12 gare nella NBA stanotte, e le Regine cadono e ricadono.

I Celtics continuano a perdere, ad essere la squadra con più gare perse da un componente del quintetto, continuano ad essere la squadra in cui più componenti del quintetto base hanno dovuto saltare partite per infortunio. L’AllStar Break arriva a proposito per Boston, sconfitta 129-119 in casa da ClipperTown che ha avuto una prestazione mostruosa (30-13-3 con 4 rec e 8/9 ai liberi…avete letto bene sì) da DeAndre Jordan, giocatore che come ricorderete avevamo ipotizzato Boston dovesse inseguire prima della trade dead-line. Con la L di stanotte son 3 in fila e 5 nelle ultime 10. Bene il Gallo (20+9) e per Boston oltre a Kyrie (33-1-8) salviamo Gemello Marcus (13-11-3). Ora i Clippers sono noni ad Ovest con mezza partita di svantaggio dal posto 8.

Passando rapidamente sulla W di Indiana vs Brooklyn (108-103, Oladipo 25), di Toronto su Chicago (122-98, 20 per il Subcomandante Lowry), di Charlotte sui Magic (104-102, Howard gara dell’ex con 22+13), Detroit su Atlanta (104-98, Ish 22-4-9) e sul vantaggio di 27 pti dilapidato dai Knicks al MSG per finire sconfitti da Washington (118-113, Beal 36, Satoransky 11 ass), arriviamo all’importante e faticato successo di Phila su Miami, diretta concorrente per i PO: 102-104 con tripla doppia (18-12-10) del RagazzoNatoVecchio, Ben Simmons, che per sapienza da senatore dei canestri ricorda davvero Benjamin Button, il personaggio che nasce vecchio e muore neonato creato nel 1922 da Francis Scott Fitzgerald e portato al cinema dalla regia di David Fincher. In questa W Marco Belinelli, all’esordio coi Sixers, è stato sontuoso: 28 mins e 17 punti da 7/12 al tiro (3/5 da 3). Ora i Sixers sono settimi ad Est.

Andando verso Ovest ci fermiamo a Nola, W 139-117 dei Pelicans vs i Lakers col Monociglio a 42-15-3 con 3 rec e 2 stoppate, e doppia espulsione subito nel primo periodo per motivi di corna Rondo-Thomas: rissa tra pg innamorate della stessa donna biancoverde che vive sul fiume Mystic. I Rockets in casa vs i Kings vincono solo in cifra singola (100-91, Harden 28-9-9 e Bogdanovic 20-4-5 con 2 rec) ma basta per il primato dell’Ovest; i Thunder portano a compimento la scorreria a Memphis (121-114, RW 23-13-15), ma ancora una volta perdono il secondo tempo (61-48).

Ultime 2 gare: la prima è la undicesima vittoria in fila per gli Utah Jazz (107-97 vs PHO, Mitchell 24), creatura di coach Quin Snyder. I Jazz sono formazione ad alto tasso di Europeità, con 2 componenti fondamentali dello starting5 in arrivo dal Vecchio Continente: o per nascita (Rudy Gobert, in stagione 12+10 e 2.3 stoppate), o per adozione da parte della Catalogna (Joe Ingles è un giocatore australiano solo di nome: in stagione 11-4-4 e quasi il 46% da 3 su oltre 320 tiri); anche lo stile di gioco è europeo, tipicamente Eurolega: i Jazz sono gli Heat della Western Conference, ed entrambe le franchigie possono cambiare tutti i giocatori ma non crediamo cambierebbero mai i coaches.

 

Arriviamo al clou, la visita di GS al Moda Center di Portland. Anche qui due allenatori sopraffini: Kerr e Stotts. Curiosamente in Oregon si incontrano il giocatore e il coach più sottovalutati dell’Associazione. Il giocatore, Damian Lillard, arrivava a questa partita avendo scritto 50 e 39 nelle ultime 2. Faccio la somma delle ultime 3 dopo stanotte: 133; a voi la sottrazione per scoprire quanti ne ha imbucati agli Warriors, aggiungendo 3 r, 8 ass, 2 rec. Dame, sottovalutato altrove, in Oregon è una divinità, e potrebbe anche essere citato per abuso di posizione dominante, come capitato a Microsoft. Apprezzato rapper, trova suonati i suoi pezzi durante gli stacchi delle cheerleaders, così che tutto nell’arena, dai palleggi alla colonna sonora, risuona di lui. Dopo la L (123-117), con la quale han perso il primo posto ad Ovest, Steve Kerr, che le sta provando tutte per tenere alta la concentrazione dei suoi giocatori, compreso farli allenare al posto suo vs Phoenix (geniale, altra frontiera infranta dalla franchigia della Baia), ha commentato: abbiamo iniziato in anticipo l’AllStar Break. La dichiarazione vuole tenere lontano dai riflettori, però, anche un paio di problemi reali di GS, materializzatisi dall’inizio del 2018: difesa e % di tiro. Curry (17-4-6, 2 falli in attacco) per esempio dall’inizio di Gennaio sta tirando da 3 col 41.5%, il dato peggiore in carriera se si esclude quello finale dello scorso anno: 41.1. Accanto alla partitona di Lillard si è giocata quella di KD. Punti? 50, ma anche 7 r, 6 ass, 2 stoppate. Durant è stato ovviamente il perno della rimonta di GS, che era finita a -20 nel primo quarto e -19 nel secondo. Sempre capaci, gli Warriors, di riavvicinarsi nei finali di quarto: da 38-18 han chiuso il primo 40-27; da 59-40 sono andati al riposo 63-51; da 90-82 in meno di 60 secs sono riusciti a finire il terzo 92-87, e ad operare l’aggancio a 99. Lì, è tornato Lillard, che ha segnato 9 in meno di 7 mins, attivando anche un ottimo Nurkic (17-13-3) e lasciando, nelle pause del proprio dominio, che CJ McCollum (29+5) salisse sul palcoscenico. La lotta tra i coaches ha avuto come principale campo di battaglia l’utilizzo di Dray-G e Nurkic, con Stotts molto bravo ad adeguare l’assenza/presenza del centro slavo a seconda dei danni che Green (16-12-7, 2 rec, 4 stoppate, nessuna persa) stava producendo in quel delicato mis-match. Molto elevato il rendimento della DeathSquad di GS, il quintetto all Defense (Klay-Livingston-Iggy-Dray-West), che era quello capace di rimontare nei finali. Gli ultimi 3 mins di gara, con gli starting5 in campo per entrambe le formazioni, si son chiusi 9-9, perché appunto i maggiori problemi di GS stanno nella difesa dei titolari, al momento.