Tre supplementari, due a New York e uno a Detroit, nella  NBA di stanotte. Parleremo anche dei Campioni, di nefandezze in serie, di un coach con indole da bullo e del mistero della ennesima sparizione di Kawhi.

 

Gli overtime hanno coinvolto 4 squadre che sommavano, al momento della palla a due, ben 24 sconfitte: non esattamente gare di cartello.

Un supplementare per la W stagionale numero 4 di Miami, che interrompe la serie di 3 KO in fila. Quel che è preoccupante per gli Heat è che il calendario è stato loro estremamente favorevole: non sono mai ancora andati ad Ovest, la sola squadra davvero di alta classifica incontrata sono stati i Blazers (peraltro battuti) e il conto totale delle sconfitte per le 8 formazioni affrontate è ben 42. E’ anche vero che non sono mai scesi in campo James Johnson e Dion Waiters (ernia e piede), due probabili starters. Stanotte mancava anche Hassan Whiteside, ma giocare senza centri è più un sollievo che un problema per coach Spoelstra. 6 in doppia cifra, capitanati da Josh Richardson (27-8-4) e D-Wade per una volta tira bene dal campo (18 con 8/15 ma 43% in stagione); Detroit è quasi opposta a Miami, avendo negli omoni il punto di forza: emersi anche stanotte (Blake 24-15-7 e Bimbone 25-24-3), e prima gran gara stagionale per Langston Galloway, ex NY, la guardia che ama i rimbalzi più dei tiri, uno dei nostri mirtilli scovato nel 2016 (21-9-4 con 2 rec). Al MSG, terra del doppio OT tra Knicks e Bulls, Chicago aveva guidato per la maggior parte del tempo, ma mai per più (e brevemente) di 10 punti. Il numero finale dei regolamentari è 102: i Bulls avevano 5 pti di vantaggio ma vi sono rimasti inchiodati per 145 secs. Zach LaVine (career high, 41-4-4 con 3 rec e 2 stoppate, ma 8 perse) ha segnato tutti i punti da 91 a 102, ma ha anche sbagliato 4 delle ultime 5 azioni dei Tori (3 errori al tiro e una persa); i Knicks rimontavano e avevano la chance dell’ultimo tiro: errore della rising star Trier (21 con un brutto 5/15 al tiro, accumulato quasi tutto nel primo half) e tap-in corto di Hezonja. Primo OT tragico, segnato dal record mondiale per quantità+stupidità di palle perse: passaggi agli spettatori, righe pestate, palloni lasciati uscire pensando l’ultimo tocco fosse avversario. Finito a 108 con la penosa saga dell’ultimo tiro che non era mai l’ultimo: prima i Knicks con Trier stoppato in tandem da Holiday+Gemello Robin e  pallone buttato sulla rimessa seguente; poi i Bulls, con poco meno di 3 secs, rimetttono per LaVine il quale pesta l’ennesima riga; infine tripla di tabella da metà campo di Kanter, nonostante esito e tiratore in pratica l’esecuzione migliore della comica. Secondo supplementare Trier vs LaVine (5 a 7) fino all’errore di Zach che generava il lay-up di Mudiay per il 115 pari; era però il ragazzo scappato infante dall’inferno del secondo conflitto della Rep. Democratica del Congo a commettere il fallo decisivo: Zach dalla lunetta segna il primo per la W e sbaglia il secondo per divorare i decimi rimasti. LaVine, per quanti errori abbia commesso, ha in ogni caso messo dentro 19 degli ultimi 25 pti dei BullsCoach Fizdale, che adora il bully-coaching, pare già aver defenestrato Trey Burke: fuori dal quintetto e solo 24 mins per quella che tra la fine della scorsa e l’inizio di questa stagione era stata la pg titolare dei Knicks.

