Prima delle partite della notte, quelle della precedente che hanno stravolto l’equilibratissima classifica della Eastern Conference. Nella notte del 16 Marzo gli Hawks battevano i Pistons di misura, rubando il terzo posto ai Celtics strapazzati da RW e KD in grande spolvero, per una volta aiutati da un decente apporto della panchina. Sconfitti anche i Bulls, per mano di Washington che si porta ora ad una gara e mezza proprio da Chicago e dal sognato ottavo posto. Al vertice Cleveland batteva dei Mavericks sempre più in caduta, mentre Charlotte confermava il buon momento in casa contro Orlando. Con Atlanta terza e mezza partita di vantaggio, ad est col record di 39-29 ci sono ora Celtics, Heat ed Hornets. Ad Ovest invece i lupacchiotti espugnavano la Grind House, nonostante una quasi tripla doppia di Lance il pazzo Stephenson. A clippertown festeggiavano la vittoria contro una Barba più solitaria che mai, mentre the Brow vinceva il derby degli esclusi contro DMC ed i suoi Kingd. Last but not least, Golden State continuava a vincere, dandone 40 ai Knicks.

Passiamo ora alle ultime gare.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS. TORONO RAPTORS 101 – INDIANA PACERS 94

Ennesima partita sul filo di lana per I Raptors, che hanno bisogno del supplementare per evitare un’altra vittoria ad Est dei Pacers. Indiana ottima nello stare al passo fino alla fine, ma i canadesi sembravano doverla vincere già da prima, nell’overtime infatti i padroni di casa non reggeranno più. Finisce il quarto periodo in parità a quota 85, col tiro della vittoria di DeRozan che non sfiora nemmeno il ferro. Quando conta di più i tiri del californiano entreranno, insieme a quelli del subcomandante Lowry che farà da solo un 4-0 di parziale letale. I Raptors sono sulla strada per la migliore stagione della storia del basket canadese, ma un record di franchigia arriva stanotte: i 25 rimbalzi di Bismack Biyombo, contro Indiana ma non solo, un leone col quale non vorresti mai condividere il pitturato. 18 per uno di George di nome Paul ed Hill di nome George, che però tirano i remi in barca nei minuti decisivi. 28 per parte invece per subcomandante e cecchino accompagnati dai 16 del già citato leone.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. WASHINGTON WIZARDS 99 – PHILADELPHIA 76ERS 94

Se hai appena battuto Chicago e stai cercando di arrampicarti sulla playoff picture, un giro a Phila è quello che ci vuole. John Wall segna la sua quarta tripla doppia stagionale (16-13-14) e gli Wizards la controllano senza troppi problemi. Soltanto fino all’inizio del quarto periodo, quando probabilmente lasciano andare l’acceleratore troppo presto e rischiano la rimonta dei Sixers, fortunati i maghi che per far vincere Phila quest’anno ci vuole molto di più. 16 con 13 rimbalzi per Gortat che concede comunque un 14-16 a Nerlens Noel. 18 di Marcus Thornton e 20 con 7 portate di Ish Smith tra i degni di nota.

AMERICAN AIRLINES ARENA, MIAMI. CHARLOTTE HORNETS 109 – MIAMI HEAT 106

Da una rimonta che non funziona ad una che va a segno, gli Hornets, sotto anche di 15, sbancano a Miami. Dalla pausa per l’All Star Game gli Charlotte Hornets hanno il miglior record dopo Golden State e San Antonio, non esattamente quello che ci si aspettava. Tra primo e secondo quarto Miami sembrava doverla sfangare senza troppi problemi, salvo poi addormentarsi e lasciare il campo agli Hornets, trascinati dal solito Kemba e da una partita d’altri tempi di Big Al Jefferson (21-10). Il tentativo degli Heat di rientrare nell’ultimo periodo si identifica perfettamente con la tripla del pareggio di Wade, si stampa sul ferro. 21 per Kemba e 19 di Batum per i vincitori, 22-9 di Deng e 18 di Richardson per gli sconfitti con solo 3 uomini in panchina.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. DENVER NUGGETS 98 – ATLANTA HAWKS 116

Capolavoro di coach Budenholzer contro I Nuggets, che al momento sono poca cosa, ma nel back-to-back tra Pistons e Hawks il sistema di texana invenzione sembra essere rivenuto fuori. Per i falconi vanno in 8 in doppia cifra e la palla gira che è un piacere, le triple ricominciano ad entrare ed il controllo della gara non si perde mai. 16-11 di Millsap, 16 e 8 assit di Teague e 21-7-4 di Tim figlio di Tim Hardaway che parte in quintetto per l’assenza di Bazemore. Per Denver 17 di Augustin e 15 di Harris che visto l’andazzo tirano un po’ tutto quello che trovano.

