Ben 13 le gare nella schedule NBA della notte. I Cavs prendono un piccolo fiato, fiato che inizia a mancare ai Raptors, mentre gli Hawks arrivano in cima alla Eastern, OKC arriva al 50% e Kobe perde in un emozionante finale.TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE: CLEVELAND CAVS 91 – CHARLOTTE HORNETS 87
Con I suoi Cavs in difficoltà e un po’ bersagliati dagli infortuni ( LBJ forse out per tutto Gennaio, si tratta di una situazione che non coinvolge solo l’infermeria ma anche le intenzioni del giocatore) coach Blatt si affida a una rotazione all’Europea, modello Eurolega, facendo giocare in pratica solo 7 giocatori, perchè il numero 8 e il numero 9 calpestano le tavole solo per 3 minuti. Con gli Hornets di mezzo, si può esser sicuri che le % siano basse, e infatti i Cavs tirano col 38% ei Calabroni col 37. In simile situazione, ovviamente risulta decisivo il 9/15 di Kevin Love (27-5-1), in campo con la schiena non al 100% e alla sua prima gara da vero mattatore da quando è arrivato a Cleveland. Thompson (14+14) e Irving (23 ma con 27 tiri..) si sono sobbarcati 43 e 42 minuti rispettivamente, e pur bisognoso di 21 tiri per segnare i suoi 17 punti, anche Waiters è stato utile dal pino, con 4 insoliti recuperi. A Charlotte nulla di nuovo: di 5 uomini in doppia cifra nessuno va oltre i 14, e per mettere insieme 57 punti hanno avuto bisogno di 66 tiri. Sappiamo bene che è solo per l’assenza di BigAl che Bismarck Biyombo è entrato in quintetto nelle ultime due partite, ciononostante salutiamo con gioia l’evento, essendo artefici della crociata in suo favore. Il 22enne congolese uscito dalle giovanili di Fuenlabrada non tira praticamente mai (stavolta letteralmente mai, ma infila due liberi) però prende 8 rimbalzi e si dimostra ancora una volta degno di miglior considerazione da parte del suo coaching staff.

AMWAY ARENA, ORLANDO: BROOKLYN NETS 100 – ORLANDO MAGIC 98
Jarrett Jack (6-6-4) è un giocatore da campetto, ma gli piace vincere, e, da quando Hollins gli ha aperto le porte del quintetto, lui e l’altro promosso Mason Plumlee (18+9) fanno giocare i Nets molto meglio del duo D-Will+gemello Brooke. Brooklyn è 6-4 nelle ultime 10, sta al 50% esatto di record ed è settima ad Est. Ad Orlando la partita non ha mai avuto divari particolarmente ampi, ma è sempre stata in controllo Nets, fino a che, con meno di due minuti da giocare, alle Retine non è venuto un po’ di braccino: in quel periodo hanno segnato solo un canestro contro 4 dei Magic (2 triple), ma alla fine proprio Jack e proprio con una mossa da campetto (lanciare nella stratosfera la palla dopo aver ricevuto l’ultima rimessa a 3 sec dalla fine per evitare gli facessero fallo) ha chiuso la contesa. Elfryd Payton a un solo rimbalzo dalla tripla doppia, 16-9-10: ha qualche, anzi parecchi, passaggi a vuoto, ma la sua stagione da rookie è buona, e lui conferma di essere il più rondeggiante tra le pg recentemente approdate alla NBA.

