Gara 5 tra Washington e Boston riportava le squadre in Massachussetts.

I cambi di sede sono importanti, visto che, compreso quello di stanotte, sono 9 su 9 i confronti annuali tra le due formazioni in cui ha prevalso chi giocava in casa.

 

TD GARDEN, BOSTON. WASHINGTON WIZARDS 101 –  BOSTON CELTICS 123

Reduci da due sconfitte pesanti in quel del Verizon Center di Capitol City, i Celtics dovevano anzitutto ritrovare consistenza e continuità. Gara3+4 avevano visto Boston in vantaggio, senza che i Celtics riuscissero a dare corpo a quei buoni parziali. 34 palloni persi avevano regalato ai WIzards ben 55 punti con cui nutrire le loro W, mentre dall’altra parte, pur perdendo 28 volte il pallone, i ragazzi di coach Brooks avevano pagato con soli 21 punti. Stanotte il dato si è capovolto: Wizards 12 perse, per 19 punti Celtics; gli 11 errori sono costati solo 7 punti a Boston. La moglie di Avery Bradley aveva criticato il marito, in un casa-dolce-casa capovolto, dicendogli in sostanza che, se doveva giocare come aveva fatto nella doppia trasferta capitolina, poteva anche rimanere a casa con lei. La guardia biancoverde ha risposto infilando il suo career-high in post-season già nel solo primo tempo (25, con 10/13 al tiro, poi diventati 29 con 12/19). AB è stato il primo ad accendersi tra i ragazzi di Brad Stevens, imitato presto da Crowder (18-8-2, nel secondo half non ha infilato nulla, ma aveva dato benzina all’allungo bostoniano con 10 punti consecutivi nel cuore del secondo periodo). L’architrave del tutto sono stati Al Horford (19-6-7 con 3 stoppate) e Isaiah Thomas (decisamente più consistente che spumeggiante: 18-3-9). Il lungo ex Atlanta è il miglior centro passatore della NBA, ora che Timoteo si è ritirato. Horford si è altamente giovato della presenza accanto a lui di Amir Johnson, che ha iniziato primo e terzo quarto: quando Gortat guardava Amir, Horford aveva la possibilità di servire assists nel pitturato a compagni taglianti, perché il Polacco, dal lato debole, non arrivava mai a chiudere in tempo. IT4 ha messo in fila la terza consecutiva senza arrivare a 20 pti, ma ha impreziosito la sua partita con tanto autocontrollo, decisioni chirurgiche su quando e quanto calibrare l’alternanza “la passo/la tiro”, e ha gestito bene, disinnescandole in fretta grazia alla calma, le iniziali provocazioni verbali e fisiche dei difensori di Washington contro di lui. Per chiudere il panorama sulla gara dalla parte dei vincitori, bisogna segnalare la capacità di sacrificio della panchina dei Celtics, e al contempo la sua capacità di essere decisiva. Lo score di Marcus Smart può essere l’emblema valido anche per tutti gli altri: 9-11-6 con 2 rec, 1 stoppata e nessuna persa, il tutto giocando con un risentimento inguinale. Dal punto di vista Wizards, la partita è esistita solo all’inizio, con un esordio 4-0 che aveva fatto illudere, presto tramutato in 8-4 Celtics. Il pitturato e i famosi 55 punti da palle perse delle due W casalinghe sono rimasti un miraggio, anche perché, contrariamente al solito, Wall (21-4-4) iniziava male, con 1-5 al tiro. La frenesia in attacco faceva dimenticare la difesa (già di per sé elemento sempre critico se hai Gortat in squadra), e durante un TO del primo quarto, già sul -12, Brooks redarguiva i propri giocatori così: ehi, tutti preoccupati che non ci entrino i tiri, e intanto ne abbiam già presi 25, vediamo di difendere ragazzi, i tiri entreranno prima o poi. I momenti in cui i ragazzi gli han dato retta sono stati i migliori per Washington, che nel terzo quarto è rientrata due volte a -13 da -23, sempre ritrovandosi stoppata dai Celtics. In questa gara Washington non ha saputo creare parziali favorevoli, cosa che aveva fatto anche nelle due sconfitte al TD Garden; da Gara 1 a Gara 4, questi erano stati i pugni tirati alla difesa di Boston: 14-0, 16-0, 22-0. 26-0, oggi mai più di 7 punti in fila senza repliche degli avversari. Ovviamente, la cattiva difesa è stata figlia anche delle mani torride dei Celtics, che in nessuno dei 4 periodi hanno tirato al di sotto del 50%, con un picco di 57% nel primo quarto, e che a inizio terzo periodo erano al 60% da 3: 9/15. Al contrario della panchina dei Celtics, quella Wizards ha offerto poco: Brooks ha provato a spremere minuti da Jennings (divorato da Rozier), da Bogdanovic (che fuori casa non ci prende: 1/7), Mahinmi (sufficiente:5-3-2 in 14 mins), ma ha avuto risposte solo da Kelly Oubre. Lui era atteso al varco dal pubblico di Boston, dopo la tentata aggressione ad Olynyk che gli è costata la squalifica per Gara4: il ragazzo ha dimostrato che la nostra stima per lui è ben riposta. Ha fatto il suo gioco, duro ma leale, non si è fatto portare via la testa dai buuuuu del pubblico, e ha giocato buoni minuti (13+3) difendendo, finendo col 50% al tiro e non uscendo mai dalle righe a livello comportamentale, tanto che alla fine i fans del Garden si son stufati di prenderlo in mezzo.

La serie torna a Washington, per Gara6 Venrdì; l’eventuale Gara7 Lunedì. Altra Gara6 invece stanotte, attesissima, tra Spurs e Rockets: l’infortunio di Kawhi continua a non rendere sicura la presenza di Leonard in campo: in molti siti il suo status è passato da “probable” a “questionable”, ma questo peggioramento potrebbe essere tattico (e un po’ stizzito) da parte dei media, a causa della perdurante mancanza di news ufficiali da parte degli Spurs. Lui 23 ore fa ha detto: ci sarò.