Sette giorni esatti: inizia oggi il count-down dell’ultima settimana prima della opening night del 16 ottobre. Al nostro PowRank mancano invece le ultime 4 posizioni.

 

EASTERN CONFERENCE #4. MILWAUKEE BUCKS   (NBA 8)

La Squadra. Hanno il Grande Grosso Pterodattilo Greco, che da solo vale 30 W in stagione, e faranno una grande Regular Season. Però ci sono un paio di posizioni, nei Bucks, che non convincono, pur in un quadro generale di quasi eccellenza: sono i difetti che interromperanno presto la loro corsa in post-season. Innanzitutto il playmaking: Bledsoe ha sostanzialmente fallito la sua Prova del Cinghiale. L’approdo alla definitiva età adulta in una squadra con solide ambizioni ha visto la pg da Kentucky U. naufragare nei PO, e perdersi in duelli fisici e verbali con Terry Rozier nella serie persa vs i Celtics. Bledsoe ha sempre subìto su tutti i terreni: fisico, parole, campo. Il secondo anello debole è la panchina: affollata ma non supertalentuosa né supervincente, e non è stata rimpiazzata la partenza di Jabari Parker. Gli elementi più solidi sono i due Europei: Ilyasova fornisce reboffs, triple e difesa,  Teletovic (se riesce a rimanere sano) triple e cattiveria agonistica. Brogdon (immeritato ROY 2017) e Divincenzo (rookie da Villanova) sono i principali cambi per le guardie: che un terzo anno ed un rookie siano più competitivi dei vets Dellavedova e Connaughton conferma lo scarso valore della panchina di MIL. Cambi dei lunghi: il problema è meno pronunciato che per il back-court perché Antetokounmpo giocherà minutaggi vicini ai 40 di media e perché il talento è un po’ più diffuso. Henson resta leggerino e di troppo frequenti distrazioni per il livello-Playoffs, e la stessa cosa vale per Thon Maker, che però ha ancora margini di miglioramento: consistono nel ritrovare efficacia nel pitturato e non solo oltre l’arco. Il quintetto, Bledsoe a parte, è molto competitivo: oltre al Greco anche il solido Snell, l’immaginifico Middleton e il buon apporto del nuovo arrivato Gemello Brook (Lopez).

Payroll. Mediaclassifica, quindi conti positivi per una squadra che mostra una forbice positiva di 10 posizioni tra la classifica degli esborsi e quella del PowRank All-NBA.

Occhio a. Ersan Ilyasova: viaggia sempre di franchigia in franchigia ogni anno, come il più inutile dei filler, ma non è affatto carne da macello. Può spostare gli equilibri della stagione diventando un Sesto Uomo di lusso, proprio come a Philadelphia lo scorso anno. Curiosità anche per il nuovo Bob Sura: Divincenzo.

 

 

WESTERN CONFERENCE #4. OKC THUNDER   (NBA 7)

La Squadra. Non siamo tra coloro che apprezzano i bravibravissimi ragazzi, puliti e perfettini. Anzi, i progetti cestistici con protagonisti di difficile gestione ci affascinano, ecco perché mi piace questa combinazione dei Thunder. Vi faccio 3 nomi: Russell Westbrook, Dennis Schroeder, Nerlens Noel. Sufficiente egotismo per un campionato intero in soli 3 individui, tutti nella stessa franchigia. Durante l’estate OKC ha operato due mosse-chiave. Una ha ribaltato la tendenza negativa di lasciar partire quelli forti (Harden, Durant, Ibaka, Oladipo) pur di privilegiare il talento ingombrante di RW: la permanenza di Paul George è molto significativa, perché non riteniamo sia motivata solo dal denaro. L’altra è per ora potenziale, ma desta in noi speranze: l’arrivo di Schroeder potrebbe essere la spia del fatto che la guida tecnica e quella manageriale di OKC han compreso che Russ NON PUO’ avere il pallone in mano iniziando l’azione perché NON E’ una pg. La convivenza Westbrook-DennisDeutscheland è la chiave della stagione. Entrambi hanno un discreto caratterino: storicamente queste situazioni oscillano tra disastro e apoteosi, noi propendiamo per la seconda. Il terzo caratteriale è Nerlens Noel, talento reale in testa irreale: da quello che dicono di lui dopo che ha lasciato le franchigie in cui ha giocato deve essere uno dei più indisponenti rompiballe mai apparsi nella NBA, ma se imbrocca la rampa dell’uscita dall’adolescenza è un super, una specie di paradigma del lungo che serve nel basket delle triple, difensore come pochi e capace di togliere dal ferro qualsiasi pallone. Di Paul George si può solo dire: immenso. Il quintetto si completa col paladino Steven Adams e Jerami Grant: il figlio di Harvey e nipote di Horace è un altro di quei giocatori che definiscono l’evoluzione del proprio ruolo (ala capace di giocare sia small che power) nel basket moderno. Pino impreziosito da Noel ma anche dal ritorno di Roberson: OKC sarà una difesa da incubo per tutti. Senza contare che a sedere all’inizio delle gare ci saranno giocatori come Felton, Patterson, Abrines e terze/quarte linee come Nader, Ferguson, Singler, Luwawu e l’interessante anche se grezzo rookie Diallo, sg da Kentucky: OKC ha forse il roster più profondo della intera NBA.

Payroll. Secondo della NBA a quasi 148MM, ma almeno, ora, tutti quelli importanti sono firmati fino al 2021. Sta a loro vincere.

Occhio a. Il coach: Billy Donovan è apparso spesso inadeguato sul piano gestionale. OKC anche lo scorso anno ha avuto una tra le prime tre difese della NBA, quindi la sapienza tecnica non si discute: serve più…polso… per guidare una formazione talentuosa e di caratteri forti (alcuni dicono: serve un bel po’ di Stan VanGundy..).