aveva 11 perse, Paul 1/8 e Harden (20-5-9) 3/7. Quanto poteva durare il litigio di Steph coi ferri? Non è durato. Nei circa 15 mins che ha giocato nel secondo tempo quelli importanti sono i primi 8 dal ritorno in campo: 8/8 (e 2/2 Durant), distribuiti old-school con 5 lay-ups per  cominciare, e solo allora riprendere confidenza con le mattonelle lontane, 3 triple in fila. E l’urlo. Da notare due cose, che indicano come Houston sia stata piegata ma non distrutta, almeno fino al quarto periodo di puro inutile garbage: nel terzo quarto, dopo il primo strappo che l’aveva fatta finire a -21, era tornata a -13, con 6 in fila di Capela (13+8, un canestro anche di rara bellezza per tocco sulla palla e capacità da trapezista nel controllare il corpo attorno a due difensori); nel secondo definitivo strappo (il terzo della gara) non imbucava, ma produceva attacco: il parziale diceva 30-13, ma il totale tiri era simile, 17-15 a favore di GS. Quindi: Houston non morta, ma forse ormai sono gli Warriors ad essere troppo vivi per esser fermati. Riportiamo due dichiarazioni di Kerr, una su Steph (his toughness is WAY underrated, and tonight he’s shown it), una sulla squadra: tra i segreti delle W ha citato la Regola dei 300 Passaggi; GS è squadra di raro talento nei singoli, ma vive di condivisione del pallone e movimento: ogni volta che Kerr vede 300+ passaggi a buon fine (al netto delle palle perse), sa che è stato fatto un ottimo lavoro. A proposito di palle perse e della resa dei Rockets: fino a che la gara era viva le perse di GS erano 6, quelle di HOU 13; è questo, anche, che rende GS unica: giocare in quel modo e farlo a quella velocità essendo capaci di mantenere un’accuratezza che nessun altro al mondo può tenere. Infine: terzo tecnico dei PO per Draymond Green, con 7 si salta un turno.