Dopo alcuni momenti non edificanti passiamo ai Campioni. Ospitavano i Grizzlies di Marc fratello di Pau e Mike figlio di Mike, nocchieri di una muta di guardie in cui si incastona una pf gioiello: Jaren figlio di Jaren (15-6-2 con 5 stoppate), quarta scelta all’ultimo Draft e margini di miglioramento infiniti (è il secondo giocatore più giovane della NBA). GS senza Iggy e Livingston (polpaccio e piede) e nel corso della gara (l’intero secondo half) ha perso per un problema plantare Draymond Green. Infortuni, risentimenti, piccoli fastidi: i Campioni non sono immuni da problemi di infermeria ed è logico affrontino alcune gare con circospezione, come accaduto stanotte. Hanno lasciato spazio per due quarti e mezzo ai Grizzlies, per poi rimontare il poco vantaggio acquisito da MEM e dilagare con un parziale di 33-10 da metà terzo periodo, quando coach Bickerstaff, finito sotto di 6 sul 71-65, ha chiamato il primo di due ravvicinati, inutili TO. La novità già evidenziata degli Warriors si conferma Alfonzo McKinnie: sta tirando in stagione col 57.7 % dal campo (30/52) e il 60% da 3 (12/20); stanotte 14 con 6/9 dal campo (2/3 da 3). Del trio di Stelle ha brillato soprattutto Klay (27-2-3), che era in campo a sostenere la squadra nei momenti più duri quando la panchina di Memphis aveva il sopravvento su quella di GS: 32 a 14 prima del tracollo. Approfittando delle assenze di GS, dei problemi di falli dei lunghi californiani (4-4-5 per Bell-Looney-Jones) e di uno Steph non concentratissimo (3/11 da 2 e 5 perse) Memphis ha giocato al meglio delle proprie possibilità in quasi tutti gli uomini, ottenendo dati parziali eccellenti fino al momento del decollo degli Warriors: per esempio 20 canestri assistiti su 24. Oltre al pino, da segnalare la strana gara di Gasol: solo 2/2 dal campo e 4/4 dalla linea, con 10 rebs e 9 ass, non si sa se apprezzare la sagacia o gridare allo sciopero bianco, di certo se Marc si dedica a questo tipo di prestazioni Conley deve fare più che 9 pti, 5 ass e 8 tiri dal campo (ma è fisicamente non presentabile: rimediabile o per sempre segnato dagli infortuni?).

Piccoli focus per parlare di altre 3 gare. Kyrie Irving quest’anno ha deciso che gioca solo da una parte del campo, quella dove può tirare (31 con 13/17): dopo aver lasciato segnare sull’ultima azione Oladipo per la W di Indiana la scorsa notte, stanotte ha lasciato tirare per tutta la gara Jamal Murray (48-5-4 con 5/11 da 3 e soprattutto 14/19 da 2), regalando la sconfitta ai suoi Celtics in quel di Denver; nei Celtics, primi passi atleticamente impressionanti (anche se il basket è un’altra cosa in una visione tutto-tondo) per Robert Williams. I Pelicans non vincono più, con o senza Davis: partiti 4-0 hanno incamerato la L 6 in fila. Di esse, 3 sono arrivate col Monociglio assente, 3 col Monociglio in campo ma capace di nulla meglio del 36% al tiro (18/50 totale, 1/7 da 3); avendo il più recente infortunio interessato il gomito della mano di tiro possiamo ipotizzare che il fastidio non sia del tutto sistemato. Quarta gara su 11, seconda consecutiva e dovrebbe esserci anche la terza, saltata da Kawhi. La salute è la cosa più misteriosa del misterioso giocatore, ma i Raptors vincono bene anche senza di lui: 17 per Lowry e 17 per il suo principesco back-up VanVleet, e ventello corsaro rifilato a Utah che invece è in crisi (4 L in fila). Le due pg dei Raptors combinano anche per 18 ass su 6 perse (3 a 1 la ratio) e un complessivo +39 di plus/minus.

Infine fast-forward sulle restanti partite: Rockets corsari a Indianapolis con 28 di Harden; Cavaliers piegati dalla rimonta dei Magic nel quarto periodo ad Orlando (Gordon 23-9-3); punteggio equilibrato ma Clippers avanti tutto il secondo tempo per battere i T’Wolves in ClipperTown (22+10 di Tobias Harris, 22-3-5 del Gallo, 13+7 con 6/7 al tiro per Montrezl Harrell); nei T’Wolves dello spogliatoio allo sbando, alla fine, tra tanti presunti leaders, D-Rose ha deciso che The Man è lui: 20 tiri stanotte, 7 più di KAT e di Butler.