TD GARDEN, BOSTON: DALLAS MAVS 119 – BOSTON CELTICS 101
Il ritorno di Rajon Rondo a Boston è stato celebrato con la consueta gratitudine e Celtics-Tude dal pubblico del Garden nei confronti dell’ex. Non sarà piaciuto a molti, però, questo ritorno, e non per la sconfitta di cui Rondo è stato il maggior fautore, ma perché la pg ha giocato ad un livello tale da far intendere chiaramente che le sue ultime prestazioni a Boston erano quelle di uno che in bianco verde non ci voleva più stare. Ha persino tirato 5/7 da tre…c’mon. Che fosse una serata estremamente favorevole ai triplisti inconsueti lo certifica anche il 3/6 del Celtic Avery Bradley, top scorer dei suoi con 22pti, anche se il migliore è stato Tyler Zeller, con 17+10 ottenuti contro uno dei signori del ruolo di centro, ossia Tyson Chandler, che ha litigato parecchio con canestro e arbitri, ma ha chiuso comunque a 8+16.

MADISON SQUARE GARDEN, NY: DETROIT PISTONS 97 – NY KNICKS 81
Che il mondo in cui viviamo sia un posto strano e sorprendente lo dicono molte cose quotidianamente: una di queste è che al momento la striscia vincente più lunga ad Est sia dei Pistons, giunti alla quarta di fila. Tutto questo accade dopo la partenza di Josh “ti devasto lo spogliatoio” Smith. I Knicks farebbero cadere le braccia anche all’ipertifoso Spike Lee: pur menomati dall’assenza di Melo, Stoudemire e Dalembert si rendono responsabili di una prestazione tale da meritare una sconfitta anche contro una media formazione di Eurolega. Solo JR Smith (22) e Cole Aldrich, il centro bianco da Kansas U. (11+14) in doppia cifra, e per NY 35% globale al tiro pur tirando col 41% da 3….una notte orrenda per i Knicks…Detroit invece, oltre che per la dipartita di Smith, è migliorata anche perché Brandon Jennings (29-3-3) e Jodie Meeks (15-1-1) han cominciato a guadagnarsi lo stipendio e in questa occasione han disposto come più gli piaceva del back-court dei Knicks. Sempre bene anche se non in particolare serata di tiro Monroe e Drummond (19pti e 30rimb combinati). Dei due italiani, Bargnani 2 minuti, Datome 0. Se ci sono evidenti motivi per lo scarso impiego del Mago, lo stesso non si può dire per l’ostracismo nei confronti di Datome: Singler e Jerebko li conosciamo bene in Europa, e che giochino loro due fa davvero rabbia.

SMOOTHIE KING CENTER, NO: HOUSTON ROCKETS 83 – NO PELICANS 111
Il grande Aldo Giordani chiamava “spazzolate” le sconfitte come quella subita dai Rockets a New Orleans. Texani mai in partita, coach McHale, capita l’antifona, ha risparmiato i big e si è lasciato seppellire dalla giornata di tiro micidiale dei Pellicani, al 54% globale mentre i suoi si assestavano sotto il 40. Se si aprla di tiro emergono Luke Babbitt (2/2 da 3) e Ryan Anderson (3/6 e 22 punti alla fine), in una serata in cui Tyreke Evans ha scritto 21-4-5, e in cui si sono fatti ben vedere anche i due centri europei di New Orleans, Asik (9+11) e Ajinca (6+9), e sta guadagnando posto nelle rotazioni anche Dante Cunningham, finora un journeyman della NBA, che potrebbe aver trovato nei Pelicans una giusta dimensione. Serata di comprimari alla ribalta anche per Houston, con i 10 rimbalzi dell’ex Olympiakos Joey Dorsey, ed ennesima brutta gara di Josh Smith (8-2-2, 4/11 al tiro e 4 perse, in 17 minuti: ripeto, 11 tiri e 4 perse in 17 minuti……): i Rockets hanno record perdente da quando è arrivato lui.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKC: WASHINGTON WIZARDS 102 – OKC THUNDER 109