UNITED CENTER, CHICAGO. BROOKLYN NETS 102 – CHICAGO BULLS 118

Bulls in back-to-back, dopo aver ceduto ai Wizards, anche a loro fà comodo la visita degli ultimi della classe. Trascinati da un Butler parzialmente ritrovato, i Bulls difendono quel mezzo punticino rimastogli per la permanenza nel seeding. Chicago avanti di 18 all’intervallo e pochissime chance per i Nets, che provano però a rientrare nel terzo, trovando anche un +13 di parziale sulle rotazioni dilaniate di coach Donovan. Brooklyn verrà ricacciata indietro nell’ultimo dalle bombe di Douggy McBucket, che torna a meritare il soprannome dei tempi di Creighton. Torna in campo D-Rose e segna 12 punti, ci ritroviamo per l’ennesima volta a piangere delle innumerevoli sventure dell’MVP del 2011, che prima dell’ultima botta si stava anche riavvicinando all’essere dominante… One step forward and two steps back. Non bastano i 26 di Bogdanovic, galvanizzato dalle ultime prestazioni, ai Nets. Per i Bulls 22 di Jimmy Butler e 25 di McDermott, che tira col 50% dal campo e fà 5/8 nelle triple.

BMO HARRIS BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. MEMPHIS GRIZZLIES 86 – MILWAUKEE BUCKS 96

Back-to-back anche per Memphis, che riesce ad imporre il proprio ritmo ai Bucks, ma senza le colonne portanti non può resistere a pterodattilo e compagni. Giannis torna ad essere schierato da ala piccola ma come al solito copre tutti i ruoli esistenti (15-6-11 è una delle peggiori stats delle ultime uscite del greco). I Grizzlies guidati da Lance il pazzo (19) e dalla faccia brutta di Matt Barnes (20) sembrano poter portare qualcosa a casa, ma perdono le energie verso il finale e finiscono per perdere anche le speranze. Economico Greg Monroe che tira 6 volte per metterne 5, segnando 14 punti e tirando giù 10 palloni.

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. PORTLAND TRAIL BLAZERS 110 – SAN ANTONIO SPURS 118

Perdere a San Antonio, dove ha perso chiunque, non delegittima nulla, perdere così ancora meno. Gli Spurs volano stranamente più in attacco che in difesa, arrivando a segnarne 39 nel terzo periodo. I Blazers però riescono a far vacillare qualche certezza durante l’atto finale, nel quale Lillard e CJ, gli splash brothers meno quotati, mettono tutto ciò che possono e si riavvicinano, costringendo Pop a rimettere in campo Kawhi per evitare brutte sorprese. A dominare per gli Spurs è Tony Parker,che forse sentendo la sfida con Lillard prende gesso e bacchetta per spiegarci ancora qualcosa (18 e 16 assist per il franco-belga). 22 per parte per Leonard ed Aldridge accompagnati da 17 di ossigeno di Mills. 23 di Dame e 26 di McCollum per Portland, corredati da poco altro contro la difesa degli Spurs.

VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. PHOENIX SUNS 69 – UTAH JAZZ 103

Raccontare come una squadra, che definire NBA è generoso ultimamente, sia riuscita a fare un punteggio da intervallo in 48 minuti, risulta parecchio difficile. Dando un occhiata agli highlights della gara ci si rende presto conto di come le giocate dei Jazz siano da All Star Game, non tanto per lo spettacolo quanto per l’intensità con cui si confrontano. Alex Len a parte (10-12), nessuno tra i Suns difende davvero, così come nessuno ha un’idea di cosa fare del pallone in attacco, il risultato sono 21 palle perse ed un turno di riposo per il quale ringraziano i mormoni. 17 di Lyles e 15-10 di Shelvin Mack per i Jazz, gli altri, come già detto, riposano. 17 con 16 tiri di Knight per Phoenix, che comprensibilmente non sapendo cosa fare tira.