Washington ha perso questa partita alla fine del terzo quarto, quando, sopra di 6 a meno di un minuto dalla penultima sirena, ha incassato due triple che solo KD poteva infilare. L’entusiasmo creato dal campione gentile ha contagiato i suoi e depresso i Wizards. In apertura di ultimo periodo i Thunder hanno scavato subito un solco oscillante tra i 5 e i 9 punti, colmato a 4’ dalla fine dagli uomini di Wittman, che ha avuto un grande Bradley Beal (21-10-6) . Sul 95 – 95 si è riacceso Durant (34+8, 12/18 al tiro), che ha chiuso la contesa guadagnando un and1 su Paul Pierce. Un po’ di paura in casa OKC per un infortuno che per ora sembra di scarso rilievo al ginocchio di Russell Westbrook (22pti, ma con 23 tiri..), ma data la fragilità del giocatore e la sfortuna di questa stagione con gli infortuni di chiunque sia nel roster, ad OKC stanno con le antenne molto dritte ad ogni minimo accenno di risentimento. In ogni caso, con questa vittoria i Thunder raggiungono 50% di W/L, e sia New Orleans che Phoenix (ora sono i Suns gli ottavi) sono nel mirino.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE: INDIANA PACERS 94 – MILWAUKEE BUCKS 91
Milwaukee a ranghi ridottissimi: oltre a Jabari ed Ilyasova, out anche Bayless e Larry Sanders. In particolare rumorosa l’assenza del centro, che è, parole di Kidd (il quale nei Bucks è anche capo-operazioni, ricordiamolo, non solo coach), “fuori da qualsiasi impegno con la squadra” e ciò per “motivi personali”. L’anno scorso la stessa cosa, sotto Kidd, capitò ai Nets a Blatche (l’eroe delle Filippine ai Mondiali, naturalizzato in 4 minuti in consolato a NY), che era, si scoprì giorni dopo, in condizioni fisiche pietose causate da comportamenti non da atleta. Blatche tornò “active” in un tempo abbastanza breve, alimentando rumors di ogni tipo su quale potesse essere la causa delle sue condizioni non ottimali. Su Larry Sanders non ci sono al momento ipotesi da fare al riguardo, ma molti ricordano la già certificata passione del giocatore per il THC, oltre che per le risse da bar. Quale che sia la ragione, Sanders è “out indefinetely”, e nel conto bisogna mettere il tempo del recupero psico-fisico ma anche quello per rientrare nelle grazie di Jason. Problemi di roster corto, con Pachulia centro (14+12, il più old school della NBA non tradisce mai) e un tentativo di quintetto per la pf O’Bryant The Third (13 minuti, 0-0-2…esperimento fallito direi), inoltre partita-no del WonderKid dalla Grecia (6-3-4, ma anche 4 stoppate): a sfiorare la W ci pensano, oltre al vecchio Zaza, il suo cambio Henson (14+10), il solito Knight (20-2-7 con 4 recuperi) e un discreto OJ Mayo (11pti). Milwaukee ha resistito fino alla fine, e singolare che nell’ultimo quarto il primo dei sorpassi Pacers sia venuto da una tripla di tabella non dichiarata di Sloan. Per Indiana discreti segni di vita da Hibbert (18+7) e partitona di CJ Miles (22+4 con 6/9 da 3). Sembra essersi viceversa placata la furia di Rodney Stuckey, che per un periodo ha fatto praticamente tutto nei Pacers, e nemmeno si vede più Chris Copeland, uno dei migliori nell’inizio di stagione, quando Indiana aveva quasi tutti gli uomini principali del roster in infermeria.

TALKING STICK RESORT, PHOENIX: PHILADELPHIA 76ERS 96 – PHOENIX SUNS 112
All’intervallo Phila era sopra di 2, poi si è canonicamente squagliata al ritmo offensivo dei Suns, che stanno proseguendo la loro apparentemente voluta evoluzione in squadra “tutti esterni”, con i due centri del roster, Plumlee e Len, a totalizzare stanotte 40 minuti combinati sul parquet, nemmeno un’intera gara. Caporimbalzista dei Suns Goran Dragic, con 10. Assist-man Bledsoe, con 8. Leading scorers Gerald Green e il gemello Markieff con 21, per un’apertura sul mondo del basket senza ruoli e senza omoni. In ogni caso si tratta di un esperimento interessante. Philadelphia ha il meglio dalla panchina, con Sims (16-5, con 6/7 al tiro…non è la prima volta che ha buone cifre offensive, ma gioca centro, e 5 rimbalzi son davvero pochini..) e Wroten (28-2-3).

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE C.: ATLANTA HAWKS 98 – UTAH JAZZ 92
SORPASSO! Gli Hawks sono primi nella Eastern Conference avendo lo stesso numero di W ma una L in meno dei Raptors: hanno approfittato del fatto che i rettili abbiano incontrato (e perso) le prime due dell’Ovest, mentre loro si stanno facendo un viaggetto nei bassifondi della Western. Gara sempre in controllo per Atlanta anche se non brillantissima, con Teague che si è distinto in modo particolare (26-4-8, 3 recuperi e nessuna persa), ma tutti hanno dato il loro apporto: Millsap ha “guarito” il 2/11 al tiro con 10/10 ai liberi e 11 rimbalzi, Korver silente da 3 ma 8 rimbalzi, Carroll stessa cosa ma lo stesso 10+7. La solidità degli Hawks è davvero vicina a diventare una garanzia, grazie anche al gran lavoro svolto in due anni da Budenholzer: scuola Pop, ricordiamocelo. I Jazz in casa non mollano mai, e non hanno giocato una brutta gara, insufficienti però il 37% al tiro e il -8 nel differenziale tra recuperi e perse. Un inizio anno terribile al capitolo infortuni per Utah, che dopo aver perso per la stagione Alec Burks, ha perso dopo 5 minuti anche Cristopher che lo aveva sostituito nel quintetto di partenza: dislocazione della rotula. Infine Kanter ha qualche problema, ma al massimo perderà un partita, dopo aver scritto 11+6 stanotte nei 22 minuti in cui è rimasto in campo. Incoraggiante prova del cangurino Exum (13-2-2) e disastrosa per Burke (2/19 con 0/11 da 3..), privo del suo gemello Burks e anche del quasi gemello Hood.

ORACLE ARENA, OAKLAND: TORONTO RAPTORS 105 – GS WARRIORS 126
Il punteggio finale direbbe MASSACRO, ma così non è stato: golden State ha dilagato nella seconda metà dell’ultimo periodo, ed è stata una grande aprtita. Best of a confronto tra Eastern e Western Conference, e sarà il caso di ricordare sempre che Toronto gioca e giocherà senza il suo uomo migliore, DeRozan, sul cui tabellino in injured list continua a comparire “out indefinitely”, una dicitura che assomiglia sempre più a “out for the season”. Nel primo tempo GS opera due parziali di 12 e 14 punti rispettivamente, ma viene sempre rintuzzata dai Raptors, che all’inizio hanno un grande Greyvis Vasquez: il venezuelano di Caracas finirà co 5 triple su 9 tentate e 25-5-7. Il meno 5 a metà è un segno inquietante per gli Warriors, che infatti ritornano aul parquet assatanati, e in poco meno di 5 minuti arrivano a +24. Toronto si aggrappa alle tre guardie: Lowry-Vasquez-Williams ricuciono fino a un -13 a fine terzo quarto che suona ancora come speranza. Il terzo periodo vede, tra le altre cose, 2 falli di Stephen Curry (32-5-12 e una insolita schiacciata in semi-traffico) su triple insaccate da Vasquez e Lowry (22-5-8): il differenziale dei due giochi dovrebbe essere +8 Raptors, invece è +5, perché entrambi falliscono il libero aggiuntivo e sulla prima occasione Lowry si prende un tecnico, che verrà realizzato da Klay Thompson (20-2-2, 3 stoppate e 2 recuperi). Proprio il figlio di Mychal sta diventando il giocatore ideale e perfetto: segna come una macchina, difende come un mastino, e di certo è uno degli artefici principali dell’atmosfera che si respira alla Oracle Arena, molto calda nel tifo (per i canoni USA) e intimamente convinta di poter arrivare fino in fondo quest’anno. Tornando a Toronto, forse i ragazzi di Casey iniziano ad essere stanchi, perchè non è semplice guidare la Conference (ora non più: sorpasso Hawks) senza il proprio giocatore migliore, con un Valanciunas ultimamente inesistente che sta vanificando l’apporto dalla panchina di Lou Williams: Sweet Lou è il leader NBA tra i panchinari per Plus/Minus..con lui in campo i Raptors sono globalmente +190. Il Lituano, al contrario, è in piena fase involutiva in questo viaggio ad Ovest contro le forti della Conference, viaggio che doveva suonare come un esame di maturità: contro Portland 30 minuti, ma panchinato per eccessivi disastri nei 4’ finali e nel supplementare; contro GS 11’ e panchina fissa da metà primo quarto in poi, fino a che c’è stata partita. Impossibile non parlare della straordinaria gara (e stagione) di Draymond Green: 16-11-13 per quella che è la vera figura nuova nella Lega, e l’ago che bilancia lo spregiudicato stile di gioco di Steve Kerr. C’è anche il progresso di Justin Holiday, fratello maggiore e considerevolmente più scarso di JRue dei Pelicans, ma della famiglia Holiday parleremo alla prossima occasione buona.

STAPLES CENTER, LA: MEMPHIS GRIZZLIES 109 – LA LAKERS 106
Due minuti alla fine, Lakers sotto di 2, palla in mano: c’è bisogno di aggiungere “a Kobe”? Bryant (15-9-8) sbaglia il jumper, Memphis segna. Nella replica, Kobe devolve i compiti alla squadra, che trova Ed Davis (migliore di stagione per lui, anche se sarà l’eroe negativo: 20+8) e Memphis trova il canestro con un 1 vs 1 da uomo-con-Anelli-nelle-dita di Tayshaun Prince (12+4, ma canestri e azioni cruciali). Il punteggio è 106-102 Grizzlies. Memphis devia, rimessa Lakers, Kobe incita J-Lin (20-3-5, ma non certo uno dei preferiti di Kobe) a spicciarsi a rimettere il pallone in campo, lo prende ovviamente lui, e segna una tripla difficile. 106 – 105, ci sono pochi decimi di differenziale tra i secondi della gara e quelli dell’orologio per l’attacco dei Grizziles: apparentemente Byron Scott non chiama il fallo, ma forse sì, in ogni caso J-lin guarda Conley palleggiare fino a che Kobe, che urlava FOUL! FOUL!, non manda a quel paese tutti, blitza il buon Mike in stile NFL, appoggia il fallo (12 secondi alla fine) e si scatena contro il compagno da Shangai. Conley segna solo uno dei liberi, rimbalzo…chi lo prende? Kobe, che attira la difesa, scarica su Ed Davis che viene falleggiato da Prince: buon fallo, perchè nonostante il 5/6 fino a quel momento in serata, Ed in stagione ha il 49%, ai liberi. Buon fallo anche perchè si tratta di fallo duro ma normale, mentre nella medesima azione subito dopo sul povero Davis (con maschera protettiva) era arrivata una bracciata terminale proprio sul naso da Tony Allen. Gli arbitri chiamano l’ormai famigerato replay da Seacacus, New Jersey, dove confluiscono e vengono redistribuite ai grigi tutte le immagini e le angolazioni possibili per l’instant-replay. La decisione non impossibile per un flagrant foul darebbe ai Lakers i due liberi ma anche la palla. Mancano 2sec8dec. Responso: fallo normale. Ed Davis mette un solo libero e la tripla finale di Kobe non è basket ma solo speranza.